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In una società che sembrà aver paura di correre qualsiasi rischio, andando sempre sul sicuro, è difficile scegliere un prodotto che potrebbe non piacerci. Ogni gioco nel o nel male contiene quegli elementi rodatissimi capaci di far vendere (con una buona dose di marketing) e di appassionare, ma stando sempre sul proprio orticello. Proprio in questo mondo abbiamo bisogno di designer come Hideo Kojima, capaci di stravolgere le carte in tavola, bluffare e alla fine darci uno schiaffo. Non si vince sempre facendo questo, ma si resta nella storia e si modella una strada verso il futuro. Death Stranding è proprio, questo, un pioniere pronto a dire la sua a destra e manca.
Su Playstation 4 il gioco ha rapito milioni di giocatori, deludendone alcuni ovviamente, ma è il naturale percorso di chi cerca una nuova strada per raccontare una storia, senza cercare di somigliare a tutti gli altri. La sua uscita sui PC rappresenta un nuovo step intrapreso dalle aziende di videogiochi per portare le esclusive console sui computer. Decima Engine è un motore grafico malleabile e non si presenta come spaccamascela solo su PS4, ma anche sul computer e dopo aver testato per bene il gioco, eccoci a parlarne in modo schietto e diretto.
Ristabilire i collegamenti
Gli esseri umani vivono in modo social, e questa interconnessione è mutata nel corso dei secoli, fino a diventare quel che è oggi. Siamo tutti connessi e questi legami digitali in un certo senso rompono le distanze che ci separano, collegando le persone che altrimenti non potrebbero conoscersi. Hideo Kojima ha giocato molto sul tema bellico in Metal Gear Solid, ma dando sempre un messaggio pacifico, dicendoci che la guerra non è necessaria, infondendo coraggio in chi non ne aveva. Death Stranding ha invece le sue tematiche sulla vita e sulla morte, che convivono e coesistono in modo singolare, facendoci dare uno sguardo al mondo che ci circonda e la vita che si trasforma.
Il tema dei corrieri è importante per la nostra avventura e anche per il mondo reale. Il mondo che conosciamo non è finito, non è morto, ma nel corso dei mesi precedenti, si era fermato. La vita come la conosciamo, era cessata ed eravamo prigionieri delle nostre paure e fobie in una casa che stava stretta dopo due giorni in campagna, figurarsi in un monolocale nel centro di una calda e afosa città. In quel periodo, i corrieri hanno lavorato in modo incessante (insieme a tante altre attività comunque), rischiando più di tutti noi di ammalarsi e di non tornare a casa. Capite quindi che il corriere è un lavoro che proprio nei momenti in cui la socialità viene meno, aiutano a mantenere una parvenza di normalità.
Death Stranding ha dalla sua una narrazione molecolare, in cui ogni minima particella si lega alla fine con il resto, formando cosi qualcosa di nuovo e originale. Le gesta di Sam ora sono più significative di prima e forse è anche il momento perfetto per giocarlo su PS4. Hideo Kojima ha imbastito un mondo vivo in cui tutto coesiste e tutto ha un suo senso. Potrei dire tanto di questo gioco e potrei non dire niente, ma in questo caso, più che mai non bisogna andare verso lo spoiler, per lasciare il gusto della scoperta e della sorpresa.
Il mondo dettato dalla precisione
Death Stranding non è un gioco semplice e non è facile descriverlo. Sappiamo tutti che dobbiamo consegnare i pacchi e questo dice tutto e niente. Bisogna capire che l’esplorazione, la solitudine, la fatica, sono elementi imprescindibili dell’esperienza totale. Qualcuno dice che la frase “non è un gioco per tutti” non ha molto senso, ma non è cosi. Death Stranding non è per tutti e non deve esserlo. Si tratta di una sperimentazione in cui solo qualcuno troverà il vero io e in pochi riusciranno a penetrare la corazza meta narrativa che avvolte la sua struttura, per poi andare oltre, nei meandri dell’ignoto.
Si parte in Death Stranding camminando e in effetti, questa sarà l’attività che faremo di più nell’arco di tutto il gioco. Camminare non è una cosa facile e un camminatore lo sa bene. La fatica talvolta è tanta e delle volte questa si unisce con tutto la stanchezza, la fame e la sete. Il punto finale è però rappresentato dalla voglia di scoprire, che in questo gioco ci fa muovere avanti, facendoci scoprire uno scorcio sempre nuovo oltre una roccia, un colle o un monte. Inizialmente saremo propensi a camminare, rispettando tutte le regole e senza fretta alcuna, ma verso la fine non sarà cosi. Quasi certamente cercherete di andare velocemente, di sbrigarvi e smetterete di osservare il mondo circostante. Cosi è nella vita reale e anche in questo videogioco.
I momenti di puro cammino verranno interrotti dalle scene stealth forse un po’ sottotono rispetto alla saga di Metal Gear Solid, ma comunque di ottima fattura e godibili in ogni istante. Anche l’azione pura e dura non mancherà di cerco, ma senza premere sul pedale della difficoltà, che in questo caso non serve per l’animo del gioco.
Il sound del futuro
Ogni titolo targato Hideo Kojima ha dalla sua parte una componente vitale per un’opera interattiva, il sound. La colonna sonora di Death Stranding ha una sua storia e rappresenta in parte l’amore dello stesso director per la musica e per diversi gruppi musicali. Questa sua passione la possiamo vedere sempre in evidenza sui social, dove Hideo è presente come il più grande degli influencer e in effetti lo è.
La colonna sonora di Death Stranding mescola diversi sound, restando però sempre con la componente elettronica in vista. CHVRCHES ha composto una canzone appositamente per il gioco, mentre tanti altri brani rappresentano in modo perfetto l’essenza futuristica, ma anche malinconica di un mondo andato in frantumi nonostante tutta la tecnologia e la potenza economico militare dei vari paesi. Questo quadro pessimista e in parte realista viene accompagnato dalle note distinguibili subito.
Il doppiaggio del gioco rappresenta come sempre l’eccellenza di Kojima e la sua passione per il cinema. Un lavoro ben fatto, ben realizzato e ben congegnato appassiona, intrattiene e coinvolge il giocatore, che si ritrova a guardare dei filmati recitati in modo eccelso.
Più bello di prima
Decima Engine su PC non è bello, ma è una piccola perla che con dovute modifiche e ottimizzazione potrebbe durare ancora tantissimi anni, dettando le regole della grafica videoludica. La precisione e definizione con la quale le texture si palesano davanti ai nostri occhi è disarmante e lascia il giocatore totalmente sbalordito. Certo, lo era anche su console, ma su pc la differenza la fa l’insieme. Abbiamo davanti a noi un titolo più fluido, con un raggio di visuale estremamente realistico e preciso. Il post processing regala delle emozioni che un amante della potenza grafica non potrà non apprezzare.
Il resto è stato già visto ed è tutto davvero bello visivamente. Le espressioni facciali erano la pecca di Horizon, ma in Death Stranding si mostrano in modo più deciso e solido, regalando dei momenti al limite del cinematografico. Hideo Kojima cosi si palesa ancora una volta per il regista videoludico che è.