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Il reboot del titolo creato originariamente da People Can Fly, già conosciuto ai tempi per Gears of War Judgment e Bulletstorm, e riportato in auge da Anshar Studios sotto l’etichetta 3D Realms è un qualcosa d’interessante da trattare. Anche se il prodotto è estremamente dinamico, divertente e con un atmosfera del tutto interessante non riesce minimamente a donare le stesse sensazioni del prodotto originale, infatti si è deciso di passare da un titolo di stampo FPS Arena ad un altro che mantiene gli asset di combattimento e di movimento, ma che fa l’occhiolino a prodotti del calibro di Left 4 Dead e Back 4 Blood perdendo nel tragitto la sua anima più pura.
La sensazione che ho avuto nel corso delle ore di gioco è quello di rigiocare ad un titolo che, cerca solo di fare il verso ad un gioco che è riuscita a strappare tante serate e pomeriggi a migliaia di giocatori, ma scegliendo di evitare il segmento degli FPS Arena che è stato accantonato da molti giocatori per andare in contro a quelli che magari non lo conoscono. Se da un lato si difende bene con le meccaniche di gioco veloci e frenetiche, con la ricarica delle armi che non fa parte di questo universo perché la frenesia è alla base dell’esperienza in teoria, dall’altro fa un po’ rattristire per un titolo del genere che bisogna scegliere solo 2 armi per volta e i nemici sembrano ammassati peggio che in una discoteca, ma ne parleremmo con calma.
Una trama finta

La trama è solo un pretesto per il mondo di gioco che visiteremmo nel corso delle poche, a mio avviso, mappe da esplorare nel corso delle aree del gioco perché la figura di Azazel ha deciso di coinvogliare un gruppo di anime, nel tentativo di farli scontrare contro una quantità infinita di orde demoniache. Il pretesto? Non ci è dato saperlo, fornendo al giocatore una serie di scontri divertenti, e di mini enigmi che si trasformano in mini giochi senza un fine reale se non avvanzare e con un unico obiettivo, ovvero distruggere il maggior numero di antagonisti nel modo peggiore.
Essendo un titolo che basa l’esperienza nella modalità cooperativa fino ad un massimo di 3 elementi, nel caso si giochi in singolo giocatore gli altri membri del party vengono controllati dalla CPU, gli scontri delle partite ne fanno da padrone e l’idea che mi è passata per la testa è che la spettacolarità è più importante del divertimento. Infatti gli scontri caotici ricordano gli ultimi titoli targati iD Software, ossia dal reboot di Doom del 2016 in poi, dove i movimenti veloci e gli scontri a cardiopalma che durano qualche minuto in Doom mentre in Paintkiller durano di più, forse anche troppo a mio avviso.
Un aspetto positivo che almeno ci sono diverse tipologie di nemici, dalle anime dannate più facili da eliminare ad altri che possiamo definire dei mini-boss, sono più coracei e si farà più fatia ad eliminarli. Il che è divertente se si gioca con degli amici ma da soli, sul lungo andare in special modo, ho trovato l’eliminazione di una quantità smisurata di orde nemiche hanno fatto si che mi annoiassi durante le partite, anche perché gli enigmi ambientali sono tanti ma non si differenziano molto l’uno dall’altro. L’idea è quella di sbloccare un totem in gruppo, passare al caricare un portale con delle apposite cariche e non pensarci troppo oltre, rendendole ridondanti a più non posso.
L’area sicura
Prima di entrare nell’area infernale si farà tappa nel purgatorio del protagonista dove saranno presenti, alcune aree per la personalizzazione dell’equipaggiamento e la scelta di una delle quattro classi da utilizzare, con delle abilità da servirsi durante gli scontri in gioco come una maggiore quantità di munzioni, un miglioramento dell’energia vitale e via dicendo. La possibilità di poter cambiare le skin è interessane fino ai primi 5 minuti, cambiando le vestigia degli elementi ma che non forniscono nessun talento maggiore se non un qualcosa differente nel guardarli nella sezione dei personaggi.
La sezione delle armi sono interessanti in quanto è uno degli aspetti che maggiormente mi sono piaciuti di più, la possibilità di scegliere quali armi utilizzare fra quelle che saranno presenti all’interno dell’armeria. Il reboot ha mantenuto l’originalità delle armi di stampo fantasy, che non derivano dalla nostra realtà per fortuna come il lanciapaletti che riescono a penetrare le corazze dei nemici, il lanciamissili demoniaco capace di distruggere grossi gruppi di antagonisti e diminuire l’energia dei boss e molti altri con i loro pregi e difetti.
