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Chi mi conosce sa perfettamente che con la saga di Borderlands ho un rapporto davvero particolare. Sono un giocatore di vecchia data che in questo titolo ha trovato il suo vaso di Pandora, e ogni capitolo mi ha sempre regalato qualche piccola chicca. Non vi tedierò parlando della perfezione narrativa del secondo capitolo, che a mio avviso resta quello meglio riuscito e forse impareggiabile. Non voglio annoiarvi perché anche il nuovo Borderlands 4 ha parecchie carte da giocare e lo fa in maniera eccelsa.
Un nuovo pianeta, una nuova storia, alcune vecchie conoscenze, diverse novità e tutto su una struttura ben consolidata nel tempo. Forse il miglior modo per introdurre un nuovo capitolo senza snaturare quanto fatto in passato. Perché l’errore più grande, a mio avviso, è quello di aspettarsi un capitolo completamente diverso da ciò che una saga ormai ben strutturata rappresenta.

La storia stavolta si sposta sul pianeta Kairos, dove un temibile tiranno la fa da padrone. È lo stesso pianeta su cui aleggia la vecchia luna di Pandora vista in The Pre-Sequel, tra l’altro. E ovviamente noi, un Cacciatore della Cripta con la follia nel sangue e la segatura al posto del cervello, diventeremo la spina nel fianco dell’impero e andremo a distruggerne tutti i tasselli.
Tra i vari personaggi presenti nel gioco, la mia scelta è ricaduta sul buon Rafa: un folle dotato di due torrette automatiche attivabili come abilità speciale. Si tratta di un personaggio estremamente versatile e divertente, sia per il gameplay che per le sue frasi esilaranti e il desiderio costante di mettere a ferro e fuoco l’intero mondo nemico.
Interessante anche il modo in cui gli sceneggiatori hanno saputo descrivere alcune missioni. Parlare con una bomba inesplosa potrebbe sembrare insensato, è vero. Eppure, in quei frangenti emergono frasi e dialoghi capaci di toccare nel profondo il giocatore. Sono certo che, con un nome altisonante dietro, quei momenti avrebbero fatto gridare al “wow, masterpiece” molti giocatori, trovatisi davanti a una follia filosofica rara da vedere.
Da veterano, certo, mi sarebbe piaciuto rivedere più personaggi della vecchia guardia. Ma so anche che è giusto dare una spolverata alla formula e inserire aria fresca, che qui si respira chiaramente.

Kairos è infatti un pianeta ricco di vegetazione e, per certi versi, di una parvenza di normalità. Tralasciamo ovviamente mostri, psycho e l’organizzazione dell’impero: ci sono fattorie, piccole città e una resistenza ben radicata in diversi punti della mappa. È un mondo diverso da quelli visti in precedenza, e ciò potrebbe piacere o meno. Stavolta c’è un’unica grande mappa, non più macro-sezioni separate. Questo dona una sensazione di continuità, senza fastidiose interruzioni di caricamento tra un’area e l’altra.
Eppure, quello che più incuriosisce sono sempre le fondamenta del gioco: le armi.
Come da tradizione, anche Borderlands 4 offre un numero incredibile di bocche da fuoco, che supera qualsiasi aspettativa. Ai produttori già noti si aggiungono nuove aziende, e le armi vantano caratteristiche inedite mai viste prima. Un arsenale sconfinato, che esteticamente tende a ripetersi, ma che varia radicalmente nei parametri. Trovare le migliori permette di abbattere i nemici molto più velocemente. Questa varietà smisurata rende il gioco divertente, frenetico e mai noioso, anche quando l’intelligenza artificiale inciampa e costringe un nemico a restare fermo o a girare in tondo.
L’albero delle abilità si triplica in base alle esigenze, diventando più complesso e adattabile al nostro stile di gioco. Da una parte abbiamo la solidità di una build pensata su misura, dall’altra la possibilità di azzerare tutto e ripensarla da capo.
Tra le novità spicca il lazzo, un oggetto simile al rampino di Batman, utilizzabile solo in certi punti. Un’abilità che sfrutteremo spesso durante la partita e che introduce interessanti variazioni nei combattimenti. Accanto a questa c’è anche la possibilità di planare da un punto all’altro: una meccanica usata di frequente e capace di aggiungere dinamismo e tattica.

Il lazzo e la planata regalano ai combattimenti un’ottima verticalità, assente nei capitoli precedenti.
Sul lato tecnico c’è poco da dire, se non bene. Il cambio di ambientazione e la potenza delle console attuali hanno permesso agli sviluppatori di creare un mondo ricco e dettagliato, ma leggerissimo. Il gioco completo pesa poco più di trenta GB e su console gira a meraviglia. Non ho notato rallentamenti né bug gravi; su PC, invece, la situazione varia a seconda delle configurazioni.
I modelli poligonali sono ottimi, i dettagli abbondano e l’erba alta, il grano e i colori vivaci rendono il mondo di gioco un piacere visivo.
Il difetto principale, solito per gli open world, è che si tratta di un mondo bello ma vuoto. Ci sono tanti luoghi da esplorare, ma poca lore a sostenerli. Posti affascinanti, ma privi di una vera spiegazione, che avrebbero meritato più cura dagli sviluppatori.
Nonostante questo, Borderlands 4 è a mio avviso il miglior capitolo dopo il 2. Una trama avvincente, una narrazione che non molla mai il giocatore, una quantità enorme di attività, un mondo vastissimo e un arsenale senza fine. Un tripudio di elegante macello.










