The Inner World (PS4) – Recensione

In un periodo in cui i punta e clicca non godono dell’enorme successo del passato, pubblicare The Inner World sembrava un azzardo. Grazie a una storia avvincente e degli enigmi ben realizzati, però, il gioco divenne un piccolo cult da giocare su computer e ogni dispositivo mobile. Con l’uscita del secondo capitolo anche su console (e con l’aumento dei giochi di questo genere in generale su console), la software house tedesca Studio Fizbin ha deciso di farci assaggiare il primo capitolo anche su PlayStation 4. In passato abbiamo completato il gioco PC sia sul dispositivo Android e quindi nella nostra recensione vogliamo darvi un parere generale di quel che quest’avventura ha da offrirci e di quello che non riesce a darci.

Il mondo di Asposia

Come molti sapranno, la storia di The Inner World è semplice solo all’apparenza. Le tematiche non sono solo contemporanee, ma anche abbastanza dark, ma nonostante questo il gioco potrà essere apprezzato anche dai più piccoli. La storia vedrà il nostro protagonista Robert seguire un piccione che ha rubato un pendaglio molto importante per Conroy. Quest’ultimo è un monaco del vento molto dittatoriale che ha cresciuto il giovane Robert. Scivolando per il tubo il protagonista finisce per arrivare in una città del pianeta Asposia. La particolarità di questo mondo è che si trova all’interno della crosta del pianeta stesso. Non potremo quindi vedere il sole o le stelle, ma sentiremo il vento. Proprio il vento gioca un ruolo vitale per la sopravvivenza di Asposia.

Ci è sembrata un po’ una delle teorie di Stephen Hawking, quella di un pianeta che vive all’interno di un altro pianeta, ma nella fantascienza è un espediente usato talvolta (ad esempio nel romanzo Il Guerriero del Tramonto di Eriv Van Lustbader). In città Robert finisce per conoscere una ragazza di nome Laura, ricercata in città. Tra i due scatta l’amicizia e viene evidenziata la loro differenza caratteriale. Laura è una ragazza decisa e schietta, mentre Robert e timido e impacciato, anche se potremo anche definirlo “sciocco”. Nel corso della storia vedremo infatti la maturazione del protagonista, che diventerà man mano sempre più adulto e con delle decisioni sempre più grandi da prendere in un lasso di tempo breve.

The Inner World

Si punta e si clicca, ah… no

La tipologia di gioco dei punta e clicca è nata su PC ed è lì che trova il suo massimo splendore, inutile girarci intorno. Nonostante questo, molte avventure grafiche sono riuscite nel duro tentativo di farci abituare al pad. Ovviamente non tutti i tentativi sono andati a buon fine, ma nella maggior parte dei casi sì. Con The Inner World purtroppo non abbiamo sentito un grande feeling con il nostro Dualshock 4. Giocando su PC o su Android il tutto è molto semplice e intuitivo. Non dobbiamo nemmeno pensare a come fare qualcosa perché è come se questi due dispositivi fossero realizzati appositamente per il punta e clicca. Sta volta abbiamo però dovuto far fronte a un sistema macchinoso come pochi.

Muoversi sarà la cosa più semplice e intuitiva, ma cliccare per scegliere gli oggetti da prendere o controllare oppure parlare con le persone sarà un vero incubo. Questo perché non ci sarà la scelta libera con una sorta di mouse e non verrà indicata sempre la cosa che ci interessa. Anzi, quasi sempre verrà evidenziata proprio la cosa che non ci interessa. Capendo questa cosa, gli sviluppatori hanno creato anche la possibilità di scegliere un oggetto tramite la pressione dei dorsali. In questo modo si andrà ad andare dal primo all’ultimo oggetto con il quale possiamo avere un’interazione. Peccato che anche in questo modo il gameplay continuerà a essere parecchio macchinoso e difficile. Gli enigmi del gioco in se sono adatti a tutti, anche se andando avanti questi si faranno sempre più complessi e richiederanno un maggiore quantitativo di tempo per essere completati.

L’armonia

Per quanto riguarda il lato artistico, The Inner World su PlayStation 4 è proprio la fedele trasposizione del gioco che abbiamo amato in precedenza. Lo stile grafico ricalca tantissimo il fumetto un po’ astratto e cosi anche i personaggi, fantasiosi e colorati. I personaggi non hanno le sembianze umane, ma ciò non ci complica nel fraternizzare con loro. Allo stesso modo gli ambienti del gioco sono contorti e a tratti irregolari danno un senso del fantasy un po’ cyberpunk, anche se ovviamente non è questo il genere. Altro punto a favore dell’opera (sempre, in tutte le versioni) è la sua colonna sonora. Il doppiaggio in lingua inglese è sempre piacevole da sentire e rappresenta al meglio le personalità dei personaggi. Avremo preferito forse una scelta caratteriale più marcata verso la fine, ma anche cosi è davvero splendido. Allo stesso modo è da ricordare la colonna sonora, leggera e mai invadente, darà quel punto in più per poter entrare in contatto con Robert, Laura e con il pianeta Asposia.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Con l’arrivo su console, The Inner World, ha perso sicuramente qualcosa. L’immediatezza che avevamo su PC e Android è andata completamente persa a favore della macchinosità incredibile. Tralasciando questo punto però, ci troviamo di nuovo su Asposia con Robert e la storia ci darà nuovamente dei punti forti sui quali riflettere, ma al contempo ci divertirà. Si tratta di un titolo che ogni appassionato del genere “punta e clicca” dovrebbe provare, sopratutto in vista del secondo capitolo.[/stextbox]

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.