Frostpunk 2 – Recensione (PS5)

Frostpunk 2
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Il primo Frostpunk è stato un titolo di culto, capace di fondere city builder, survival e storytelling morale in un’unica esperienza intensa e spietata. Con Frostpunk 2, 11 Bit Studios ha deciso di non limitarsi a ripetere la formula, ma di ampliarla con nuove meccaniche, un’ambientazione narrativa più matura e una scala gestionale molto più vasta. Il risultato è un gioco che conserva l’anima del predecessore, ma che la espande in direzioni più complesse e politiche, mettendo il giocatore davanti a responsabilità che vanno oltre la mera sopravvivenza quotidiana.

La storia si colloca circa trent’anni dopo la fine del primo capitolo. New London, la città sorta intorno al grande generatore, non è più soltanto un rifugio dal gelo eterno: è diventata una società strutturata, con istituzioni, fazioni politiche e nuovi equilibri di potere. Il freddo resta onnipresente, ma ora non è l’unico nemico. La minaccia più pericolosa arriva dall’interno: lotte ideologiche, contrasti tra gruppi sociali e il rischio che ogni decisione possa scatenare rivolte o minare la stabilità della comunità.

Frostpunk 2

In questo senso Frostpunk 2 non parla più di come resistere a una catastrofe naturale, ma di come governare una civiltà fragile, dove ogni compromesso rischia di spezzare l’unità collettiva.

Se il primo Frostpunk era costruito attorno alla gestione dettagliata di edifici e singoli cittadini, il secondo capitolo sposta la prospettiva verso una dimensione più ampia. Non si tratta più di decidere dove costruire una segheria o quante persone destinare alla miniera, ma di amministrare interi distretti urbani, ognuno con caratteristiche e necessità proprie. Questo cambiamento restituisce al giocatore la sensazione di essere non un sindaco, ma un vero leader politico, costretto a pensare in grande e a lungo termine.

La novità principale riguarda il sistema delle fazioni politiche. Ogni decisione legislativa deve passare attraverso un consiglio cittadino, e non sempre sarà possibile accontentare tutti. Alcune fazioni puntano sulla fede religiosa, altre sul progresso tecnologico, altre ancora sull’uguaglianza sociale. Dare troppo potere a una di esse significa alienarsi il sostegno delle altre, con conseguenze che vanno dalle proteste fino al collasso dell’intero sistema. Questa dinamica aggiunge un livello narrativo e strategico enorme, trasformando ogni legge non in un bonus da sbloccare, ma in una scelta morale e politica dal peso devastante.

Un altro passo avanti è l’esplorazione avanzata. Le spedizioni non servono più soltanto a raccogliere risorse, ma possono condurre alla fondazione di nuovi insediamenti. Questi, però, non sono autonomi: vanno sostenuti, collegati e riforniti. La gestione della città diventa così una rete complessa, in cui ogni nodo deve essere bilanciato per non rischiare di implodere.

Frostpunk 2

Dal punto di vista artistico, Frostpunk 2 rimane fedele al suo stile cupo e retro-futuristico. I paesaggi ghiacciati sono ancora più vasti e dettagliati, con distese innevate che trasmettono la sensazione di isolamento assoluto e strutture che sembrano resistere a fatica a un mondo ormai ostile. Gli interni degli edifici e le nuove sequenze animate dei volti contribuiscono a dare un peso umano alle decisioni, rendendo palpabile la sofferenza della popolazione.

Su PS5 il titolo si comporta bene, offrendo diverse modalità grafiche che permettono di scegliere tra dettaglio visivo e fluidità. La modalità performance garantisce un’esperienza più stabile, con 60 fps che rendono più piacevole la gestione dei menu e lo scorrere della città, mentre la modalità fedeltà privilegia i dettagli degli ambienti e l’illuminazione dinamica, che restituisce atmosfere davvero suggestive. Qualche rallentamento sporadico si avverte durante le fasi più concitate, soprattutto quando la città diventa enorme e pullula di distretti, ma si tratta di episodi che non intaccano l’esperienza complessiva. L’adattamento ai controlli con pad è funzionale, anche se non immediato: serve un po’ di pratica per navigare agilmente tra i menu più complessi.

Il vero punto di forza di Frostpunk 2 è la sua capacità di ampliare gli orizzonti del primo capitolo senza tradirne lo spirito. L’introduzione delle fazioni politiche rende ogni scelta più pesante e realistica, mentre la gestione a distretti conferisce un senso di scala e grandiosità inedito. L’atmosfera resta unica: cupa, opprimente e allo stesso tempo affascinante, capace di catturare il giocatore non solo per la sfida gestionale, ma anche per la tensione morale che accompagna ogni decisione.

Non mancano però le ombre. Alcuni sistemi risultano meno intuitivi del dovuto, soprattutto per chi arriva da zero nella serie. La gestione degli insediamenti multipli può diventare farraginosa, con una complessità che a volte rischia di trasformarsi in dispersività più che in profondità. Inoltre, sebbene l’adattamento su PS5 sia solido, i menu e i comandi con controller non raggiungono la stessa precisione della versione PC, che resta quella di riferimento per i giocatori più esigenti.

Frostpunk 2

Frostpunk 2 è un seguito che osa e riesce. Non si limita a replicare ciò che funzionava, ma porta la serie in una nuova direzione, più politica, più ampia e più umana. Su PS5 si presenta come un titolo ambizioso e solido, con qualche imperfezione tecnica e gestionale, ma capace di regalare un’esperienza intensa, drammatica e memorabile.
È un gioco che non si limita a chiederti di sopravvivere: ti costringe a decidere che tipo di società vuoi costruire, e a convivere con il peso delle tue scelte.

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