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Chi mi conosce sa bene che i giochi sportivi, soprattutto quelli cestistici, hanno sempre avuto un posto speciale nella mia libreria. Nonostante la cadenza annuale, ogni uscita porta con sé una domanda: davvero serve un nuovo capitolo o si tratta solo di un aggiornamento delle rose? Nel caso di NBA 2K26, la risposta sta nel mezzo. Non c’è stata una rivoluzione, ma tanti piccoli accorgimenti che, messi insieme, rendono il titolo più completo e rifinito. È la conferma che Visual Concepts non vuole distruggere ciò che funziona, ma perfezionarlo anno dopo anno.
Il cuore del gioco rimane invariato: basket puro, intenso e spettacolare. La fisica del pallone e i contatti sotto canestro sono più realistici, con animazioni che danno finalmente la sensazione di “peso” ai giocatori. Dribbling e movimenti sono più fluidi, e le nuove signature moves per le superstar NBA aggiungono profondità. Non mancano, però, momenti in cui l’intelligenza artificiale lascia a desiderare, con difese che a volte sembrano addormentate. Nel complesso, però, chi cerca simulazione troverà qui il meglio disponibile sul mercato.

Il vero fiore all’occhiello resta la modalità MyCareer, arricchita da una nuova narrazione che punta più sull’aspetto sportivo e meno su siparietti hollywoodiani. La City è ancora enorme, piena di attività, negozi e sfide online. Non tutti apprezzeranno l’impronta quasi da MMO, ma è innegabile che rappresenti una delle esperienze più complete mai viste in un titolo sportivo. Creare il proprio alter ego e portarlo dai playground fino ai parquet NBA resta semplicemente irresistibile.
MyTeam continua a essere il terreno più discusso. Da un lato, offre un sistema profondo e appassionante, con la possibilità di collezionare le carte dei campioni del passato e del presente. Dall’altro, le microtransazioni restano invasive, e chi non vuole spendere soldi reali dovrà investire una quantità enorme di tempo per competere ai livelli più alti. È il solito tallone d’Achille della serie: un equilibrio difficile tra passione e monetizzazione.
Un plauso va alla cura con cui la WNBA continua a essere integrata. Squadre, modalità dedicate e attenzione ai dettagli offrono un’esperienza finalmente all’altezza della controparte maschile. È un segnale importante, che arricchisce ulteriormente il pacchetto.
Graficamente, NBA 2K26 non stravolge l’impatto del capitolo precedente, ma migliora illuminazione, texture e dettagli dei volti. Gli impianti sono spettacolari, il pubblico più vivo, e le cutscene televisive continuano a dare la sensazione di seguire una vera diretta NBA. Anche il comparto audio è da applausi, con telecronaca sempre varia e musiche che mischiano rap, hip hop e sonorità internazionali.

Non mancano i punti dolenti: tempi di caricamento ancora un po’ lunghi su old gen, bug occasionali nelle animazioni, IA non sempre all’altezza, e soprattutto un’eccessiva dipendenza dalle VC, la moneta virtuale. Per chi non ha voglia di grindare, il rischio di frustrazione è reale.
NBA 2K26 non è il capitolo che rivoluziona la serie, ma non ha bisogno di esserlo. È un gioco che perfeziona, rifinisce e amplia un’offerta già sterminata. Per i fan della pallacanestro resta un acquisto imprescindibile, capace di regalare centinaia di ore tra partite singole, carriera e modalità online. Certo, le microtransazioni restano un’ombra pesante, ma se si accetta questo compromesso, ci si trova davanti al miglior titolo sportivo sul mercato.
