Autori: DeMatteis, Kavanagh, Mackie (S); Buscema, Bagley, Lyle, Butler (D)
Editore: Panini Comics
Formato: 17×26; pp. 192; colore
Prezzo: 17€
Panini Comics sempre sul pezzo, ci verrebbe da dire. Per anni la rinomata cosa editrice italiana ha regalato a tanti lettori la possibilità di recuperare le storie che hanno reso grandi i personaggi di Mamma Marvel. E con le stesse modalità con cui, fino a poche settimane fa, abbiamo riscoperto la saga di Onslaught, di cui vi lasciamo un breve assaggio qui , possiamo addentrarci in uno dei micro-universi Marvel più affascinanti e controversi, quello dell’amichevole Uomo Ragno di quartiere; anche se, nelle pagine che leggerete, si potrà notare tutto fuorché un qualsivoglia tipo di amichevolezza.
Domande esistenziali
Da dove veniamo? Dove andiamo? Perché esistiamo? Ma soprattutto, chi siamo? Questa è la vera domanda che l’opera porrà a traino dell’intera vicenda. Una domanda che racchiuderà tanti sentimenti contrastanti; rabbia generata da una frustrazione dovuta alla mancanza di certezze o, forse, dovuta all’essere inevitabilmente sicuri di qualcosa. L’inevitabile destino del’eroe.
Com’è logico che sia, una tale condizione porta ad una distruzione psicologica, al non riconoscere più ciò che si è e ciò per cui si lotta, facendo diventare ogni tua azione, un processo inerziale che concludi solo perché senti di non poter restare in A e che troverai pace solo quando sarai in B; peccato che una volta arrivato, scorgerai in lontananza una grande C, poi una D, una E, finché, arrivato alla Z, stanco ma fiducioso in una fine, intravvederai un’altra A davanti a te e realizzerai di trovarti in un loop fatto di responsabilità e situazioni che, cambiando nelle specifiche ,rilevanti o meno, si ripeteranno, incastrandoti. Il modo per uscirne sarà semplicissimo ma non sarà nel tuo stile. Allora cosa bisogna scegliere? L’uomo non è nient’altro che il più intelligente tra gli animali, e non c’è tesi che tenga se non la prova provata di ciò, data da un ragionamento ponderato; un uomo privato del ragionamento non differirà più in nulla da una qualsivoglia bestia.
Non sei “chi sei”, ma “ciò che fai”…
Quella del Clone è una saga che non andrebbe consigliata a nessun novizio del mondo ragnesco, per il semplice motivo che si allontana da qualsiasi canone di classicismo del personaggio tranne che da quello più importante nella tempra psicologica del suddetto: la responsabilità. Quest’unico peso che, con gli anni, è diventato un mantra per Peter Parker. Zio Ben muore, Zia May sta male, Gwen e George Stacy uccisi, e chi è a sentire la responsabilità di tutte queste orrende vicissitudini? Sempre lui, sempre e solo lui.
Tuttavia l’uomo ragno che incontrerete a scorrazzare su queste pagine è piuttosto insolito e forse proprio per questo, riesce a ricalcare uno dei concetti cardine del personaggio, che dalla sua creazione lo hanno reso la leggenda che è: chiunque è Spider-man, in potenza almeno. Cioè? Partiamo dalla domanda principale e il resto verrà da se; chi è spider-man? Un ragazzotto di periferia, con problemi famigliari, problemi sociali, dal genio acuito e dal senso civico claudicante. Ma quando si rende conto di poter essere potenzialmente un risolutore, un eroe, non esita e si lancia nella mischia, diventando qualcosa di più grande di quello che avrebbe voluto, annullando ogni suo carattere da “secchione”, divenendo un ragazzo nuovo, facendo convergere tutte le sue problematiche dietro l’integrale maschera rossa con occhioni bianchi. Ma cos’è a determinarlo? Le sue azioni. Di gente in costume ce n’è sempre stata (nei fumetti eh, o al massimo alle fiere del fumetto) ma nessuno è mai stato come Spider-man per il semplice fatto che chiunque è implicitamente o potenzialmente lui. Arrampicarsi sui muri, sparare ragnatele, super agilità e forza sono solo ingredienti di contorno al senso civico del ragno, un senso civico che è insito in tutti noi e che aspetta solo di venire fuori; aiutare la gente è qualcosa che tutti possiamo fare, Spider-man è un simbolo, e rimarrà tale se non iniziamo a concretizzare tutti i vari luoghi comuni della morale.
…altrimenti ci arrabbiamo!
