Damsel – Recensione del film che manca il bersaglio e il pubblico

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La fiaba è un tipo di narrazione che non morirà mai. Nel corso dei secoli la fiaba ha subito tante trasformazioni, adattandosi al pubblico di riferimento. Oggi nessuno si sognerebbe mai di raccontare una storia antica ai propri bimbi e bimbe. Perfino un autore come Roald Dahl ha subito un processo di adattamento per via del linguaggio utilizzato e poco adatto ai più piccoli. Provate a prendere la prima edizione de La Fabbrica di Cioccolato per accertarvene. Ecco, purtroppo non sempre le fiabe riescono nel loro intento. A volte sono scritte da chi palesemente vuole solo ingraziarsi una fetta di pubblico specifica e nel frattempo non ha le conoscenze necessarie per una buona scrittura. Damsel, uscito su Netflix appare difatti proprio come un titolo mal riuscito e con una trama fin troppo debole e priva di mordente. Oltre a questo, dobbiamo mettere in considerazione anche la mancanza di un vero messaggio di fondo.

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La principessa Elodie vive felice nel freddo regno di Inophe con suo padre, sua sorellina e la matrigna. Accetta di sposare il principe Henry di Aurea per il bene del suo popolo. Durante il viaggio verso il ricco regno di Henry, Elodie sogna di esplorare nuove terre con lui. Tuttavia, la sua famiglia sembra entusiasta solo all’apparenza, soprattutto a causa della freddezza della regina Isabelle nei confronti della matrigna di Elodie. Elodie sospetta che il matrimonio potrebbe non essere così vantaggioso come pensava, specialmente quando suo marito non le rivela nulla riguardo alla dote.

Damsel

La regia di Juan Carlos Fresnadillo è tanto semplice quanto funzionale. Niente riprese da premio Oscar, niente inquadrature superlative. Tutto ruota attorno a una semplicità che in dei conti funziona, ma stanca ben presto. Questo anche in funzione al fatto che il film in fin dei conti non è rivolto a un pubblico troppo giovane, ma piuttosto di adolescenti, che spesso desiderano qualcosa di più. Nella sua semplicità resta comunque un tipo di regia che tutto sommato si fa guardare senza troppi problemi.

Damsel è un film fantasy in cui la presenza di un drago è tanto importante quanto continua. Un po’ come quella del famoso squalo dell’omonimo film, ma ovviamente in maniera del tutto inferiore. Proprio per il fatto che riusciamo a vederlo di continuo, la sua presenza non incute alcun timore. Manca quella tensione e la curiosità del vederlo comparire perché lo spettatore sa già quando il drago farà la sua comparsa. Vuoi per il posto, vuoi per la regia, vuoi per le musiche, ma diventa piuttosto lampante questo problema. E nonostante ciò devo dire che la CGI che muove i fili non è per niente malvagia. Oserei addirittura dire che si tratta di una buona computer grafica in cui il drago è stato minuziosamente riprodotto fino all’ultimo minuscolo dettaglio.

Al livello attoriale Millie Bobby Brown sa come giocare le proprie carte. Non si tratta di una recitazione capace di far strappare una lacrima o di farci urlare di gioia, ma ha lavorato bene ed è risultata piacevolmente coinvolgente. Ho adorato a dire il vero alcune parti in cui il suo personaggio soffre per quelle cose che di solito non feriscono affatto l’eroe di turno, apprezzando la sua umanità. Un po’ come fu per il primo capitolo del reboot di Tomb Raider. Tutti gli altri personaggi appaiono per un lasso di tempo davvero limitato, diventato alla stregua di macchiette senza personalizzazione e senza caratterizzazione.

La storia scritta da Dan Mazeau invece manca totalmente di mordente e nonostante la drammaticità degli eventi, non lascia niente allo spettatore. Non ci sono momenti di vera tensione perché fin dall’inizio è piuttosto facile prevedere l’andamento dell’intera pellicola, che proseguirà in modo piuttosto scialbo verso la fine. Ci sono tanti punti lasciati in sospeso per una libera interpretazione da parte degli spettatori. Punti che in verità meritavano più attenzione. Anche il drago appare come un essere intelligente, ma stupido come pochi esseri umani. Un vero peccato per una creatura così bella e imponente.

Damsel

Allo stesso modo anche il vero messaggio di fondo, che si riduce alla semplice e misera vendetta. Questo potrebbe anche starci per un film di altro genere, ma in un fantasy indirizzato a un pubblico giovane, serve un messaggio importante. Il finale invece conclude tutto con un happy ending quasi rose e fiori, senza dare alcuna giustizia alla parte dark vista fino a quel momento. A tratti è come se il film fosse stato scritto da tre o quattro persone che lavoravano in delle stanze separate.

Insomma, Damsel è un film che purtroppo fallisce nel suo intento dell’essere una fiaba, un buon film fantasy o anche solo un buon film.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".