L’ultima sezione prima di decidere la modalità di gioco è quella dedicata alle carte, queste figure permettono di migliorare certi aspetti durante le fasi di shooting e di arena, potendo fornire al giocatore una maggiore velocità durante le fasi di movimento, una maggiore resistenza ma sopra tutto l’aspetto che più mi aggrada ossia il denaro. I soldi finti all’interno del gioco, da non confondere con quelli reali, li si ottengono durante le fasi d’arena e le si potranno spendere per le nuove armi e nuove carte, queste ultime potremmo portarcene due alla volta e completata la sezione di gioco dovremmo comprarne delle nuove.
Le poche sezioni di gameplay

A dirla tutta le sezioni di gioco le ho trovate adatte al titolo in quanto un po’ come nell’originale, il gioco evita di fornirti un glossario d’infomrazioni e ti lancia nella maschia con un buon sistema di gameplay, solido nella fase di gunplay e ottimo nel sistema di movimento che lo rende fluido e preciso. Le incursioni sono le missioni dedicate alle fasi della storia, o per lo meno che da il conteso della trama che nell’originale aveva ma qui è solo un pretesto per eliminare il maggior numero di nemici possibili, a mio avviso come ho già affermatto un po’ troppo caotiche e dopo un po’ ci si stanca.
L’angelo ribelle invece sono delle arene capaci di mettere sul piatto un qualcosa di differente, se le incursioni permettono di trasportare il giocatore e i compagni in tante piccole arene, nella seconda sezione ha solo un anfiteatro capace di fornire al giocatore un alternativa alle attività quotidiane in Pinkiller. Prima di entrare sceglieremmo le nostre due bocche da fuoco, tutte sbloccate sin dai primi momenti dell’inizio dell’esperienza indipendentemente se abbiamo giocato oppure no alle incursioni, e le carte d’attivare successivamente ci si butta nella mischia seguendo gli obiettivi del gioco.
Ci sono anche due sezioni dedicate al multiplayer locale oppure online in base alle preferenze, nel primo caso si potra giocare dalla stessa console oppure tramite l’invito di un amico tramite la connettività, nel secondo caso saranno presenti diverse partite veloci con gli elementi che abbiamo visto già precedentemente. Tutto sommato il gioco è estremamente divertente però l’ho trovato noioso perché non ha un attimo di pausa, se si ha un attimo di pausa perché si cala un po’ l’attenzione si vedrà l’energia calare bruscamente, in caso come questo in nostro soccorso saranno presenti delle sfere energetiche nella mappa oppure venire aiutati dal medico della squadra.
Considerazioni finali
Non guardo mai la quantità di ore passate su di un gioco ma piuttosto quante volte ritorno su di esso, se nella sezione online con altri giocatori funziona però non lo si può dire nella sezione offline con i bot, i quali diventano degli alleati tutto fare che danno l’impressione di seguire il giocatore e aiutarlo in ogni caso. Questo permette una semplificazione generale del gioco, fornendo al giocatore una semplicità troppo alta per un prodotto che dovrebbe sin da subito chiedere d’imparare le meccaniche e conoscere le mappe per rimanere all’interno del titolo.
In più di un occasione gli alleati eliminano troppe unità nemiche e diminuendo le combo durante le lotte, che fornirebbero una percentuale sempre più per l’ottenimento dei crediti da spendere nelle sezioni dell’equipaggiamento. Equivale anche durante le fasi degli enigmi ambientali, come trovare un oggetto e lanciarlo in un portale, dando l’impressione che i bot forniscano sempre e comunque una fase di supporto generale e il giocatore che gira attorno alla lotta e prende gli avanzi.
L’idea che mi sono fatto è che per andare incontro ad una massa di giocatori sempre maggiore, abbiano semplificiato troppo dall’originale e chi ha provato il titolo originale del 2006, rimarrebbe deluso dopo qualche ora di gioco. L’aspetto generale è gradevole sia dal lato visivo e audio, il gameplay funziona molto bene perché è solido e mi aspettavo esattamente questo ma l’anima demoniaca, sporca e che ti fa sudare ogni dannata battaglia che affronti è stata messa da parte per una semplificazione forse troppo cercata.