Nel magnifico volume brossurato che leggerete, resterete sconvolti da una storia ai limiti della sanità psicologica. E un grido di speranza si leverà dai vostri cuori, o forse sarebbe più corretto definirlo “urlo di disperazione”, quando non uno, ma ben due uomini ragno, si presenteranno su quelle pagine, disorientando il lettore con dei motivi psicologici che raramente abbiamo visto legati ad un personaggio come Spidey. Rabbia e frustrazione, totale incertezza, crollo mentale, mancanza di appigli. Verrete trasportati in un mix mentale degno delle peggiori nevrosi. Essere o non essere un eroe? Soffrire nell’animo per i sassi e i dardi scagliati agli appigli di una vita che non ti appartiene o impugnare i lancia-ragnatele e combattere fino placare quel desiderio innato di giustizia?
all’apparenza, uguali nel pensiero generale, diversi nel modo di affrontare una crisi, entrambi furiosi e divorati da indecisioni. Alla fine uno di loro dovrà mettersi da parte ma chi sarà? Bè, in una saga chiamata del clone, ovvio che, per amore di continuità, a scomparire deve essere il clone. Già, IL clone. Chi conosce la saga sa a cosa si va incontro e sa perché questa storia, negli anni della sua pubblicazione, spaccò il pubblico a metà, tra i fan che avevano gradito e quelli che volevano le testa degli autori, ma non voglio rovinare la festa a chi si approccia per la prima volta ad una delle saghe più determinanti del multi verso ragnesco.
La progenie del male
Non si può parlare di anni ’90 senza ovviamente accennare alla nemesi simbolo di quegli anni, diventato uno dei nemici più intricati e personali del nostro amichevole spider-man; assistiamo al ritorno di Venom, un ritorno in grande stile condito da una insana dose di follia. Anche in questo caso, il carattere del personaggio, pur mantenendo alcuni punti focali, si modifica, plasmandosi su un nuovo senso di responsabilità non tanto verso le sue azioni dirette quanto verso le sua progenie. Inveirà contro Carnage, considerandolo un pericolo da debellare come ogni simbionte che si è originato dal suo costume. Si scontrerà con quella che i fan di vecchia data sanno essere Donna Diego, a.k.a. Scream, il simbionte femmina dai capelli rossi, facendo sfociare la contesa in una rissa da strada pericolosa per chiunque ne resti coinvolto, volutamente o meno che sia.
E proprio nella comparsa in scena della famiglia dei simbionti, si nota l’inconfondibile citazione all’artista che ha creato quel mini-verso all’interno della continuità ragnesca, il padre di Spawn, Todd McFarlane. La sua ispirazione è riconoscibile nel tratto, nell’impaginazione e nella deformazione delle figure (almeno in parte). Fortunatamente, gli autori di questa saga hanno avuto la lucidità di accomunare un cambiamento epocale a tanto fan-service, espresso totalmente dalla figura di Venom.
Autori
Per costruire una grande storia serve un’idea solida e innovativa, e in questo caso a darla fu lo scrittore Terry Kavanagh, affiancato dal tratto malato di Steven Butler, che pose sotto la sua ala creativa, alcune dei migliori artisti di quel periodo, primo su tutti, John Marc DeMatteis, uno degli autori che la Marvel ha sempre sfruttato non al pieno delle sue capacità; autore, oltre che di run su Spider-man che per sempre rimarranno nella storia, complice o meglio fautore della rinascita del personaggio di Kraven, attraverso una delle più grandi storie scritte su spidey: L’Ultima Caccia Di Kraven, che ha ridato vita ad un personaggio sottovalutato e snobbato. Qui riuscirà a costruire una solida narrazione non priva di colpi di scena, coadiuvato da uno dei simboli della grafica fumettistica anni ’90, Mark Bagley, che i lettori contemporanei potranno apprezzare su varie testate Marvel come ad esempio All-New Marvel Now Hulk, che presenta qui un tratto molto pulito con colori caldi palliati da ombre e sfumature, che a tratti riprende il tratto di McFarlane, caratterizzato da forme innaturali che ritornano soprattutto negli occhi della maschera di Peter Parker.
Altra coppia che ricorre è la combo classica e innovativa Tom De Falco-Sal Buscema, due mostri sacri del fumetto supereroistico e in particolare del periodo anni ’80 dell’uomo ragno. Il loro più grande pregio, in questo caso, sta nel mandare avanti la trama, non intricandola particolarmente ma facendola giungere ad un punto naturale che viene ultimato dalla maestria patetica della coppia Howard Mackie/ Tom Lyle, una scrittura degna delle migliori storie action, unita ad un tratto pulito pure nelle situazioni più confuse, che portano la storia alla parziale conclusione che merita.
In conclusione…
Un manipolo di autori ci regalano un dramma psicologico confezionato a pennello, che rappresenta uno dei punti di svolta più importanti per Spider-man. Ad accompagnare la narrazione saranno atmosfere cupe che aiuteranno ad entrare in empatia con l’universo che si disegnerà da se col fluire del racconto. Una storia che gli appassionati devono avere e che i novizi devono conoscere, per imparare realmente, chi è quell’ Amichevole Uomo Ragno di Quartiere che a breve potrete rivedere al cinema al fianco degli Avengers. Fatevi un favore e non fatevi trovare impreparati!