Until Dawn – Recensione

Il genere horror si è più volte concesso a paragoni con la prassi videoludica: è allettante osservare come la narrazione e l’interattività siano sempre più parti costitutive e imprescindibili di un gioco, al quale ne discende una percezione cinematografica. Si tratta ormai di un concetto cristallizzato, stereotipato e pregiudizievole. Until Dawn ricalca questa categoria di videogioco interattivo e riesce a far provare un sano appetito agli utenti proclivi a porgere la loro attenzione alla nuova esclusiva sfoggiata dall’azienda nipponica. Per quanto il videogioco sia verosimilmente fotorealistico, è stato coniato un cast di personaggi reali in perfetta armonia con il mondo dell’horror. Il titolo è in grado di emanare un’aura spettrale, inquieta e terrificante, abile a incutere paura. Una fobia naturale che infonde perfino terrore al pubblico più sensibilizzato.

Until Dawn soppianta delle meccaniche parificabile a titoli di matrice horror, da Beyond: Two Souls a Heavy Rain, e dei paradigmi delle più celebri pellicole di stampo horror hollywoodiane. La finalità di Supermassive Games consiste di terrorizzare le platee, mettervi al centro dell’azione facendovi provare un’esperienza traumatica, un’emozione passiva, e negandovi recisamente ogni contrasto con la probabile sospensione di incredulità. Paura e piacere si mestano: l’orrore diventa in Until Dawn una manifestazione repentina di eventi spaventosi.

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Una vacanza da incubo

Until Dawn trasla il genere del teen slasher horror, ormai è lapalissiano. Il plot del gioco trae palesemente ispirazione dalle opere di David Cage, in quanto hanno suggestionato il loro linguaggio narrativo, mescolando un po’ di carte in tavola per rendere il gioco un’esperienza unica. Un anno dopo la tragica scomparsa di due amiche, un gruppo di ben otto adolescenti decidono di commemorarle organizzando un weekend in una baita, che ben presto si trasforma in un incubo a causa di una caterva di eventi sinistri e terrorizzanti per mano di uno psicopatico killer, la cui identità non è carneade, ma ignota fino alla sua frastornante rivelazione.La maggior parte delle persone, quando guarda un film horror, disapprova le scelte del protagonista.

C’è da dire che in Until Dawn avrete voce in capitolo in questa circostanza e sarete coinvolti nelle decisioni, le vostre azioni plasmeranno l’avanzamento della storia. Alla base di tutto c’è la costruzione di un percorso di gioco creativo, in maniera indipendente e sovrana, seguendo una storia predeterminata, ma spaziando fino a giungere a uno di centinaia di finali intrecciati. Non potete cambiare quello che succederà: più vi affiderete ai vostri istinti e più oneste saranno le vostre scelte. Bisogna ammettere che non vi troverete senza reticenza a rivivere la medesima storia. Until Dawn, infatti, mira a sfruttare l’effetto farfalla: ogni decisione presa risulta preponderante, ciascun personaggio potrà sia salvarsi la pelle che morire indissolubilmente in qualsiasi momento. Un piccolo atto può alludere a ripercussioni giganteschi e inesplicabili. Non esistono punti ove è possibile tornare indietro nel caso in cui un personaggio venga massacrato, perciò sono escluse delle vie di mezzo e vi esorta a ricominciare il titolo da zero per mano di una mal gestione dello sviluppo della trama. Questo vuol dire che qualvolta appare il simbolo della farfalla, è ineluttabile un cambiamento drastico della storia.

Primeggiano i momenti di suspense e di tensione, la formula di Supermassive Games è lampante: un orrore condito da ragazze seducenti dagli atteggiamenti procaci, il tutto in ambientazioni boschive cupe, torve e offuscate, che suscitano la paura e l’immedesimazione. In specie, non dissomigliano all’architettura de “Quella casa del bosco”. Proprio una casetta a Blackwood, dove i protagonisti trovano rifugio dai pericoli esterni e si lasciano trasportare da assidui emozioni forti. L’analogia con l’esplorazione di ambientazioni fosche in perfetta solitudine, o quasi, è confacente a un videogioco horror. Il giocatore percorre zone definite a monte, lineari e prestabilite. Il dottor Hill sarà parte integrante del gioco, esponendo delle domande macabri all’interlocutore dalla misteriosa identità, per permettere di sogguardare la psiche, per dire, in base a ciò che accade nella storia per adeguarli alle sue paure. Nondimeno gli sviluppatori londinesi hanno dato il tutto per tutto per garantire una sceneggiatura encomiabile e non trita, poiché il titolo non fruisce del comparto online e rischia di fare un capitombolo nella banalità. Detto questo, la trama non è tra le più originali, ma è godibile e allieta maggiormente la sfera degli adolescenti.

