Alla Ricerca di Dory Pixar

Alla Ricerca di Dory (2016) – Recensione

Genere: Animazione, Avventura, Commedia, Family
Regia: Andrew Stanton
Durata: 105 minuti
Produzione: Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures
Distribuzione: Walt Disney Pictures
Uscita: 15 settembre 2016

Capita spesso di essere sottoposti a dissezione di un sequel di un film per analizzare minuziosamente se è un passo avanti o un passo indietro, se rappresenta un segno della crisi delle idee o l’esatto opposto, o se contamina l’entusiasmo degli appassionati. Nel caso di Pixar, non immune all’eventualità di questo modus operandi, quasi tutti i suoi sequel si prospettavano essere nientemeno che positivi o addirittura migliori dei predecessori. E, per di più, riuscivano a combinare non solo un’ambiente familiare con una trama ben impostata, altresì, permetteva di esplorare temi morali completamente diversi e interessanti.

Dal tema dell’abbandono e la tendenza degli adulti a cristallizzare la fantasia e l’immaginazione dei bambini in Toy Story 2, alle conseguenze di una crisi dei rapporti e l’abbandono in Toy Story 3, passando al duraturo rapporto tra genitore e figlio e la difficile integrazione sociale in Alla Ricerca di Nemo – trascurando la parentesi di Cars 2: Pixar è riuscita ad affermarsi di nuovo con Alla Ricerca di Dory. Scoprite il perché nelle prossime righe a venire.

Alla ricerca dei genitori

Diretto da Andrew Stanton (A Bug’s Life, Alla Ricerca di Nemo e WALL-E), in Alla Ricerca di Dory la smemorata pesciolina azzurra Dory vive sulla barriera corallina insieme a Nemo e Marlin. Quando improvvisamente rimembra di avere una famiglia, ella partirà attraverso l’oceano con i suoi amici per riuscire a trovare i suoi genitori. Ci riuscirà nell’impresa?

Il film riagguanta fin da subito l’idea sull’affronto dell’handicap, già formulata in Alla Ricerca di Nemo il cui protagonista aveva una pinna sottodimensionata che non gli permetteva di nuotare bene. Nel medesimo tempo, la pesciolina soffre di una perdita della memoria a breve termine: un problema debilitante che pertanto riesce a sviluppare meccanismi di adattamento.

Raffinando questo messaggio, sia Andrew Stanton che il suo braccio destro Angus MacLane sono riusciti a esaltare gli illustri canoni di Pixar: sì, grazie a un’avventura in rapido movimento ricco di inseguimenti e momenti e gag esilaranti con i suoi personaggi vivaci e colorati. In tal contesto, molti di quest’ultimi assumono un ruolo preponderante all’interno del film. A partire dal polpo dai sette tentacoli chiamato Hank, il beluga noto come Balley e la balena Destiny, sino alle foche sulle scioglie e all’eccentrico e stravagante uccello di nome Becky: tutti si configureranno essere una sorta di precursore per il conseguimento della missione della pesciolina azzurra.

Alla Ricerca di Dory è una celebrazione degli elementi pregnanti del campo cognitivo. Essa sostiene che, con un pizzico di ingegno ed eufemismo, quelli che principalmente rischiano di causare eventuali danni agli altri, ne potrebbero discendere invece come un punto di forza.

È un film che non presenta nessuna forzatura, capace di mescolare insieme gli elementi chiave – quali tenerezza, emozione e umorismo – sotto un’unica egida, consolidato da una rifinitura visiva struggente e di prim’ordine, non dissimile da quella intravista ne Il Viaggio di Arlo, un discreto doppiaggio e una sfavillante colonna sonora a opera di Thomas Newman. Alla Ricerca di Dory è più di un intrattenimento visivo.

Sull'autore

Luigi Fulchini

Studente e uno dei fondatori di HavocPoint.it. Scrive di videogiochi.

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