Life is Strange e l’oscura adolescenza

L’adolescenza. Una fase turbolenta di crisi inevitabile che ne esacerba il fenomeno. Abbiamo tutti sognato di manipolare il tempo a piacimento, riavvolgerlo in ogni situazione: per tornare nel grigiore di quando il lasso temporale, per noi, non era incominciato. Raffiguriamo il tempo come una strada di ricordi viventi, frutto dell’esperienza intensa dalla durata brevissima. Facciamo delle scelte quotidiane, alcune più importanti, alcune meno, ma le facciamo. Le nostre decisioni, però, avranno delle conseguenze. E sappiamo, a priori, che tali conseguenze possono essere buone, cattive, meglio o peggio. Tutto è così imprevedibile in questo caos apparentemente logico.

Life is Strange

Life is Strange, il “teen drama”

Life is Strange ricalca questa tematica. È il caso di Max Caufield, una ragazza appassionata della fotografia, che decide di tornare nella sua città natale, Arcadia. La quiete di Max prende una piega inaspettata quando una mattina entra nel bagno della scuola e assiste ad una scena che non nessun adolescente dovrebbe vivere con i propri occhi. In qualche modo, la protagonista torna indietro nel tempo di qualche istante, per salvare la sua migliore amica Chloe. Da quel momento, Max inizia a controllare un potere misterioso che permette di riavvolgere il tempo e cambiare le sorti delle sue azioni e decisioni. Perché sentire la pressione nel momento in cui ci apprestiamo ad intraprendere qualcosa, se sappiamo che possiamo fare un salto indietro nel tempo per marginare gli errori? Questa, è la sua imponenza: effettuare un salto verso il passato, per diversificare le azioni e i gesti di tutto l’intervallo temporale presente tra l’epoca di “partenza” e “arrivo”. Una contemplazione passiva, un escamotage, che permette di non commettere gli stessi errori. Ma, la vita, in sé, è strana di proposito.

Ed in questo dove Life is Strange ha la sua forza e la sua bellezza: presenta un racconto maturo e riflessivo che brilla per la presenza dei dettagli e per l’assenza di adrenalina. Prima di essere un videogioco, vuole essere una storia da vivere, raccontare, assaporare. Non perde mai di vista l’attenzione circa l’importanza della narrazione, senza scendere a compromessi, portando in auge i temi più importanti per un adolescente medio: cyber-bullismo, depressione, droga, omicidio, empatia. Il tutto sta nel dover rendere questi argomenti cari per affrontarli insieme a Max e Chloe. Life is StrangeIl titolo di Dontnod Enternainment evolve il concetto di avventura narrativa che altri studi, come Telltale Games, sembrano aver bruciato proponendo la stessa formula più volte. Abbiamo una maggiore libertà di muoverci, con cui interagiamo per vari scopi per lo più narrativi. È molto emozionante e coraggioso, dobbiamo solo applaudire i responsabili di Dontnod per aver svolto un lavoro del genere.

Un’avventura da vivere

Sappiamo quanto sia difficile l’adolescenza. È un momento unico nella nostra vita, che funge da transito per diventare adulti. Non siamo né bambini né vogliamo essere trattati come tali, né siamo adulti né vogliamo assumerci le nostre responsabilità. È un momento difficile, perchè verremo irrimediabilmente calamitati da ardue decisioni da prendere. Se potessimo viaggiare indietro nel tempo non potremmo errare alcune scelte, vero? Siamo nella realtà.
Tra luce e ombra dal punto di vista tecnico, Life is Strange è un’avventura da scoprire, con un personaggio principale afflitto da dubbi personali, piena di momenti inaspettati, stracolma di colpi di scena e “cliffhanger” che ci lasciano nondimeno a bocca aperta.

Sull'autore

Luigi Fulchini

Studente e uno dei fondatori di HavocPoint.it. Scrive di videogiochi.

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