David Lopez è un fumettista spagnolo che già dalla tenera età ha calamitato l’attenzione delle major americane come DC Comics e Marvel. Meglio conosciuto per alcune delle sue opere del calibro di Fallen Angel, creato assieme a Peter David, il revival Capitan Marvel/Carol Denvers -nelle serie Capitan Marvel e Capitan Marvel & I Carol Corps- e ultimamente la Nuovissima Wolverine, egli è stato ospite alla ventesima edizione del Romics tenendo un incontro atto a raccontare ai presenti il suo percorso visivo e artistico. A seguire, potete leggere cosa ci ha raccontato.
Ci parli del tuo esordio in Spagna? Con quali fumetti sei cresciuto e quali ti hanno influenzato di più?
Ho cominciato a lavorare in Spagna verso la conclusione degli anni novanta. Poi, nel duemila, mi sono trasferito negli Stati Uniti per siglare un accordo con DC Comics passando successivamente a Marvel. Ho letto molti fumetti americani come Spider-Man e X-Men, però sono cresciuto con i manga di Katsuhiro Otomo e il suo lavoro in “bianco e nero” hanno influenzato molto le mie opere.
Parliamo di supereroi: questi erano tradizionalmente dei personaggi maschili con quelli femminili che erano semplicemente delle versioni della controparte maschile stessa. Oggi la concezione è evoluta. Cosa ne pensi a riguardo?
Ricordiamoci di come Carol Danvers abbia preso Capitan Marvel, che tradizionalmente apparteneva a un eroe maschile dell’universo, facendoselo suo. Ebbene, presto era diventato un qualcosa di completamente diverso rispetto alla versione precedente. Il primo Capitan Marvel era infatti un alieno, per niente terrestre, e oggi invece appartiene a una donna, a un’icona perpetua per la Casa delle Idee. Una donna poderosa e all’apice della comunità supereroistica. C’è da dire però che l’industria ha scoperto negli anni di possedere un nuovo universo di lettrici. E, tra l’altro, dalle recenti statistiche è stato affermato che la maggioranza dei lettori digitali è femminile (53%, ndr). La diversità sessuale e razziale è molto importante per Marvel.
Anche tu sei un rappresentante visivo di questa rivoluzione. Nella Nuovissima Wolverine, Laura (Kinney, ndr) è una donna sensuale e ammiccante, nonostante sia pericolosa, e le tue influenze -come riferito prima- hanno fatto la differenza nella tua serie.
Sì, le influenze dei manga sono risultati essere fondamentali per me da disegnatore. Quando svolgi un lavoro -come l’attore- bisogna conoscere da vicino il personaggio dal quale necessita un’interpretazione. E così, per lei, ho pensato: “Chi è Wolverine?”. Laura è piccola di altezza ma non una bambina: è veramente forte e imponente, proprio come Logan!
Quanto ti sei trovato a tuo agio nel disegnare la serie?
A volte sono molto stressato e penso nella mia mente: “Non voglio lavorare più, sono stanco [ride]”. Ma quando mi offrono un contratto prosperoso e una maggior libertà, mica posso declinare [ride]? Credo che questo sentimento è molto affine a Wolverine: sentire la pressione dentro al punto di ammazzare tutti [ride].
In quanto disegnatore hai lavorato con molti scrittori e tutti hanno degli approcci differenti. Come funziona il tuo rapporto con loro? Quanto ti è permesso di inserire té stesso e modificare ciò che uno scrittore vorrebbe?
Quando lavoro con uno scrittore preferisco sempre discutere con lui e far trasparire le nostre idee. Mi è capitato di lavorare con Peter David, un uomo tosto e una leggenda vivente dei comics. Credo molto nella sinergia, posso citare come modello El Cholo Simeone (allenatore dell’Atletico Madrid, ndr): ti contagia un’energia e una passione da vendere. È bravissimo!
Preferisci lavorare con degli scrittori che abbiano la capacità di visualizzazione grafica piuttosto che gli sceneggiatori?
Dipende. L’importante è la storia che si racconta, nient’altro.
In un momento come questo, chiunque è libero di esprimere la propria opinione sul web. Il tuo lavoro è quindi sotto giudizio di tutti, anche di chi non ne potrebbe avere facoltà. Qual è stata la tua esperienza da questo punto di vista?
Quando cominci a lavorare in una creazione artistica si è sempre esposti sotto l’opinione di tutti. Ci sono ovviamente persone che mancano di rispetto e non sanno di quello che discutono, altri invece situati al mio fianco. In Spagna utilizziamo molto Twitter per creare una “rete” e per appoggiarci tutti insieme.
Parliamo di arte! Prima lavoravi in maniera tradizionale, oggi principalmente su supporto digitale: quali sono state in realtà le sfide più grandi per affrontare questo passaggio?
Lavorando per molte ore al giorno arrivi a un punto nel quale l’acutezza visuale degli occhi inizia a calare. Sono passato al supporto digitale perché riesco a tracciare più velocemente le simmetrie con la funzionalità specchio e la prospettiva. Se adesso qualcuno non riesce ad avere dimestichezza con queste tipologie di software è “inutile”. Su Captain Marvel disegnavo su carta, adesso ho scoperto un nuovo universo incredibile da un punto di vista pratico.
Infine, un mondo come quello dei fumetti americani che scorre a ritmo di venti pagine ogni mese, la velocità è diventato un fattore importante. Non viene a mancare quello che era allora la tavola digitale?
Da artista penso che il punto cardine di un’opera sia raccontare una storia digitale nel miglior modo possibile. Il resto conta poco o niente.