Autore: Emiliano Tanzillo (disegni), Gigi Simeoni (sceneggiatura), Angelo Stano (copertina)
Genere: Horror, Thriller
Editore: Bonelli Editore
Prezzo: 3.20€
La povertà è un problema e affligge l’umanità praticamente da sempre e purtroppo sappiamo tutti nel profondo che non potremo mai guarire da questa piaga. Qualcuno nel piccolo fa però delle buone azioni che non salvano il mondo, ma rendono comunque più piacevole e pacifica la nostra coesistenza. Dylan Dog dal canto suo, nonostante sia solo un fumetto fatto di carta e inchiostro, ha esplorato tantissimi campi validi anche nel mondo reale. Possiamo infondo avere una chiave di lettura più filosofica delle storie di Tiziano Sclavi. Questa volta però non ci sono molti modi per interpretare in quanto si parla come sempre di omicidi, ma anche di povertà e di crudeltà che talune persone possono covare dentro di se nei confronti dei più sfortunati. Passiamo quindi alla recensione di questo Dylan Dog 354 – Miseria e Crudeltà.
La classe debole – Miseria e Crudeltà
Miseria e Crudeltà è un racconto che ha come punto focale gli omicidi dei senzatetto, la classe debole del mondo industrializzato, che fa finta di non guardarla (se non lo guardi, non esiste). Proprio loro si trovano nel mirino di quacuno che con una crudeltà efferata si sbarazza in modo originale dei barboni che abitano a Londra. Il modus operandi dell’assassino rende gli omicidi molto elaborati e appariscenti e la paura per la propria vita cresce di giorni in giorno. Come se non bastasse, l’assassino è entrato nell’immaginario di tutti come un fantasma, capace di sparire e comparire in due luoghi diversi nello stesso istante. A questo punto due senzatetto contattano Dylan, che avendo a cura proprio le minoranze decide di risolvere il caso senza alcun compenso. Ovviamente lo farà con a fianco il sempre fidato e logorroico assistente, Groucho. Dalla parte della polizia invece, ci sarà il team di Rania che cercherà di risolvere il caso in modo più metodico e classico dello Scotland Yard.
Libri! L’unico crimine peggiore di bruciarli è non leggerli!
Dylan Dog si sa, è un investigatore e come tale cerca sempre un modo piuttosto logico per le proprie indagini e non è il solito a escludere la presenza degli esseri umani al posto dei mostri. Ricordiamoci infatti che il peggior mostro è proprio l’essere umano. In questo caso ci troviamo davanti a un giallo investigativo davvero interessante in quanto ci possiamo vedere delle metodiche piuttosto realistiche, con tanto di sicari alle dipendenze del male. Un mondo che infondo vediamo giornalmente grazie alla televisione e i giornali. La sceneggiatura di Gigi Simeoni riesce nell’intento di attrarci per tutto il corso della lettura con dei dialoghi maturi, ma non privi del classico umorismo di Groucho, che tra l’altro pronuncia la frase che da il titolo al paragrafo. Interessante è inoltre il piccolo omaggio dato al capolavoro scritto da Anthony Burgess e diretto successivamente da Stanley Kubrick nel 1971, Arancia Meccanica.
Emiliano Tanzillo si è occupato del disegno invece e si tratta di un lavoro che non delude nemmeno sotto questo aspetto. Le vignette che compongono le tavole hanno un alto contenuto di dettagli, nonostante a prima vista pare regnare un po’ di caos che fa somigliare il disegno a uno schizzo. Le inquadrature poste sempre in maniera giusta fanno il loro dovere, ma a sorprendere sono i primi piani. Grazie al solo chiaro scuro l’autore ha avuto le capacità di far parlare Dylan usando il solo sguardo e non è cosa da poco. Molto interessante è l’interpretazione dell’assassino, che viene dipinto una figura scura con un lungo cappotto. Si tratta di un che al livello grafico risplende in questa nuova rinascita di Dylan, quindi dal numero 337 (Spazio Profondo).
Anche questa volta ci siamo trovanti davanti a un buon fumetto che come sempre non delude le aspettative e non ci resta che aspettare il numero 355.