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Meno di un mese fa abbiamo assistito a un vero evento storico in quanto la testata Detective Comics ha raggiunto il numero 1000. Diverse storie hanno dipinto il percorso del Cavaliere Oscuro e le varie sfaccettature del suo carattere, ma quella finale era riconducibile al prossimo numero e ci mostrava l’ingresso di un incazzato più che mai Arkham Knight. Una scelta che poteva essere forzata, ma che effettivamente ha catturato nel numero 1001 con una costruzione interessante, ma senza spiegarci dove andrà a parare la narrazione. Come è giusto che sia in fondo.
Il numero in questione si apre con un problema non da poco, l’arrivo dell’Arkham Knight a Gotham insieme alla sua squadra, che per ora non conosciamo ancora. La sua imponenza sembra da subito lampante agli occhi di noi lettori, che non riconosceremo l’esatta contrapposizione del cavaliere videoludico. Intanto in città troviamo i pipistrelli morti un po’ ovunque e Gordon è costretto a chiamare Batman per dei chiarimenti. Non si tratta di un problema da sottovalutare però ed è allora che diventa importante l’aiuto di una persona imprevista, Francine, la moglie di Bat-Man. I pericoli sono nell’aria però e sono pronti a riversarsi su Bruce.
Provare a dare un giusto peso al Cavaliere di Arkham non è una cosa facile e probabilmente il rischio maggiore era quello di non riuscire a diversificare la controparte cartacea da quella videoludica. Per fortuna posso affermare con grande certezza che per il momento il personaggio non solo sembra diverso nel design (eccezion fatta per il casco), ma anche per il metodo d’azione e anche gli alleati, l’arma e cosi via. Peter J. Tomasi ha quindi preso bene la palla in balzo segnando un tiro da due punti pulito. La sceneggiatura spazia infatti dai momenti più calmi all’azione pura, dove sono le mosse veloci a fare la differenza e dove Batman si dimostra un grande calcolatore, ma anche umano.
I testi di ottima fattura sono coadiuvati dalle matite di Andrew Hennessy, Bradley Walker , che nella sua classicità riesce a dare una certa profondità alle scene. L’azione è frenetica, ma forse meriterebbe un approccio differente, con meno staticità lampante, mentre la quantità dei dettagli, nonostante tutto, risulta essere parecchio piacevole.