La nuova generazione porta con se molti dubbi. L\’accoglienza esaltante riservata da parte del pubblico c\’è stata (anche grazie ad un lancio low budget che dovrebbe appunto far nascere qualche ragionevole perplessità), ma, nonostante questa, le domande che tutti si sono segretamente posti, permangono. Sarà una generazione lungimirante o la data di scadenza sembra farsi giorno dopo giorno sempre più evidente sul retro delle monolitiche nuove fiammanti console?
Tra questa domanda, e tutte le altre che vi girano intorno, ecco che però inaspettatamente salta fuori in maniera un po\’ timida un qualcosa che proprio lì nessuno cercava: una risposta. O perlomeno, una delle possibili risposte.
E se i dubbi che portano con loro le nuove console finiscono per essere la soluzione ad un dilemma, la ricerca della domanda che la genera sarà quantomeno curiosa. Ma la memoria fortunatamente non deve fare poi tanta strada per ricercarla, e quindi, eccocela semplicemente servita sul piatto.
Qual\’è questa domanda?
E\’ fatta di una sola parola.
A cosa è riferita?
Avete letto nei giorni scorsi questa notizia riguardante un possibile The Last of Us 2, no?
Bene…e allora non vi siete davvero domandati
.
…perchè?
Le risposte alla certo ingenua domanda non tardano ad arrivare. Per lo più, sicuramente legate alle sicurezze di ritorno economico che questo brand offre al valico di un futuro che si prospetta non troppo rilassato addirittura dal punto di vista del piazzamento hardware.
Sarebbe una scelta sorprendente quindi? No di certo. Mai come negli ultimi 8 anni abbiamo imparato che le leggi dell\’economia moderna, e l\’assunzione del rischio imprenditoriale che sta dietro al lancio di una nuova Ip, \’obbligano\’ lo sfornamento periodico di sequel-remake, e chi più ne ha più ne metta se ci mettiamo ad elencare spin-off e dlc vari. Trilogie certe, acclamate e confermate più volte come tali, hanno avuto un proseguimento che andava, e andrà, ben oltre la loro iniziale prospettiva di vita, ritrovandosi addirittura abbandonate dai loro stessi ideatori -sviluppatori, stanchi ed estenuati dal portare avanti questo processo opposto alla basilare logica che sta dietro a chi gode nel creare, e nel non vivere di sola rendita.
Ci mettiamo a sbraitare contro ogni saga che è proseguita ad oltranza quindi? No, assolutamente. Non viviamo nelle favole. Ci sono situazioni di compromesso che piacevolmente mandano avanti un\’industria venendo incontro alle esigenze di chi compra, e di chi lavora per far comprare. Ma qual\’è questo compromesso?
Si torna sempre lì, a un concetto di piatto.
Quando il piatto del prodotto è ormai abbastanza vuoto, si tenta di riempirlo, e nel farlo, magari si allunga anche un po\’ il brodino. Ok, niente di male. Il commercio gira, il prodotto vive comunque del suo contenuto,e, anche se diluito, rimane digeribile da chi magari la pancia non l\’aveva propriamente piena , o eventualmente da chi ci gode talmente tanto nell\’ingerirlo che una piacevole indigestione con relativa remissione non creerà altro che nuovo spazio per continuare il processo di ingerimento: un alimentazione videoludica di storico-romana derivazione, una goduria edonista a cui difficilmente porre fine.
Condizione di partenza unica, e sufficiente: il piatto va riempito come minimo di \’quel\’ prodotto che lo contraddistingueva. Percentuale minima o meno, non ce n\’è, l\’elemento di base, ci vuole per forza. Le condizioni di partenza \’fisiche\’ , passano per forza da qui.
Purtroppo, o per fortuna, la grandissima varietà di situazioni che questo mondo in costante evoluzione ci mostra, fa si che se ne creino anche di uniche, inscindibili da loro stesse. Non è sempre detto quindi che questo fantomatico prodotto, che tanto aveva reso ricco il nostro bel piattone, possa essere riprodotto- riproposto, ne sostituito per vie traverse al fine di ricrearne lo stesso sapore, senza sfociare ovviamente in quel che comunque è….altro. Un esempio banale: la saga di Halo, perchè è continuata? O, perlomeno, perchè lo ha permesso? La storia era chiaramente finita, non si necessitavano particolari risposte, tutto poteva terminare con un bel punto. Il brodino, in questo caso brodone, si è potuto allungare semplicemente perchè gli elementi nobili-forti della serie erano una storia fantascientifica degna con personaggi ormai entrati nell\’iconografia pop. Elementi quindi non difficilmente ricreabili o riproponibili, anche attraverso piccole trasformazioni di vario tipo, addirittura riguardanti un gameplay che precedentemente associava il brand solo ed esclusivamente al genere fps.
E via alla prosecuzione quindi! La domanda in questo caso diviene da Perchè? a…Perchè no?
Riuscita dell\’operazione o meno, il presupposto di partenza è perlomeno accettabile; ci si sederà al tavolo per assaggiare da quello stesso piatto un sapore congruo che andrà valutato.
O perlomeno, non si potrebbe fare senza snaturare l\’elemento cardine di partenza che tanto dava quel sapore particolare alla portata, e che ne era fondamentalmente la base esistenziale e contraddistintiva. Qual\’era questa cosa su cui fondare quindi questo The Last of Us 2?
Gameplay? Ambientazione? Realismo?
Nulla di tutto questo.
