Among the sleep: Il coraggio bambino di chi scende al piano di sotto

Una stanza buia, il cuore della notte.
L’occhio si apre con fatica, quasi nel timore di mettere a fuoco ciò che non verrebbe vedere.
L’assenza di luce viene attenuata solo dai pochi raggi di Luna che dalla finestra si introducono furtivi nella stanza, penetrando nelle tenebre senza mai sfondarle, dando un risalto malinconico a colori che vorrebbero brillare ma che riescono soltanto ad amalgamarsi con la notte.
Ci sarebbero delle scale da scendere. Perché un rumore proviene dal piano di sotto, e la casa d’improvviso da sicura che era sembra farsi minacciosa.
I rumori continuano, fiochi, sospesi, innaturali.
L’urgenza di sapere che succede ci consiglia di muoverci. Dovremmo prendere qualcosa per difenderci ed andare, senza troppi indugi.
Ma il cervello di un adulto è timoroso.
Quando percepisce un pericolo a cui non sa dare ne spiegazione, ne tantomeno un nome, butta via qualunque spavalda sicurezza a cui si è sempre aggrappato e se ne va in blocco. La razionalità tenta allora di prendere il sopravvento per rimettere in moto la macchina ma nel tentare di dare un senso a tutto quello che avverte finisce per crollare: nella mente allora iniziano a diffondersi incontenibili timori, paure ancestrali. E allora è davvero finita.
Ma ci sono menti che invece non se la danno virtualmente a gambe. Menti che riescono a evitare questo blocco perché col reale ancora ci hanno poco a che fare. E per quanto la loro debolezza corporea faccia avvertire con maggiore forza il pericolo, essendo già immerse in un mondo a metà tra il reale e l’istinto ancestrale riescono a non andarsene in blocco, procedendo, lentamente verso il piano di sotto.
Lentamente, sempre più lentamente.
A gattoni.
Perché per quanto se ne dica, non è roba da adulti. No.
Combattere la paura è roba, da bambini.

among the sleep

Questa breve introduzione pensiamo crei la giusta atmosfera per tornare a parlare di un titolo che, nonostante la datazione, merita ancora un certo tipo di attenzioni. Stiamo parlando di “Among the Sleep” titolo indie sviluppato dai nordici Krillbite Studio ormai nel lontano 2014, recentemente (e finalmente) migrato anche su home console, Playstation 4, e da pochi mesi anche su Xbox One.
Sarebbe quindi un vero peccato non sfruttare quest’occasione per rivivere una delle esperienze horror più originali su cui abbiamo potuto mettere le nostre mani da videogiocatori, riprovando i timori angosciosi rinchiusi in quella prima discesa al “piano di sotto” di un mondo deformato da una mente che, a gattoni, avanza tra le paure infinite dell’infanzia. Senza ulteriori indugi eccovi quindi la nostra esperienza Xbox One!

Il primo impatto con “Among the Sleep” lascia sicuramente in balia di più di qualche dubbio. Non è cosa comune infatti, per i videogiocatori moderni e non, il ritrovarsi su un seggiolone da una visuale in prima persona intenti a bere dal nostro biberon. Se non bastasse questo a completare il pacchetto straniamento ci penseranno i primi movimenti del personaggio a farci capire che il concetto di controllo della situazione non sarà sicuramente uno dei fattori su cui potremo basarci per il proseguo dell’avventura. Ed essendo abituati ad usare il pad per saltare sui tetti alla Mirror’s Edge, o brandire armi leggendarie, il distacco non si può dire che non si senta. Ma non potrebbe essere altrimenti d’altronde: controllare un bambino che ha da poco scoperto come stare su due gambe lo comporta necessariamente. Come comporta il suo grado limitatissimo di azioni effettuabili, limitate allo spostamento/lancio di pochi oggetti presenti nello scenario, o eventualmente un abbraccio di tanto in tanto al proprio orsacchiotto per sentirci un po’ più al sicuro, e vederci un po’ meglio nel proseguo della via. Le domande quindi sorgono sufficientemente in maniera spontanea, in un misto di sorpresa e ragionevole dubbio. Ce la farà un impianto così basilare a restituire una condizione di gioco comunque appagante? Reggerà per tutta la durata dell’avventura o perderà presto di mordente?
Beh, ci fa piacere da subito rassicurarvi che sì, l’impostazione naturalmente scarna regge che è una meraviglia. Ma lo capirete col proseguo di questo resoconto.

