Pensate all’arco di tempo più assurdo della vita.
Quello dove capita di alzarsi la mattina, uscire di casa, tornare a letto la sera, e capire di non aver avuto un pensiero che fosse uno, che non fosse una completa cazzata.
Quello dove ci si alza in mutande e ci si sente già fin troppo vestiti.
Quello in cui si beve dal cartone del latte non facendo attenzione alla scadenza.
Quello in cui ci si accorge della scadenza del latte mentre lo si sta bevendo ma la cosa non dissuade affatto dal berlo.
Quello dove si mette in cima alle cose da fare prima di andare a dormire “diventare una rock star”.
Quello dove vedere qualcuno cadere per terra è l’apoteosi della comicità.
Quello dove le lezioni in classe sono solo un modo subdolo e indiretto per indurci a costruire armi di distruzione di massa a base di cartacce e penne mangiucchiate.
Ecco, quel periodo si chiama adolescenza.
Lo ricordate?
Ed ecco, già che ci siamo, giusto per informarvi, vi comunichiamo che quel periodo è stato fatto ufficialmente a videogioco.
Si chiama Sunset Ovedrive.
Da quanto sopra riportato potreste avere l’impressione che il gioco di cui vi stiamo per parlare, tutto potrebbe essere, meno che un gioco da prendere sul serio e da valutare con i consueti canoni con cui si giudicano i suoi confratelli più aristocratici, vedi Beyond e compagnia bella. “Beh, come darvi torto”, rispondiamo noi. E aggiungiamo che non ci tiene a darvi torto nemmeno Sunset Overdrive stesso, ve lo assicuriamo, che direttamente dalla sua copertina sembra urlare: ragazzi è ora di sballarsi e fare un bel po’ di casino.
Con Insomniac Games non si corre certo il rischio di equivoci d’altronde. I ragazzi, dopo essersi fatti le ossa a suon di platform scolpiti nella storia della rivale console Sony (platform, come dire, ad alto contenuto di fuoco e proiettili), approdano quasi inaspettatamente su Xbox One in esclusiva con la voglia di dare finalmente libero sfogo al loro peggio (o il loro meglio?) , scoperchiando una teiera che da troppo tempo sembrava sul punto di esplodere. Videogiochi che trattano di contenuti maturi? Scelte etiche? Esplorazioni ambientali a ritmo d’handicap?
eccheppale!
Alt, fermi fermi.
Per dovere ed equilibrio informativo ci dovremmo subito aizzare a quest’uscita irrispettosa e un po’ troppo giovanile, provando a difendere il videogioco che con i passi da gigante fatti negli ultimi anni per scrollarsi di dosso il bollino di ‘giocattolo’ ‘medium minore’ non può essere certo bistrattato a questa maniera da un branco di pseudoadolescenti che non riesce a capire che i tempi ormai sono decisamente cambiati.
Lo faremmo certo.
Non fosse altro che qualcosa di vero forse c’è.
Stiamo osando tanto lo sappiamo, e dovete prendere il commento con le pinze che si usano per tutti i commenti esagerati; esagerati appositamente per far passare un concetto nella maniera più chiara possibile, per poi subito rinnegarli.
Nessuno vuol denigrare i passi avanti fatti dal videogioco, men che meno noi che da anni combattiamo con diverse bandiere nelle nostre piccole, disperse e isolate camere per farlo emergere giorno dopo giorno: ma forse, e diciamo forse – giochi così, a fronte dell’inasprimento e l’indurimento esponenziale dei contenuti dei vari titoli tripla A o indie che fossero, come giusto contrappeso, sono mancati.
Non che il videogioco si prenda sempre e solo sul serio, sia chiaro. E’ una questione di scanzonata leggerezza: e un titolo che porta con sé così tanta energia e vitalità non è certo di facile memoria.
Energia, d’altronde, è il succo proprio della stessa base narrativa su cui Sunset decide di muoversi come a voler dare forma più specifica al suo contenuto intrinseco. Benvenuti a Sunset City, città dai colori sgargianti come fossero appena stati svuotati tutti i tubetti delle tempere che invecchiavano nelle nostre vecchie cartelle! Attenzione però: è stata trasformata in un teatro folle di mostri mutanti proprio a causa di una bevanda energetica molto particolare, quanto colorata, dalla simpatica mascotte, quanto dalla dubbia composizione chimica. Fitzco e la sua liquidissima Overcharge non sono da prendere alla leggera, per quanto, se con un pulsante ce lo concedessero, ce ne faremmo sicuramente un bel sorso anche noi.
