Hitman – Episode 6: Hokkaido – Recensione

Altra location di lusso per l’agente 47; del resto, al sesto capitolo, abbiamo imparato almeno una cosa: il crimine non paga, se si ammazzano poveracci. Dopo l’ottimo episodio al sapor di Metal Gear nel Colorado, visiteremo un resort ad Hokkaido, dove i ricchi vanno a curarsi dai mali di una vita fin troppo agiata. Le cartelle cliniche confermano che Hitmansta bene; lo stesso non si può dire per chiunque si metta tra lui ed il suo contratto…

Un vero livello finale

Hokkaido è al tempo stesso un difficile esame finale, ed il paradiso di ogni giocatore appassionato di giochi stealth. Armati solo di pantofole e vestaglia, ci verrà richiesto di assassinare una pericolosa avvocatessa della Yakuza, ed un paziente che proprio in quelle ore, sta subendo un complicatissimo trapianto di cuore, il tutto in una struttura tanto bella quanto blindata, zeppa di sicurezza, telecamere, guardie del corpo e persino un gruppo di assassini mascherati noti come “Gli 8 Folli” (sic!).

Mai come ora, il level design ci chiederà di entrare nel meccanismo della struttura, capirne i punti deboli, e scorrervi attraverso, senza lasciare tracce. Persino l’IA, vero punto debole della serie, vuoi per il suo posizionamento, vuoi per la sovrabbondanza di agenti ostili che non vi lasceranno mai respiro, funziona perfettamente in tutto l’episodio. Le opportunità, pur non essendo tantissime, sono quasi tutte abbastanza complesse ed originali, senza contare le folli sfide peculiari proposte, una su tutte, quella in cui dovremo trasformare il gioco in un di remake di Kill Bill!

Sangue nella neve

L’ambientazione di Hokkaido è spettacolare. La grafica esalta il bellissimo panorama innevato, ma è soprattutto la mappa e l’organizzazione della stessa che ci lascia più sbalorditi. Seppur piccola, la mappa sembra “viva”, e ogni PNG ha il suo posto, e si muove in modo credibile. Fa quasi specie scuotere l’ecosistema dell’ospedale per raggiungere i nostri scopi; vedere poi gli ospiti della struttura fissare lo schermo del cellulare ignorando l’incantevole giardino Shinto innevato in cui si trovano, fa davvero venire voglia di ammazzarli.

Se da una parte il gameplay mostra i muscoli, la trama compensa al negativo questa eccellenza. Dopo gli spiragli dei due episodi precedenti, la storia si chiude nuovamente a riccio, lasciandoci ancora una volta con un finale sospeso in attesa della seconda, ma non ultima, stagione. Hokkaido è solo tecnicamente un “finale di stagione” visto che non chiude nessun cerchio. Peccato.

Col senno del poi, non è stata una buona idea. Trasformare Hitman in un telefilm videoludico, diviso in episodi e stagioni, come già successo con The Walking Dead, dividendolo in episodi e stagioni non ha sortito effetti positivi. La cadenza episodica ci costringe a continui stacchi e re-run, portandoci si ad apprezzare di più le molte varianti ai modus operandi dell’assassino pelato, ma anche ad esasperare i difetti degli episodi più deboli. Tuttavia, anche sotto questo punto di vista, Hokkaido eccelle.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Basta dare un’occhiata alle sfide proposte per farci tornare la voglia di ripartire e fare almeno un tentativo. Hokkaido è un finale che supera di parecchio tutte le aspettative, tranne quelle relative alla trama.

Lasciando da parte le nostre opinioni sulle scelte commerciali che hanno portato alla frammentazione de gioco, questa prima stagione di Hitman è stata un successo. Tutti i dubbi che abbiamo avuto giocando gli episodi peggiori, Marrakech su tutti, sono stati disciolti dalle sortite in Italia, nel Colorado, e soprattutto in Giappone, con un grande finale.[/stextbox]

Sull'autore

Michele “Azzie"

Ho la straordinaria capacità di inventare cose che già esistono e di dire cose incredibili che diventano ovvietà pochi anni dopo. Inoltre mi piacciono i videogiochi, motivo principale per cui scrivo qui.