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Anche i controlli sono sostanziali

A livello di gameplay, Until Dawn ha una struttura di gioco basata in terza persona. Assumerete il controllo di tutti i personaggi, ognuno a seconda dei casi, all’interno di luoghi con molteplici oggetti che brillano, ma devono essere ispezionati – come le foto ritraenti le ragazze scomparse, i manifesti da ricercati, le lettere minatorie, le macchine fotografiche rotte, le registrazioni vocali, le vecchie maschere e così via. Si trattano peraltro di abbordanti indizi utili per l’andamento del gioco. Il gameplay diviene una sorta di concatenazione inframezzata da altre concatenazioni, vale a dire i quick time event, che implicano la scelta del tasto corretto prima che scada il tempo di una determinata azione. Non scarseggia la necessità di compiere scelte fulminee che possono giungere a esiti rischiosi, a seconda del momento. Sono state perlopiù implementate delle funzioni motion: occorre accorgersi un minimo che è possibile “squassare” il controller per ruotare la testa del protagonista durante una scena d’intermezzo, sfogliare le pagine di un diario mediante il touchpad o tenere lo stesso joypad con fissità e immobilità a eventuali situazioni pericolose, per non ridurre il momento a una matassa aggrovigliata.

Per amplificare i contenuti di Until Dawn, il team ha deciso di sparpagliare in giro nella mappa dei manufatti a forma di totem da raccogliere. Predicano prematuramente degli eventi futuri man mano che verranno sbloccati e ruotati per rivelare una farfalla colorata. Un futuro ancora plausibile nella storia, che può essere cancellato prendendo delle decisioni diverse. Sicuramente è indispensabile come avvertimento di pericoli imminenti, se congiunto agli indizi raccolti nel corso della storia, in modo tale da tenere vivi e vegeti i personaggi. Insomma, la scelta di contemplare questo prodotto è risoluto da vari fattori: l’accuratezza del gioco, la ricercatezza dei contenuti e la raffinatezza delle animazioni si inviluppano nel progetto solidale di Supermassive Games. In aggiunta, le tecniche avveniristiche di animazioni facciali connotano un forte e giusto accostamento di attori reali su sfondi digitalizzati e renderizzati nel survival horror in questione.

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Sopravvivere fino all’alba

La bellezza di Until Dawn è tutta in questa storia, che traina il giocatore in un sentiero di esperienza frammista a videogame e interazione. A livello tecnico, il motore grafico è identico a quanto visto in Killzone: Shadow Fall ed è ben realizzato, come di consueto i modelli poligonali. Il frame-rate risulta di solito altalenante, ma assicura i prediletti 1080p e non i 60fps, in quanto quest’ultimi sarebbero genericamente indispensabili per un classico sparatutto o un gioco dove richiede una certa flessibilità nel compiere determinati gesti. Giacché si tratti di un team indipendente, stabilire quest’ulteriore beneficio sarebbe costato un cumulo di danari in termini di qualità rispetto ai 30 frame abituali. Tralasciando qualche immancabile bug, la componente acustica è superbamente curata, in cui musica e ambientazione fanno da contesto anche nelle singole fasi di gioco. Tuttavia, Until Dawn si prefigge di creare una realtà ludica che si innesta nel giocatore, per concedersi la libertà di concretizzare la propria performance estrosa, grazie a una miriade di finali multipli. La longevità si aggira intorno alle 10 ore ed è rigiocabile selezionando a piacere gli episodi da intraprendere.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Until Dawn ha i presupposti per soddisfare appieno anche i fan del genere survival. Il team britannico ha sfruttato bene le potenzialità della console di Sony, partorendo un prodotto che può rivaleggiare con altri titoli del genere. Il prezzo della copertina, però, risulta essere un po’ eccessivo. Ma il divertimento, e due salti dalla sedia per i più sensibilizzati, sono assicurati.[/stextbox]

Sull'autore

Luigi Fulchini

Studente e uno dei fondatori di HavocPoint.it. Scrive di videogiochi.