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Ci sono alcuni sceneggiatori capaci di smantellare completamente l’eroe che abbiamo visto per decenni. Scrittori che umanizzano e deumanizzano quei personaggi, rendendoli del tutto diversi dal passato. Pensiamo a Jason Aaron, che ha sempre dato il giusto peso all’umanità e alla sofferenza. È sempre riuscito a smantellare ogni frammento della storia e lo abbiamo visto farlo senza alcuna pietà. Con Thor, Aaron è stato incredibile e non ho mai nascosto il mio amore per La Potente Thor, che distrugge tutto ciò che sapevamo, spoglia i vari personaggi e li rende vulnerabili. Ebbene, lo stesso è successo anche con Doctor Strange con Gli Ultimi Giorni della Magia, un bel Omnibus edito da Panini Comics.
L’edizione in questione è quella del classico Omnibus Marvel. La carta lucida valorizza le tavole, mentre la sua grammatura permette l’utilizzo di tantissime pagine in poco spazio. La sovracopertina al tatto è morbida, mentre il prezzo… beh quello è un altro paio di maniche.
La storia di questo grosso volume ci racconta un momento pesante per Stephen Strange, quello in cui la magia scomparve quasi del tutto dal nostro mondo. Un momento drammatico non solo per lui, ma per tutti i maghi e anche per le persone normali. Tutto l’universi si regge infatti su dei fili sottilissimi e basterebbe spezzarne uno solo per mandare in frantumi un quadro veramente fragile e immenso.
Sullo sfondo di una New York caotica e piena di pericoli vediamo il nostro eroe combattere il male che affligge le persone comuni. Saranno però delle lumache che mangiano la magia a insospettirlo. Creature che di solito abitano in un posto pieno di magia, in cui non possono danneggiare nessuno. Questo sarà l’inizio di qualcosa di terribile e programmato. Un nemico di nome Empirikul scatena le proprie forze contro la magia, estirpandola del tutto. Il grande capo vaga da un mondo all’altro con il suo esercito e stermina ogni Stregone Supremo. Il prossimo sulla lista è proprio Strange e con lui anche tutti gli altri presenti sul nostro pianeta.
Tralasciando la descrizione dettagliata della trama, che è sempre meglio scoprire leggendo, vorrei parlare della narrazione di Aaron. La storia è un susseguirsi di eventi in un crescendo vorticoso e veloce che catapulta verso la metà del fumetto. La seconda metà rappresenta una sorta di soluzione, ma lo è davvero? Quella che ci viene data è una grande lezione. Tutto ha un prezzo e prima o poi qualcuno verrà a riscuoterlo con tanto d’interessi. Questo insegnamento vale anche per noi e in un certo senso è come se l’autore parlasse ai lettori durante la scrittura della storia.
Insomma, qui la psicologia di Stephen viene demolita e l’eroe verrà costretto ad affrontare i vari mali con quel poco che gli resta. Ogni personaggio durante la scrittura ha uno spazio proprio in cui agisce in modo giusto e coeso con il resto della vicenda. Si tratta di una grossa struttura che si regge su dei pilastri solidissimi di un mondo ben congegnato e strutturato in modo da convivere con tutti gli altri personaggi dell’universo fumettistico Marvel. Ovviamente il focus primario è rivolto verso Stephen Strange.
Stavolta il Dottore si troverà a lottare contro innumerevoli nemici, ma non è solo quello il problema. Non sarà nemmeno il secondo nemico a creare il vero problema. Il reale problema di Doctor Strange è che fino a quel momento aveva mantenuto oscuri alcuni segreti e soprattutto la verità riguardante quel famoso prezzo da pagare.
Da questo punto di vista Jason Aaron spacca ogni singolo personaggio che affronta. Ha quella capacità di smantellare tutto e ricostruire tutto in modo molto più poetico di prima e anche qui si percepisce quella stessa aria di un prodotto nato per colpire e per stupire i propri lettori.
Il lato grafico è stato affidato completamente a Chris Bachalo, che con questa serie si è superato. Ogni vignetta è quasi un racconto a sé. Un vero e proprio universo da esplorare a 360° grazie allo stile preciso ci viene presentato sempre un quadro preciso di ogni singola vignetta. Altre volte invece si tratta di un modo di disegnare più diretto e graffiante, rappresentando al meglio le scene più dure e crude, ma sempre ben descritte.
Le tavole sono piene zeppe di dettagli che fanno il loro dovere, costruendo un intero mondo. Questo si espande, fino a diventare gigantesco sotto ogni punto di vista. Da considerare anche le scene d’azione, che sono state rese movimentate anche quando c’era più di una difficoltà di mezzo. Si tratta insomma di uno stile che racchiude dentro una grande inventiva e fantasia. L’immaginazione di un mondo diviso in due parti, non visibili agli umani comuni rappresenta un lato onirico del tratto di Bachalo. Quelli sono i momenti in cui il disegnatore può dare sfogo al proprio estro creativo, senza sentirsi legati a dei catenacci fatti di parole e carta.
Ogni frammento di quest’albo si amalgama perfettamente con altri, creando così un mosaico pressoché perfetto, capace di scandagliare a fondo dell’animo del protagonista.