Preso confidenza col sistema di controllo e sciolta l’inziale rigidità Among the Sleep ci insegnerà che gli occhi di un bambino possono tramutare drasticamente lo scenario anche solamente spostando il punto di vista, senza bisogno di salti temporali o drastici interventi. Il mondo visto a due gambe o a gattoni è infatti estremamente diverso. Esplorando la stanza sarà facile imbattersi in oggetti apparentemente banali, ma che una volta caduti a terra, visti dal basso, si tramuteranno in oggetti grotteschi, dalle dimensioni distorte, parti di un mondo dalle leggi palesemente innaturali. Ed ebbene, una volta varcata la soglia non si torna più indietro. O perlomeno, si dovrà tentare in tutti i modi di farlo. Perché lo scopo del gioco è proprio questo. Una volta scesi al pianterreno nel cuore della notte, in cerca della nostra mamma apparentemente scomparsa, inizieremo la discesa in un mondo in cui incubo e realtà si fondono di continuo, in compagnia solamente del nostro orsetto, unico Virgilio di un inferno da cui non abbiamo alcun modo di difenderci. Solo la luce dell’abbraccio al nostro giocattolo (parlante) preferito ci sarà d’aiuto in questa lunga discesa.Ma ecco: muovendoci per la prima volta nel salone di casa, con tutti i rumori di contorno che improvvisamente per un secondo frantumano il silenzio inquietante della notte, ecco che quei dubbi avuti in partenza sono in un istante fugati, e tutti i pezzi si uniscono nel quadro in cui stiamo già viaggiando, e in cui il sentirsi così tremendamente impotenti, in un mondo costantemente distorto, crea l’esperienza da incubo che ci era stata promessa. Non è un incubo tutto salti e spaventi, quasi nessun effetto jump-scare vi attenderà dietro la porta di ogni camera, o ogni piccolo cunicolo in cui vi insinuerete. E’ un incubo più delicato, uscito dal grembo dell’infanzia per ricordarci quel mondo terribile, e al contempo magico, che tutti siamo stati più o meno “costretti” a visitare in quegli anni dalla mente ormai dimenticati; ma che sì, porta ancora delle tracce di quel mondo. Il mondo in cui quel soprammobile inquietante era capace di tenerci svegli intere notti e di farci piangere all’istante alla sola vista.

among the sleep

E’ questa la paura che Among the Sleep, con un lento incedere, ci chiede di affrontare, costringendoci a diventare un po’ meno grandi, per tirare fuori quel coraggio “da bambino” che in ogni persona riposa, perché ogni persona da quell’incubo ci è già passata.
E lo fa grazie ad una ricostruzione artistica deliziosa, dove si rievocano tutti i master piece delle location più inquietanti per antonomasia. Foreste nebbiose, corridoi appena illuminati, cantine in cui timidamente scendere e mostri dai quali scappare. Sì, perché pur nella costante sensazione di sospensione, ogni buon incubo non può prescindere dal suo mostro che lo governa; un mostro che, nonostante la sua poca presenza, spalmerà su ogni vostro piccolo passo quella sensazione di dover per forza fare in fretta. E quando la musica si innalzerà d’improvviso facendolo apparire, il nascondino sì, avrà finalmente inizio.

Se con questa descrizione speriamo di avervi trasmesso almeno parte dell’atmosfera gelidamente magica che Among the Sleep si porta con sé, non dovete però pensare che in solo questo si risolva l’esperienza di gioco. Perché se è vero da una parte che le fasi platform non sono di certo esaltanti, e anche quelle di hide and run scalfiscono appena la superfice del basilare, la narrazione, per quanto semplice, crea una sorta di piccola fiaba nera Del toriana di tutto conto, capace di creare un filone narrativo interessante perfino in grado di colpire il videogiocatore sul finale, svelando quello che dietro quel mostro si stava annidando.
E’ un gioco horror, horror nel vero senso della parola, in quanto la paura e la sensazione della propria impotenza non sono minimamente di contorno, ma è sicuramente adatto anche a chi solitamente non ha minimamente a che fare con questo genere in virtù di una componente di tensione psicologica che si amalgama molto bene alle meccaniche da avventura esplorativa che in fin dei conti Among the Sleep è.
Per spendere due parole sul comparto tecnico non vi aspettate invece nulla di particolarmente elaborato. I difetti dati dalla natura datata e prettamente indie del titolo ci sono tutti: compenetrazioni a volte assurde, texture che appaiono e scompaiono di improvviso, ritardi nei caricamenti e modelli poligonali non certo convincenti. Ma di contraltare le palette di colori accese e il comparto sonoro fatto di suoni ambientali inquietanti misti a nenie tristi vi farà presto dimenticare qualunque difetto vi possa far storcere per più volte il naso.

Detto questo, bisogna anche sottolineare che non è certamente un gioco che fa della varietà di situazioni la sua forza portante, ma tutto sommato per le 3 / 4 ore di gioco richieste il problema si avverte a malapena, forse acuito più dalla sua natura lenta e compassata che richiede al giocatore la pazienza riservata ad un certo tipo di titoli (Gone Home) e che non tutti possiedono.

among the sleep

 

Among the Sleep è sicuramente quindi un esperienza che consigliamo sinceramente. Forse in virtù di qualche sconto, vista la breve durata del gioco, potrebbe definirsi un acquisto obbligato, mentre al prezzo completo è consigliabile soprattutto a chi riesce a far tesoro delle esperienze brevi, ma intese, che riescono a lasciare qualcosa di più che un semplice spavento. E’ un viaggio più articolato, un ritorno nei meandri di un inconscio che più volte ci ha sovrastato, e che ora ben vivo nella mente ci ricorda quanta forza si celi dietro il coraggio di un bambino.

Sull'autore

Alessandro Tonoli

Grande appassionato di Videogiochi fin dalla più tenera età (si narra sia stato partorito in ritardo in quanto non avendo salvato, non poteva uscire) si diverte a scrivere per questo o quell'altro sito pur di dare un suo piccolo contributo alla diffusione del Videogioco come mezzo, non solo ludico, ma anche artistico ed emotivo.
Da buon Boxaro preferisce i boxer agli slip.

Instagram