Seppur elementi influenti e portati al loro apice (qui potete vedere cosa ne pensiamo), questi sono solo aggettivi che contribuivano ad accrescere e modellare la forma dell\’opera, ma il sapore, l\’elemento di base era ben altro: un processo di crescita specifico, di due personaggi specifici, il percorso di un padre per superare il dolore della perdita di una figlia. Un processo avvenuto, compiuto alla perfezione e non,NON, allungabile in nessun modo. Si è arrivati al punto più definitivo possibile. Se si va oltre, se si continua a parlare delle loro evoluzioni, si parla già di un\’altra cosa. Se si ripropone con diversi personaggi si parla di un auto-plagio totale che avrebbe dell\’eccessivo; se si parla di un\’altra storia e la si tratta con la stessa maturità si va comunque fuori fuoco, e tanto varrebbe darle un altro titolo senza poggiare comodamente il sedere su di un nome al solo fine di sfruttarne un lontano concetto che poco avrebbe a che vedere con la nuova storia.
Sarebbe facile per altro farsi trarre in inganno dal finale, chiaramente aperto a livello di storyline, e quindi proseguibile in via teorica, soluzione facile e che renderebbe digeribile la cosa ai più. Sfortunatamente, quello, non era un punto minimamente contraddistintivo del titolo, anche se ne rivestiva una parte importante per la suacolorazione.
La narrazione del mondo, e del come andrà a finire dopo la scelta di Joel, era solo un aspetto subordinato al sapore principale del gioco che quindi finirebbe di per forza per cambiare con la prosecuzione di qualsivoglia aspetto. Il mondo stesso di TLOU non ha nulla di particolare in sé (nessuna originalità che non abbia un qualsiasi altro prodotto post apocalittico), e quindi svanisce anche l\’ipotesi di sfruttare il marchio per la sua forza ambientale , come avverrà per Mass Effect ad esempio; la componente votata ad una lettura molto seria e matura della storia non è neanche un aggettivo esportabile ad altre situazione definendolo iconico della serie; il brodo verrà per altro allungato dallo stesso dlc di prossima uscita \’Left Behind\’, scelta questa assolutamente comprensibile; e quindi, già partendo dai presupposti più fisici, nasce naturale la domanda \’che bisogno c\’è di creare un brand?\’ Che bisogno reale si cela dietro \’The Last of Us 2\’?
Ma non bastasse questo tipo di analisi il discorso si sposta direttamente, e in maniera comunque collegata, dal piano fisico, al piano filosofico del prodotto.
Quando i grandi perdono la testa molte volte sono proprio i piccoli a metterlo ancor più in risalto. Guardiamo il mondo indie: Journey ha avuto un seguito? Brothers? Risposta ->NO.
Che senso avrebbe? E non è che, i suddetti titoli, non avessero elementi, o opportunità, che ne avrebbero permesso una riproposizione, per quanto in una salsa diversa, comunque accettabile. Ma sono opere così particolari, così uniche, che nascono con un messaggio, chiaro, lampante, e riescono a dirlo nella maniera più omnicompernsiva possibile già al primo colpo. Sono la fiamma di un fiammifero che nasce e muore senza il dovere di propagarsi, bruciando se stessa e il mondo dove sboccia in un solo, grande, e unico esercizio. Sono assolute, perfette e senza altri scopi se non esistere in funzione di loro stesse, senza cercare altre applicazioni, o altri significati che le espandano.
E\’ proprio il presidente della SCE Worldwide Studios Yoshida a ricordarcelo in una recente intervista, stimolato proprio sul tema Journey:
\’La bellezza di questo gioco è proprio che non avrà un sequel. Non ci sarà un Journey 2.\’
Perche quindi ci dovrebbe essere un The Last of Us 2? Perchè non dare anche a TLOU la possibilità di godere di questo genere di bellezza così rara oggi, quella dell\’unicità?
Questo tipo di titoli, grazie ai loro meriti artistici, creano un vero e proprio quadrato nel quale introdursi risulta veramente molto pericoloso, controproducente (non economicamente certo) e soprattutto, fuorviante. La lezione che si dovrebbe imparare è che non tutto può, nè Deve, diventare un brand.
Anche se ha successo e porta facili ritorni.
TLOU, altro aspetto da non sottovalutare, commettendo questo errore, smentirebbe poi addirittura sé stesso nel messaggio importante che involontariamente portava con sé. Con coraggio, e con un ingente somma di denaro spesa certamente, ha dimostrato una cosa che ormai avevamo finito per dimenticare:
LE NUOVE IP – SI POSSONO LANCIARE!
O almeno, lo si può fare al patto di avere caratteristiche fondamentali come: la qualità. Le molte motivazioni economiche, a volte certo ragionevoli, che nel tempo ci sono state continuamente propinate e abbiamo finito sommessamente per accettare e digerire oltremodo, scompaiono di fronte ad un lavoro che, grazie solo a sé stesso, riesce a far trionfare nuovamente il merito di produzione.
Un messaggio incoraggiante, fondamentale per un intero ambiente in crisi di identità come non mai, ancor di più perchè nato in seno ad un periodo dove si vuol far passare a forza l\’anti-messaggio della perdità di potere della qualità con una relativa prona sottomissione ad un mercato esclusivamente autoreferenziale.
Allora perchè ora, codardamente, nascondersi dopo questa splendida nuova alba creativa dietro un sequel moralmente e fisicamente ingestibile? Perchè, da rimedio, passare a nuova fonte di propagazione di quel virus attivo che ormai permea troppe produzioni, a scapito della nascita di nuove ed originali possibilità creative?
Per ora sono solo rumor, i domini bloccati da Sony non sono altrettanta fonte di certezza, ma sicuramente guardare la copertina di TLOU, ora, genera oltre che una straordinaria sensazione di piacere , un tremendo timore per il futuro di quel piatto.