Autori: Rick Remender (S); Greg Tocchini (D)
Editore: Star Comics
Formato: 17 x 26; 176 pp. Colore
Prezzo: 15.00€
La lunga tradizione della distopia letteraria vede le sue radici in opere come 1984 di George Orwell o Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley. Da quelle prime idee, tanti autori hanno saputo realizzare le storie più svariate, focalizzandosi su un aspetto del presente che li spaventasse ed enfatizzandolo verosimilmente all’inverosimile, creando dei giganteschi “What if…” che consistevano nella descrizione di un futuro dominato da quegli angoscianti fattori. Poco importava se si trattasse di fattori umani o naturali o di qualsiasi altro genere. Ed arriviamo alla distopia moderna che più volte ha saputo attirare l’attenzione di nuovi fruitori dei media classici che si sono riscoperti amanti del genere, portando, dunque, molti autori a sperimentare in quella direzione. Rick Remender è proprio uno di quegli autori che ha scommesso tutto sulla trascrizione del genere in chiave moderna, immaginando nuovi futuri e nuovi mondi e Low è solo l’ultima delle sue imprese che si sono mosse in questo verso. Ma, quest’opera, sarà all’altezza del grande bagaglio letterario a cui ha saputo dar vita lo scrittore americano?
Speranza: gelido machete
Se la società come la conosciamo, scomparisse? Se fossimo costretti a cercare risposte che si dimostrerebbero troppo difficili da capire? E se, per ovviare a quelle domande così fastidiose, lasceremmo cadere ogni dubbio di fronte alla cieca fede in un futuro migliore? Quello che ci chiede l’opera e quello che noi chiediamo a voi è: quale importanza può avere la luce della speranza che arde dentro pochi di noi, in un mondo grigio che ha già accettato il proprio destino?
Sarà normale, durante la lettura, sentirsi totalmente in antitesti con la protagonista dell’opera, Stel, una donna che, consapevole della situazione del suo popolo, ha sempre lasciato l’ultima parola al benevolo fato, pur di non ammettere la predestinazione della vita. Ma come si può aver fede se tutto quello che ami, tutto ciò in cui credi, viene distrutto davanti al tuo sguardo inerme e puro che, in un istante, diventa cupo come il mondo di cui ti rifiutavi di accettare il colore? Non sempre la speranza è una virtù, molte volte può rivelarsi un coltello che ti perfora lentamente lasciandoti credere che, al massimo ti lascerà un taglio ma che non esita, poi, a lacerarti dall’interno. Il sottotitolo dell’opera è tutto un programma: “Il Delirio della Speranza” lascia presagire come la sola fede conti meno di nulla e che molte volte, si deve tentare di essere in pace con se stessi tramite l’accettazione dell’inevitabile. Ma è proprio a questo punto che ci si para davanti un bivio che rappresenta la più difficile delle scelte: è conveniente arrendersi al proprio destino con consapevolezza ma codardia, o è meglio non smettere mai di lottare, correndo il rischio di ferire più chi ci sta accanto che noi stessi? È quindi giusto scegliere da sé le azioni che andrebbero a toccare quelle persone, imponendo loro, quindi, una scelta, o è giusto chiedere l’opinione di chi è già arreso ad un destino di miseria e morte? Rivoluzione o inibizione?
Prospettive
A contrapporsi alla speranzosa Stel sarà, logicamente, l’intera società del “nuovo mondo”, retta da una classe politica corrotta da ogni piacere pragmaticamente possibile da realizzare, senza limiti imposti da etica e decenza. Viene rappresentato scrupolosamente lo stereotipo di vita sociale che si raggiungerebbe vivendo nell’ottica della rassegnazione, l’ottica in cui ci si rende di essere solo esseri mortali destinati a finire la propria corsa in una cassa di legno, senza la responsabilità di dover dare un esempio alle generazioni successive dato che una “fine” come quella che si prospetta in Low ,arriva per tutti, indistintamente da qualsiasi fattore che in vita tende a farci dividere in partiti, casate, gruppi religiosi, ceti sociali. La società descritta nell’opera è l’esasperazione del concetto di “vivere per la morte”ovvero, accettare con coscienza la possibilità che annulla tutte le possibilità. Ma può significare qualcosa una vita vissuta pensando alla morte? E se anche la salvezza potesse giungere, avrebbe un qualche senso lottare e soffrire in vita, per avere solo un periodo più lungo da vivere in un mondo ingrato che continua a mettere alla prova chi vi abita? Queste saranno le domande che spingeranno i più alla staticità, tanto anodina secondo la fidente Stel, tanto essenziale per il resto dell’umanità.
