Ace Attorney Investigations Collection – Recensione

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L’attuale generazione mi ha fatto pensare che non è poi così male rimanere sulle vecchie console, in quanto tra nuove produzioni di ottima qualità al momento non ce nulla che mi fa urlare al miracolo, per tanto abbiamo a nostra disposizione diverse Remastered per la nona e ottava generazione di console che ci permettono di riassaporare il passato. Ace Attorney Investigations Collection è esattamente ciò che potete immaginare, ossia una collezione dei due investigativi rimasterizzati del mondo di Ace Attorney.

Di per se recuperare a distanza di 15 anni due capitoli, il primo uscito nel 2009 e il secondo nel 2011 nell’allora pubblicata per Nintendo DS, un titolo che ne migliora la grafica riadattandola alla generazione attuale mantenendo la storia inalterata. Forse l’unica pecca è proprio quella mancanza della lingua italiana che, per un titolo come questo, rende pesante il seguimento della storia per chi magari non conosce le lingue straniere.

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Il Pubblico Ministero in arrivo

All’interno della remastered saranno presenti i due titoli del brand, che prende come protagonista in entrambi i casi il Prosecutor, o in italiano Pubblico Ministero, Miles Edgeworth il quale deve collaborare con altri colleghi del governo – i quali hanno il medesimo incarico – e detective per seguire i casi. In entrambi i casi i due titoli sono scanditi in 5 episodi, dove si potrà provarli in qualsiasi momento e in qualsiasi ordine per chi magari ha già avuto modo di giocarli nella versione principale.

Ce da dire che sia nel primo capitolo che nel suo seguito, avremmo modo di indagare su un caso più complesso da vedere nei 5 episodi del gioco, oltre agli altrettanti mini casi che verremmo coinvolti nel corso dell’esperienza. Eviterò di parlare di tutti i casi e prenderò in esame solamente il primo, senza entrare nel dettaglio della trama per evitare una qualsivoglia retorica della storia del gioco.

Il motivo è semplice per il fatto che, la storia per quanto si basi su personalità che ricorderanno persone occidentali, però il contesto è pesantemente influenzato dal mondo JRPG e cultura giapponese in particolare. Il dover andare avanti e indietro per l’area d’indagine, parlare con le persone coinvolte e unire le varie informazioni saranno il fulcro principale del gioco.

Un omicidio pre-annunciato

La mancanda di prove che si possono trovare all’inizio farà si che il giocatore debba provare ogni occasione, di controllare ogni singolo angolo della zona d’indagine come se non ci dovesse mancare nulla nella nostra bacheca immaginaria. Questa caratteristica è dovuta al fatto che Miles ricordi molto bene le informazioni, elencandole in una lista che permetterà al giocatore di visualizzarle in qualsiasi momento.

Questo farà si che in diverse circostanze dovremmo controllare gli oggetti lasciati sul luogo dell’indagine, questo farà si che il giocatore capisca la dinamica dell’omicidio e di cosa sia successo. Prendendo in esame il primo caso del primo capitolo, ci sarà un omicidio nell’ufficio del Prosecutor in piena notte per motivi che inizialmente sono all’oscuro sia da parte del giocatore, oltre che dal protagonista.

All’interno dell’area troveremmo non solo il cadavere della persone che è rimasta coinvolta, ma anche l’arma del delitto la quale presenta diverse caratteristiche interessanti. La prima è un revolver dove presenta diverse curiosità sull’indagine, infatti controllando l’arma bisognerò capire se ci sono degli indizzi da collegare con il cadavere, come ad esempio quanti colpi esplosi oppure impronte digitali.

Non sottovalutare l’ambiente

Una caratteristica che simboleggia il mondo RPG è il poter cambiare area, oltre al personaggio che vedremmo in seguito, dove se non abbiammo voglia di vedere un capitolo che magari abbiamo già giocato passeremmo al successivo. Ma questo è un aspetto che sconsiglio per evitare di non seguire la trama, che risulta essere l’aspetto principale di questa collector provata su PS4, ma presente anche per altre piattaforme come Xbox Series X/S, Xbox One e PS5 oltre a molte altre.

Una cosa che mi è piaciuta del secondo episodio è il poter cambiare investigatore, passando da Miles al collega e amico Dick Gumshoe i quali si potranno scambiare i ruoli da protagonista, per completare alcune indagini. Nel corso della storia avremmo diversi aiuti ma non ci sarà un cambiamento effettivo del gameplay, rimanendo quasi fedele ad un modo di giocare quasi univoco.

Per tanto il dover girare in torno ad una stanza, oppure stanze asseconda dell’episodio, non mi ha fatto impazzire e avvolte mi ha annoiato in quanto spesso bisogna andare un po’ a tentoni. Però alla fine dei conti può piacere a quelle persone che amano il cosidetto “gioco chiacchiericcio“, ossia quei giochi dove si parla e si legge tantissimo e bisogna cogliere gli indizzi.

Un mondo senza il pegi o quasi

Dal lato dell’aspetto grafico ricorderà uno di quei thriller con alcuni tratti noir, con uno stile grafico d’animazione giaponese che ricorda prodotti verso la fine degli anni anni 90 e i primi 2000, dove si poteva raccontare una storia adatta a tutta la famiglia senza il dover far i salti mortali all’indietro. Con nessuna parolaccia e con forti atteggiamenti che ricordano i modi di fare giapponesi, in questi contesti può piacere oppure no in base ai gusti delle persone nel mio caso le ho trovate interessanti.

Un aspetto che ho trovato positivo è quello di aver dato linfa dal lato tecnico, a differenza dell’originale dove erano erano delle cutscene e le vignette a schermo ad avere un riscontro visivo di buona qualità, mentre i personaggi che si muovevano su schermo avevano un aspetto retrò. Hanno migliorato gli asset grafici rendendoli più moderni in questa generazione, ma non permette in nessun modo la modifica rispetto all’originale, rimanendo invariato nel corso degli anni.

L’audio è rimasto invariato così come per tutte le altre voci presenti nel menu, sia dal lato grafico che da quello tecnico, con la possibilità di poter salvare e caricare la partita in qualsiasi momento il che rende l’esperienza appagante. Però come ho già affermato all’inizio la mancanza della localizzazione in italiano, fa si che si vada perdere quella fetta di pubblico che ha apprezzato il titolo originale, sia in termini di idee ludiche che in un riadattamento più moderno, e che aspettavano una traduzione per goderselo meglio, insomma è un prodotto che ha saputo migliorarsi solo a metà ma che non offre nulla di nuovo rispetto all’originale, ma non è tutto da butar via e rimane una collector da recuperare se si è interessati.

Sull'autore

Giacomo Lambertini

Cresciuto con pane, videogiochi e fumetti cresce con una voglia smisurata di raccontare ciò che più gli appassiona a chiunque.