Ma se tutta la città sprofonda in una coloratissima auto-distruzione il piacere di andare a fondo con lei ci è a quanto pare negato. Il nostro personaggio è un po’ quello che alle scuole superiori passa più tempo fuori dalla classe che dentro, che a colpi di poca serietà prende qualunque cosa sottogamba purchè la vita resti semplice come scavalcare i cancelli ad un concerto punk-rock di periferia. E quando il cataclisma succede beh, a quel punto c’è poco da fare per il nostro survivor ovvero: continuare a cazzeggiare, ma questa volta con delle armi assurdamente fighe quanto dagli effetti poco seri (come trasformare i nemici in orsetti gommosi) e tentare di fare il più casino possibile in una città divenuta ufficialmente il suo personalissimo parco giochi.
Il tutto ovviamente sulla base di un unico grande vettore: più veloce vai, più distruggi e felice sei.
Perché Sunset City per farti sopravvivere non ammette rallentamenti, ne pensieri. I riflessi sono un concetto superato, vengono anche quelli sostituiti dall’istinto al correre forte, e sempre. Acquisendo nella nostra mano e nel nostro pad la velocità di tabulazione delle partiture sconce di canzoni punk rock che in sottofondo non smetteranno per un secondo di ricordarvi che se state per essere sommersi da un’orda di mostri mutanti esplosivi, o siete nel mezzo di una sparatoria con scagnozzi armati fino ai denti, o ancora, se un robot gigante vi sta per polverizzare mentre i poveri ragazzi universitari che state proteggendo rischiano di essere sbranati vivi, beh: non è comunque una cosa tanto seria!
Ed è un concetto che si estende a macchia d’olio perchè Sunset Ovedrive, oltre che per farvi estremamente divertire, sembra appunto programmato fin nell’ultimo dettaglio apposta per riportarci alla mente che qualunque cosa succeda, suvvia! In fondo la vita stessa non può essere mica una cosa tanto seria! Tanto è vero anche la morte è ridicolizzata oltre modo. Se vi capiterà di morire infatti rinascerete nei modi più assurdi previsti dalla cultura nerd-geek: da una bara in stile vampiro, da una cabina telefonica spuntata dal nulla etc.
Tutto il resto che dovrete fare è giusto sopportare di fare la parte dell’eroe cazzuto, perché una scusa per infiammare, congelare e sparare giradischi ci vuole sempre. Prenderete parte alla pantomima narrativa che imbastirà uno storytelling improntato all’ironizzazione massima della figura dell’eroe, introducendo anche una buona crescita con una spruzzata di buoni sentimenti e ovvi riferimenti e battute a non finire su quanto un disastro di questo tipo possa rendere in realtà tutto tremendamente figo!
Figo quanto quello che si prova nell’andare in giro per Sunset City ammirandone panorami e colori, dai picchi più alti a quelli più modesti. Tutto, alla velocità che Sunset vi consente e vi porta a vivere, ha un effetto devastante per le pupille, che faticheranno a non esplodere come i mutanti che vi troverete a far saltare per aria ogni 2 minuti.
Ed è grazie alla summa di velocità, spacconate, battute, musica punk e tante tante esplosioni colorate che avverrà la miracolosa regressione.
Staccati dal pad, allo stesso modo di come uscendo da una sala cinema dopo aver visto MadMax vorreste mettere a fuoco e fiamme il mondo, qui invece vorrete gridare, saltare, e prendere a gavettonate di colori irriverenti qualunque cosa la vostra città vi faccia passare come cravattizzabile, come irrimediabilmente e disumanamente seria.
Rockeggiando, ovviamente.
Perché “nella vita si può scherzare su tutto, tranne che sul rock!”
Come vi dicevamo Sunset Overdrive non ci tiene a stare a fianco agli Heavy Rain, ai Beyond, etc. Eppure, con questi condivide un qualcosa di profondo e devastante: come loro smuove le viscere, ma solo a suo modo. Scastra l’animo dalla stasi in cui era finito e lo riporta ad un sentimento forse dimenticato, caduto nei labirinti irrecuperabili della memoria, ricordato solo come una sensazione di divertimento vaga.
Ed ecco che avviene forse la cosa più inaspettata, e da cui Sunset Overdrive tentava di scappare per non prendersi forse delle responsabilità troppo adulte per lui. Quel che era semplice voglia di spudorato casino, viene portato ad un livello successivo, e grazie alla felice coincidenza di riferimenti a cultura nerd – stile di vita punk e componente artistica unica nel suo piccolo genere, riesce a far arrivare l’adolescenza allo stato ultimo dell’arte.
Non ditelo a Sunset Ovedrive, non gliene fregherebbe un cazzo.
Vi risponderebbe di pensare meno, bere più birra e sparare di più. Prendendovi anche un po’ per il culo per come siete vestiti già che c’è.
Ma uscite di casa, mettetevi delle cuffie nelle orecchie e passeggiate un po’ per la vostra città.
Come avete fatto a non accorgervi prima che la vita, in fondo, non può essere mica una cosa tanto seria?