Autori
Ai testi, in forma smagliante, troviamo il nuovo genio del fumetto internazionale, Rick Remender,che utilizza una dialettica ed una semantica che già aveva imparato a far conoscere ed apprezzare in Black Science. In lui ritroviamo le influenze dei grandi del genere: la seghettatura periodica di Miller, la complessità lessicale e l’impostazione della frase di Moore, la freschezza di Conway ed in generale del fumetto d’azione anni ’70. A questa minuziosità nella scelta lessicale si contrappone però una narrazione che non può essere annoverata tra le migliori dell’artista in questione. La storia è molto semplice nello sviluppo, lasciando poco spazio alla speculazione; tutto va troppo veloce, non riuscendo a creare un vero contatto col lettore che si vede la trama iniziare in un certo periodo storico e finire in un altro, un futuro prossimo poco demarcato da salti temporali poco incisivi. La caratterizzazione dei personaggi in alcuni frangenti raggiunge ottime vette di approfondimento psicologico, altre volte si perde in reazioni non “umane”, anormali, quasi votate ad una maggiore enfatizzazione del pathos, in una maniera che definirei un po’ per provocazione, Mucciniana. Tuttavia, per essere solo il primo numero, è veramente carico di avvenimenti, pregio o difetto che incontravamo già in B.S. Vengono gettate delle solide basi per un continuo avvincente e ricco di colpi di scena. Noi possiamo solo sperare.
E arriviamo alle vere note dolenti dell’opera: i disegni. Alle matite abbiamo Greg Tocchini, già collega di Remender Last Days of American Crime, che crea delle figure molto grezze, quasi scontornate, usufruendo all’apparenza di una semplicistica matita. Le anatomie dei corpi sono rigorose e precise ma i tratti dettagliati appaiono quasi accennati e fulminei, cosa non migliorata da una colorazione ad acquerelli che poco si presta alla semplificazione dei dettagli, rendendo l’opera poco fluente e, in alcune parti, fastidiosa agli occhi con colori troppo accesi e vivaci che poco si addicono ai toni di una storia amara e quasi opprimente. La sensazione trasmessa è diversa da quella che ci si aspetta leggendo un’anteprima dell’opera: non si trova quella claustrofobia ambientale, bensì una confusione di azioni che non aiutano il lettore ad immedesimarsi con il clima soffocante tanto millantato.
Commento finale
Una narrazione definita in ogni dettaglio lessicale, accompagna uno svolgimento a tratti prevedibile e poco entusiasmante. I disegni non stimolano molto nella prosecuzione della lettura ma se siete appassionati di un tratto sporco alla Paul Azaceta, verrete accontentati come si deve. Nel complesso l’opera si mantine su un buon livello grazie a qualche trovata scenografica che tiene vivo l’interesse. Molto più preponderante è la filosofia di continua lotta tra le forze della speranza e quelle della rassegnazione, che si nasconde dietro tutto il resto. E, comunque, siamo pur sempre al primo numero. Per cui vi assicuriamo che letto col giusto mood, LOW, po’ regalare belle emozioni, può farvi soffrire e molto probabilmente potrà farvi entrare in empatia con la protagonista, unica mente sana all’interno di un palco-personaggi pieno di mostri dal multiforme ingegno. Certo, solo il fatto che dopo aver scritto questa frase, sorga anche a noi il dubbio riguardo il senno e la ragion d’essere della protagonista, può lasciar intuire come troverete la vera potenza dell’opera nella sua affezione al relativismo più sfrenato che solo in casi estremi vi permetterà di schierarvi da una parte o dall’altra, dal momento che, come raramente accade, le forze del bene e del male non saranno marcate ma opinabili: tutto sarà bene e tutto sarà male finché qualcuno penserà che lo sia.
“Per resistere alle profondità della sofferenza del mondo,
la sincerità del proprio cuore deve essere onorata”