Daredevil: Giallo – Recensione

Daredevil: Giallo
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I colori sono spesso un modo per descrivere un’opera, l’umore e cosi via. Il colore crea discrepanze tra le opinioni politiche e sociologiche ed è spesso un collante per la vita stessa. Anche il cinema sfrutta il colore a proprio vantaggio sia dal lato fotografico che quello nominativo. Pensiamo un attimo alla meravigliosa Trilogia del Cornetto, diretta da Edgar Wright. Analogamente esiste anche la Tetralogia del Colore nel fumetto marvel. Quattro fumetti, caratterizzati da un colore specifico, capace di raccontaci qualcosa di importante, talvolta intimo. Spider-Man: Blu, Captain America: Bianco, Hulk: Grigio e Daredevil: Giallo. Quest’ultimo, firmato da Jeph Loeb ai testi e Tim Sale alle matite è l’argomento di oggi. Una miniserie che si avvicina sicuramente all’olimpo dei capolavori eterni, adorato dallo stesso Stan Lee (che si era rifiutato di leggerlo prima dell’uscita di tutti i numeri) e probabilmente da chiunque lo abbia letto.

Il passato che fa male

Daredevil: Giallo è una storia in cui l’eroe si fa uomo e cerca di elaborare un lutto, di lasciarsi andare il passato alle spalle e di andare avanti. Matt Murdock è l’uomo che tutti conosciamo come Devil, il Diavolo di Hellskitchen e il protettore dei più deboli. Un eroe che si eleva dal basso, non vola alto e continua a proteggere i cittadini dai mali più tangibili rispetto a titani spaziali e alieni. L’eroe con un passato che inizia nel dolore per la perdita del pilastro della sua vita giovanile, un padre che gli ha insegnato a non piegarsi a nesso, a stare sempre in piedi e combattere fino alla fine. La morte del pugile “Battlin’ Jack” Murdock è infatti quel momento in cui la rabbia prende il sopravvento e Matt decide di vestire con gli stessi colore che portava suo padre, il giallo.

Nel frattempo il lavoro con il suo miglior amico Foggy va a gonfie vele, con alcuni grandi clienti con i Fantastici Quattro. Un momento di felicità mista alla rabbia del vigilante notturno. Tutto però cambia con l’arrivo di Karen come assistente. Una donna di una bellezza assai rara che colpisce Matt dal primo istante. Non riesce a vederla, questo no, ma ciò non gli impedisce di perdere completamente la testa per quella donna che in futuro gli cambierà completamente la vita.

Il passato che fa bene

Leggere questa miniserie edita da Panini con un’edizione di lusso è un po’ come entrare per un instante nella vita di un eroe cosi bello e cosi particolare come Daredevil, ma sopratutto in quella di Matt. L’Uomo senza Paura, a detta di Karen, è tutt’altro che cosi. Prova ogni emozione, ogni sentimento, nascondendoli dietro a uno scudo rosso. L’amore, l’amicizia e la famiglia si fondono in una dolorosa lettera che dovrebbe essere la sua elaborazione del lutto e alla fine lo è per tutti noi, lettori e protagonista. Lui ha amato la ragazza da subito e non servono gli occhi per innamorarsi o per amare, questo lo sa chiunque. L’amore è cosi, ti spara in testa a bruciapelo senza alcuna possibilità di fuga.

In tutto questo Jeph Loeb fa un lavoro magistrale dietro ai testi, svecchiando, creando e riciclando. Testi maturi e profondi, quelli che potremo aspettarci in un buon film o romanzo e tutto ciò trasporta il lettore nel pieno di questo mondo cosi meraviglioso e oscuro da farci paura e perché no, magari farci sorridere, ogni tanto. Anche la struttura narrativa non presenta alcun difetto, alcun problema o alcuna rilevanza negativa. Ogni cosa è stata realizzata nel migliore dei modi e lo si sente fin dai primi istanti.

Dall’altra parte abbiamo un Tim Sale agguerrito che dona la vita alle parole nel vero senso della parola. Figure slanciate, visi che lasciano trasparire tutte le emozioni sono una delle carte vincenti di questo Daredevil e accompagno fino a quell’addio finale, che sa un po’ di malinconia e di liberazione. Grande attenzione è stata posta alle scene d’azione, perfette per la questione registica delle inquadrature e anche delle figure, che sembrano avere quasi una logica cinematografica piuttosto che fumettistica. Il tutto confluisce sulla carta con una naturalezza e una fluidità da farci dimenticare di tutto e tutti nel momento della lettura.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".