Wonder Boy: The Dragon's Trap – Recensione

La questione dei remake e reboot è uno degli argomenti più accesi dell’epoca current gen. C’è chi apprezza questo genere di azioni da parte delle software house e chi invece si infervorisce al sol pensiero. Nonostante questo, è indubbio che alcuni titoli grazie ai remake trovano una nuova linfa vitale, basti pensare ai primi due Monkey Island o Day of the Tentacle oppure ancora al Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy. A questi si aggiunge però anche un piccolo gioiello del 1989, Wonder Boy III the Dragon’s Trap, che attualmente è stato completamente rifatto per Playstation 4, Xbox One e PC grazie ai ragazzi di DotEmu e Lizardcube. Fin dal suo primo annuncio, il gioco ha suscitato un certo interesse in noi per la sua realizzazione cosi cartoonesca e moderna, lasciando inalterato in toto il gameplay.

Ritornare umani

Iniziare Wonder Boy: The Dragon’s Trap senza tenere bene a mente la storia di Wonder Boy in Monster Land potrebbe spiazzare leggermente. Come nel titolo originale, ci ritroveremo a percorrere lo stesso corridoio di Monster Land che ci porterà poi a lottare contro il Mech Dragon. Un inizio leggermente diverso rispetto al finale di Monster Land, ma identico all’originale Dragon’s Trap. Con la sconfitta del drago il nostro impavido protagonista si trasformerà in un piccolo drago verde. Qui inizierà la vera e propri a avventura del nostro protagonista. Il quartier generale dell’intera partita sarà un villaggio che ci porterà in svariati luoghi dove il nostro obbiettivo sarà quello di sconfiggere il drago di turno e passare alla prossima trasformazione, fino ad arrivare alla nostra forma umana.

L’avventura in sé non dura tantissimo però, ed è possibile completare in 6 ore circa la prima volta e in 1 e mezzo con una fast run. La realizzazione del remake è stata fatta in modo paro paro rispetto all’opera originale, ma chiaramente con uno stile grafico totalmente nuovo e cosi anche il comparto musicale. E a questo punto bisogna dire che in questi casi si tratta per davvero di una nuova vita, dando la possibilità anche alle nuove generazioni di giocare a qualcosa di storico, ma invecchiato in modo estremamente ottimale.

Sentirsi vecchi

Con Wonder Boy: The Dragon’s Trap ci siamo immersi totalmente nel retrogaming. Inutile dire che essendo un gioco del 1989, si tratta di uno scrigno di ricordi per i giocatori degli anni 80 e anche per quelli dei primi anni 90. Per questo motivo gli sviluppatori non si sono limitati nel abbellire un gioco che funzionava già di suo, ma di rifarlo totalmente. Il comparto grafico che ne è uscito fuori sbalordisce per la sua semplici, i colori sgargianti e la fedeltà rispetto al gioco originale. I livelli sono sempre quelli e cosi anche i nemici, ma laddove vi era uno sfondo nero, adesso c’è un veliero dei pirati con una polena di bell’aspetto (la statua che si attaccava alla prua della nave). I personaggi hanno quell’aria da fumetto che indissolubilmente ci strappa un sorriso.

A tratti sembra quasi di vedere un cartone fatto dagli autori di Avatar – La Leggenda di Aang. Premendo il tasto R2 però si tornerà nuovamente alla grafica retrò, mentre con R3 alla musica dell’epoca. In questo modo è possibile giocare sia al remake che al gioco originale, accontentando i giocatori giovani e i retrogamer. La colonna sonora che accompagna per tutto il corso dell’avventura non risulta mai noiosa o pedante. La musica in sottofondo è rilassante e a trattai adrenalinica, in base alla parte che stiamo affrontando all’interno del gioco. Allo stesso modo tutti i rumori ambientali danno sempre l’idea di trovarsi all’interno di un cartone muto.

Wonder Boy

Platform GDR

Alcuni titoli invecchiano male, questo è risaputo. Altri invece sembrano moderni nonostante i 27 anni dalla loro creazione. Senza alcun ombra di dubbio con questo gioco ci siamo trovato davanti a qualcosa di estremamente retro, ma allo stesso tempo molto moderno. Come nella versione originale, il gioco mantiene la sua base platform, fusa a quella del gioco di ruolo. Questo dualismo permette di giocare ogni livello come se fosse un semplice gioco a piattaforme, ma allo stesso momento ci permette di scegliere quale arma usare in base al danno, la difesa e le caratteristiche speciali. Nel 2017 questo mix è parecchio invitante e non risulta essere mai noioso o macchinoso. Man mano che l’avventura proseguirà e noi guadagneremo più monete d’oro, ci verrà data la possibilità di acquistare delle armature e armi più possenti.

Anche le trasformazioni che il nostro protagonista subirà non sono solo degli abbellimenti estetici fini a se stessi. Ogni animale o mostro ci darà dei poteri unici, che serviranno per proseguire verso il boss successivo. Una vera e propria chicca per i vecchi fan invece è la parte dei codici. Come per il gioco originale, anche questo remake ha dei codici, visibili grazie alla chiesa nel villaggio. Salvando il codice è possibile inserirlo nella versione per SEGA Master System e viceversa. In questo modo si avrà un gioco cross-save anche tra le diverse generazioni.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Grazie a Wonder Boy: The Dragon’s Trap siamo tornati indietro di 27 anni nel modo più bello, perfetto sia per i giocatori moderni sia per i retrogamers. Una storia semplicissima sarà il motivo di un viaggio tra i pericoli più grandi del mondo alla ricerca di un modo per tornare umani. Lo stile grafico è stato rifatto totalmente ex novo, mentre il gameplay è rimasto quello di una volta, dimostrando cosi la lungimiranza degli sviluppatori originali.[/stextbox]

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.