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Pochi videogiochi hanno lasciato un segno così profondo, viscerale ed emotivamente duraturo come Life is Strange. Un’opera che ha saputo toccare temi delicati come il bullismo, la depressione, l’identità e il senso di perdita, affrontandoli con rispetto e sensibilità. Un’esperienza che, a mio avviso, dovrebbe essere mostrata anche nelle scuole, proprio per il suo valore educativo e la capacità di stimolare empatia nei più giovani.
Nel tempo, l’universo di Life is Strange ha saputo espandersi oltre i confini del videogioco, trovando nuova voce anche nel mondo dei fumetti. Life is Strange: Forget Me Not è il primo volume a collocarsi narrativamente dopo il finale alternativo di True Colors, e si presenta come un nuovo tassello dell’universo narrativo che ha emozionato milioni di giocatori.
Un ponte tra passato e presente
La storia, scritta da Zoe Thorogood, prende come protagoniste Alex Chen e Steph Gingrich, personaggi introdotti proprio in True Colors, ma non rinuncia ad affondare le radici nella mitologia emotiva del primo capitolo della serie, quello che vedeva Max e Chloe come protagoniste. Questo legame narrativo è sicuramente interessante per i fan della saga, ma potrebbe rappresentare un ostacolo per i nuovi lettori: non solo bisogna ricordare eventi passati, ma occorre anche averli vissuti, magari anni prima, per cogliere appieno i rimandi più sottili e le sfumature dei dialoghi.
Il punto forte di questa narrazione risiede nell’intento di Thorogood di unire le linee temporali e tematiche dell’intera serie, creando un racconto che parla di ricordi, trauma, guarigione e identità. Tuttavia, proprio questa ambizione narrativa porta con sé anche alcuni limiti strutturali. Alcuni dialoghi risultano inizialmente criptici o poco chiari, come se mancassero delle pagine o delle informazioni di base. Il disvelamento avviene, sì, ma forse troppo tardi, rischiando di far perdere il lettore più disattento.
Un tratto gentile, ma forse troppo timido
Dal punto di vista artistico, Claudia Leonardi firma le tavole con il suo tratto ormai riconoscibile: delicato, sottile, molto attento all’espressività e all’introspezione emotiva. Uno stile che ben si adatta all’atmosfera intima e riflessiva del franchise, ma che in questo caso sembra mancare di slancio creativo. Mancano quei colpi d’occhio in grado di lasciare il segno visivo, quelle tavole capaci di far gridare al piccolo capolavoro, come invece spesso accade guardando le splendide copertine del volume, che sono invece un vero tripudio di estetica e simbolismo.
Extra che arricchiscono
Dove però l’edizione si risolleva in pieno è nella sezione extra. Il volume include infatti un making of ricco e interessante, insieme a studi sui personaggi e approfondimenti sull’impostazione visiva e narrativa. Un’aggiunta che fa sempre piacere, soprattutto ai fan più devoti, e che regala un dietro le quinte utile per comprendere le scelte artistiche e tematiche.

Conclusione
Life is Strange: Forget Me Not è un volume che, pur non essendo perfetto, riesce a mantenere viva l’essenza della saga. È un’opera che punta tutto sul cuore e sulla memoria, sulla fragilità e sulla forza delle emozioni. Tuttavia, per goderselo appieno, è fondamentale conoscere bene il mondo di Life is Strange, altrimenti si rischia di rimanere spaesati o, peggio, disinteressati.
Un’opera sincera, emotiva e imperfetta, che saprà toccare le corde giuste nei lettori più legati all’universo di Max, Chloe, Alex e Steph. E che forse, nonostante tutto, riesce a ricordarci una cosa: dimenticare fa male, ma ricordare è spesso ancora più difficile.