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C’è sempre quella voglia di rigiocare e riscoprire i titoli di uno dei miei team preferiti, ovvero Bend Studio (ex Eidetic). Dopo aver giocato e rigiocato più volte la loro storica serie di successo Syphon Filter per la quale, ammetto, nutro ancora un po’ di rancore visto che non hanno mai pensato a un remake o a un nuovo capitolo, ho deciso di tornare, dopo ben sei anni, nell’Oregon, in compagnia di Deacon St. John e della sua banda, con l’ultimo titolo pubblicato nel 2019: Days Gone.
Proprio questa mattina, in homepage abbiamo pubblicato la recensione della Remastered per PlayStation 5 curata da Mirko. Scopri cosa ne pensa!
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Di Days Gone se ne sono dette davvero di tutti i colori! Basta che due o tre persone, magari influenti, facciano un commento negativo, ed ecco che tutti gli altri seguono a ruota, senza nemmeno provare il gioco. Che siano persone del settore o semplici giocatori poco importa: l’importante è gettare fango su un titolo, come in questo caso. Non importa se poi, pad alla mano, il gioco diverte. No, meglio parlare tanto per… salvo poi, sei anni dopo, rispuntare fuori e dire: “Vogliamo Days Gone 2!”. Beh, cari miei, forse era meglio pensarci prima. Magari bisognava supportarlo al lancio, acquistandolo al Day One, invece di aspettare che arrivasse sul Plus.
Non a caso, proprio John Garvin, una delle figure chiave di Bend Studio (ormai ex, purtroppo, insieme al collega Jeff Ross), negli anni non ha mancato di esprimere frustrazione per il trattamento riservato al gioco. Che le sue uscite siano state giuste o sbagliate, in parte posso capirlo: è la frustrazione di un creatore che ha dato anima e corpo al progetto. Parliamo di un team che, fino a quel momento, aveva sempre sviluppato titoli lineari: affrontare per la prima volta un open world non è certo cosa da poco.
E poi, diciamolo chiaramente: non mi pare che i seguiti di Horizon Zero Dawn, God of War o Marvel’s Spider-Man 2 siano chissà quale salto evolutivo. Sembrano più che altro prodotti infarciti di contenuti per giustificare il prezzo pieno. Come se bastasse riempire il piatto per renderlo buono. Così possiamo dire: “Beh, almeno abbiamo speso bene i nostri 80 euro!”…
Personalmente, al momento non desidero un seguito di Days Gone, semplicemente perché mancano le persone chiave che hanno dato vita al primo capitolo. E poi, mi chiedo: come ha fatto Sony a pensare a una remastered per un gioco il cui sequel è stato bocciato? Mistero! Però, hey, abbiamo avuto Concord, tanti progetti multiplayer cancellati, e tutto il resto. Nella norma, no? Dire che Sony abbia deluso i fan in questa generazione è riduttivo.
Chiusa questa elegante (e sentita) critica al mondo videoludico odierno, torniamo nell’Oregon!
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Riscoprire Days Gone sei anni dopo è stata un’esperienza bellissima e divertente. Perché alla fine, questo deve fare un videogioco: divertire. Sembra una parola dimenticata, ormai. Oggi l’importante è che i giochi vadano a 1000 FPS, con una grafica ultra pompata. E se poi tutto il resto fa pena, chi se ne importa, giusto?
Questa seconda run me la sono davvero goduta. Ho affrontato il gioco con calma, dedicandomi alle missioni secondarie per il semplice piacere di farlo. Invece di correre verso la fine della storia, ho preferito un approccio più ragionato e tranquillo. Anche perché, andando dritti per dritti, ci si ritrova presto in difficoltà, tra risorse insufficienti e ostacoli impegnativi. La storia è ben scritta e ben caratterizzata. Certo, forse dura un po’ troppo e alcune missioni legate alla NERO le avrei gestite diversamente. Sono tutte simili: stealth, ascolti passivi e poco altro. Alla lunga stancano.
Giocando su PS5 la versione PS4, non ricordavo nemmeno la quantità di caricamenti presenti tra una scena e l’altra. Ma sia chiaro: non voglio dire che sia un capolavoro. Parola ormai abusata e svuotata di significato. Oggi un gioco deve essere o un capolavoro assoluto o un completo disastro. Mai una via di mezzo. Ma che fine ha fatto il semplice divertirsi, come si faceva vent’anni fa?
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Andare in giro con la moto all’inizio può sembrare ostico, e lo è: bisogna fare attenzione al carburante. Ma, avanzando nelle missioni, si può potenziare il mezzo a piacimento nei vari accampamenti. Le orde sono sempre spettacolari: mettono davvero ansia, e affrontarle senza un equipaggiamento adeguato è quasi impossibile.
Quello che hai appena letto voleva essere un commento a caldo su Days Gone, un titolo che, a sei anni dalla sua uscita, riesce ancora a divertirmi. Nonostante i suoi problemi, nonostante tutte le critiche ricevute, a me continua a piacere. Rimarrà sempre la delusione per un seguito mancato che, lo ribadisco, senza le persone chiave del primo capitolo, al momento non vorrei nemmeno.
È stato davvero bello tornare nell’Oregon, ritrovare vecchi compagni di banda, affrontare nuovamente quei pazzi assatanati e furiosi. Un’esperienza incredibile. E il finale… molto emozionante, davvero unico!
Cosa ci riserverà Bend Studio? Speriamo di scoprire presto buone nuove! Alla prossima!
