Brigador – Recensione

L’estate e il suo caldo torrido ci fanno sicuramente passare la voglia di giocare ai giochi lunghi e pesanti, che spesso si abbinano meglio con il clima invernale e con le giornate brevi e frastagliate da temporali. Qualche volta, però, alcuni titoli ci fanno tirare sicuramente fino a tardi anche d’estate e se siete degli amanti di mecha e del genere cyberpunk allora Brigador è un titolo che sicuramente fa per voi.

Sviluppato da Stellar Jockeys, il titolo ci ha trascinati interamente in un mondo fatto di colori fluorescenti e dalle musiche elettroniche, ma narrandoci al contempo una storia molto avvincente tramite un audiolibro. Però non è tutto oro quel che luccica.

Che la distruzione abbia inizio

Brigador è un gioco realizzato con un budget davvero limitato e quindi per tale motivo non ci troveremo davanti a un mondo definito fino all’osso e immenso, ma non per questo è meno appassionante. Il titolo inizia dopo la caduta del grande Leader nella città di Solo Nobre (descritta nell’audiolibro Brigador, letto dall’attore e modello Ryan Cooper) e noi saremo chiamati a ristabilire l’ordine, eliminando gli ultimi rimasugli della vecchia dittatura. Chiaramente per farlo avremo bisogno di armi e di tante munizioni, che nel corso del gioco serviranno per radere al suolo qualsiasi cosa all’interno delle aree urbane.

La campagna di Brigador si suddivide in diverse missioni in cui dovremo annientare il nemico o abbattere alcune strutture di comunicazione e successivamente trovare una via d’uscita dalla zona prestabilita. In ogni missione avremo a disposizione diversi mecha con i quali giocare, ma dovremo sceglierne uno in base alle nostre necessità. La scelta va effettuata in base a molti parametri che caratterizzano ogni macchina e la rendono unica nel suo genere. Oltre alla campagna, potremo immergerci in delle partite su contratti in cui non seguiremo una linea narrativa, ma potremo fare delle missioni su contratto e vincere i soldi che useremo per migliorare i nostri veicoli.

Brigador

La tattica vince sempre

Trovarci davanti a un gioco isometrico che a prima vista sembra un stuck shooter ci fa venire la voglia di utilizzare il pad, ma sarebbe l’errore fatale per giocare a Brigador. Questo perché la traiettoria del colpo non è definita in modo automatico come accade con altri titoli, ma è variabile e il mouse risulta la scelta più comoda e intuitiva per decidere il bersaglio da colpire. Non bisogna sottovalutare il titolo come un classico shooter in cui vince chi spara di più. Ogni mech ha le sue caratteristiche uniche, migliorabili con i pezzi aggiuntivi e ciò rende la sua scelta molto importante prima della partita. Scegliere un “veicolo” non adatto alle nostre capacità o alla situazione potrà rivelarsi molto presto un fatale errore. Tra i veicoli potremo trovare i classici bipedi alla Metal Gear Rex, altri bipedi simili a delle tutte, i mecha volanti capaci di superare ostacoli terrestri e quelli sui cingoli, che si presentano come una forma evoluta di carri armati moderni.

Guidare un qualsiasi mecha comporterà anche tanto allenamento proprio per quanto riguarda la guida di questo, tutt’altro che facile e un piano strategico per certe missioni avanzate. Da segnalare la totale distruttibilità della mappa da gioco. Ogni edificio potrà essere raso al suolo a colpi di cannonate o laser. I nemici purtroppo non hanno un IA memorabile ed eccezion fatta per alcuni carri, l’unica cosa che faranno sarà quella di gettarsi a tutta forza su di noi.

Retro cyberpunk

Ogni titolo dall’ambientazione cyberpunk lo si riconosce tra le altre cose per un uso eccessivo di colori fluorescenti e Brigador non fa eccezione. Tutto è stato strutturato per sembrare uscito direttamente dagli anni 90, un po’ come quel Far Cry: Blood Dragon, facendoci assaporare ogni secondo nella città di Solo Nobre. Graficamente ci troviamo però davanti a un titolo che non gode sicuramente dell’essere uscito nel 2016 e che anzi, mostra ogni suo limite. I corridoi spesso saranno piuttosto vuoti e la città, costruita in modo schematico e piuttosto semplicistico. Nonostante questo, però, i nostalgici si troveranno a proprio agio all’interno di quel mondo.

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Al livello musicale ci troviamo davanti a un titolo capace di trasportarci dal primo all’ultimo brano in un mondo fatto di beat e tune che si susseguiranno dal tono più lento a quello più veloce e meno armonioso. Purtroppo non esiste nessuna presenza di doppiaggio, ma i dialoghi alla fine si riducono allo spiegare la missione. Altresì è da segnalare l’assenza di sottotitoli italiani.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Brigador ci ha trasportati in un mondo che ci ha appassionati fin dalle prime battute, pur non avendo una vera e propria trama, che viene descritta nell’audiolibro. Il gameplay complesso e macchinoso è perfetto per coloro che vogliono il massimo dai propri mecha, ma risulta essere un vero tallone d’Achille per i giocatori desiderosi di passare un po’ di tempo nel guidare la macchina distruttrice. Il livello grafico è sicuramente un po’ sottotono, ma si sposa benissimo con l’ambientazione del titolo, che trasuda gli anni 80 da tutti i pori.[/stextbox]

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.