Black Hammer/Justice League #2 – Recensione

Dopo un po’ d’attesa ci siamo finalmente trovato per le mani l’inizio di una miniserie che sulla carta prometteva davvero bene. Jeff Lemire è d’altronde uno dei narratori più importanti degli ultimi anni e sa esattamente come scrivere una storia e come svilupparla al meglio. Inutile quindi dire che personalmente mi aspettavo tantissimo dall’incontro tra il mondo di Black Hammer con quello DC Comics. Il primo numero di Black Hammer/Justice League era però una partenza interessantissima, ma ovviamente ancora poco profonda. Con il secondo numero accade qualcosa di diverso invece ed è in questa sede che ne vorrei parlare in modo aperto.

La storia è un continuo del primo numero, ma viene fatto comunque un salto temporale considerevole. I due gruppi di eroi vivono in mondi che non gli appartengono, ma nonostante questo, cercano di mantenere una certa logica continuando la vita del precedente gruppo. Questo vuol dire ovviamente che il team di Black Hammer continua a difendere la terra senza esitazione da dei nemici esterni. Nel frattempo arriva i restanti membri della Justice League, intenzionati a capire cosa sta succedendo e non mancano delle battute tra Barbalien e Martian Manhunter. Dall’altra parte abbiamo invece la solita fattoria in mezzo al nulla e i personaggi che cercano di vivere una vita comune, ma senza molto successo vista la mente di Bruce Wayne, che continua a vigilare su una città non sua e con la polizia scontenta di questo.

Jeff Lemire con il secondo numero non ha messo nessun punto sul futuro della miniserie e degli eventi, ma ha preferito approfondire lo stato d’animo dei personaggi e i mondi in cui si trovano attualmente. L’arrivo della Justice League in pieno assetto da combattimento potrebbe scuotere qualche fan, ma si tratta di una reazione piusttosto logica vista l’entità dell’accaduto. Ancora una volta, Lemire unisce i suoi punto abilità nella scrittura e crea un mondo vivo in cui i dialoghi funzionano bene e nel modo piuttosto acceso. Ora non ci resta come i due gruppi pensano di tornare nei rispettivi mondi e forse sappiamo chi aiuterà in modo concreto a tutto ciò. I testi sono poi coadiuvati dalle ottime matite di Micheal Walsh, che continua a descrivere le scene nel suo modo pacato e dolce, quasi gentile. Alcune tavole sono particolarmente ricche di dettagli, che vanno dal realistico all’onirico e ricreano i personaggi delle due realtà. Si tratta di uno stile che per ora si abbina in modo perfetto al fumetto, ma bisognerebbe vedere in futuro cosa ci regalerà.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.