Il mio vicino Totoro (1988) – Recensione

Miyazaki è sinonimo di demiurgo: ha il dono di trasformare le storie in riti, in pura fantasmagoria, in concetti universali, insite nell’animo di ogni essere umano. All’interno delle sua “cornice” produttiva si inserisce Il mio vicino Totoro, il film d’animazione che ha beneficiato di una riedizione sul grande schermo volto a continuare i festeggiamenti del 30° anno di Studio Ghibli.
Il suddetto è un’opera encomiabile, che ci trasporta in un mondo magico spalancato sotto ai nostri occhi, ma, per l’incredulità e la mancanza di un cuore da bambino, che spesso non possiamo osservare. È così apprezzato che, nel momento della sua uscita, lo Studio Ghibli rese l’immagine di Totoro come unico logo aziendale.

Più di venti anni e non sentirli…

Il mio vicino totoroLa storia racconta di Mei e Satsuki Kusakabe, due sorelline che si trasferiscono in una nuova dimora con il padre, mentre la madre si trova in una clinica rurale in preda da una grave malattia. Per le due bambine inizia un viaggio alla scoperta di un nuovo mondo abitato da creature fantastiche. Grazie alla loro purezza infantile, sono in grado di vedere Totoro, lo spirito guardiano della foresta. Con lui, le protagoniste vivono delle avventure strepitose al confine tra sogno e realtà.
Miyazaki ci lascia uno dei suoi insegnamenti classici di cura e rispetto per la natura. In gran parte privo di dialoghi, Il mio vicino Totoro mira non solo a raccontare la storia, ma anche a creare un’atmosfera particolare e magica. Le scene, contornate da momenti lunghi e quieti, conferiscono un ritmo equo tale da garantire un andamento naturale della storia. È chiaramente quello che riesce meglio a Miyazaki, ossia di accentuare i piccoli dettagli ma densi di significato, come una goccia di rugiada che scivola delicatamente su una foglia. Si tratta inconfutabilmente di una produzione molto rilassante quanto affascinante, con l’influenza di una sorta di zen nella narrazione. È sufficiente mostrare una sola sequenza per comprendere che questa pellicola trascende il suo genere atto a raggiungere tutti gli amanti del bello e del cinema. TotoroI più piccoli gesti acquistano un cospicuo significato, dove una complicità instaurata tra le bambine e Totoro diventa credibile, reale come se non ci trovassimo dinanzi a dei semplici personaggi tracciati da una matita. L’amore e la fratellanza che le congiungono, sono entrambi ingredienti per superare ogni avversità e questo è ciò che li rende dei personaggi carismatici.
La musica di Hisaishi è incantevole ed in perfetta sinergia con le bellezze paesaggistiche, che mantengono intatto il valore del film grazie all’attenzione per il dettaglio e anche per l’impegno nella creazione di scene che mettono in luce le virtù del film.

Un legame tra natura e cuore umano

Non è sorprendente che Miyazaki sia in grado di generare un universo che ci contiene immediatamente, che fa della storia una principale risorsa. Visto da lontano, Il mio vicino Totoro rimane un pilastro essenziale nell’albo del regista, non solo perché contiene elementi che poi si sviluppano in altri film -tra cui l’uso delle creature come gli spiritelli di fuliggine, che riappaiono nel suo capolavoro La Città Incantata– ma per la sua capacità di amalgamare fantasia e realtà. Il-mio-vicino-TotoroMenzioni a parte, la pellicola affascina ancora oggi per la sua purezza, il suo splendore, la sua atmosfera, la sua immaginazione, la sua innocenza. È un’autentica magia per i bambini ed un portale nostalgico per gli adulti. L’intento di Miyazaki è di disalienarci da una realtà ingerente, di farci immergere nella purezza della natura come fondamento del nostro processo di crescita, anteponendo la felicità al primo posto. Il risultato è un gioiello, un film che ammalia la platea.

Sull'autore

Luigi Fulchini

Studente e uno dei fondatori di HavocPoint.it. Scrive di videogiochi.

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