DOOM – Recensione

A volte i bei giochi restano belli. Magari con una lunga storia alle spalle hanno qualche incespico, soprattutto quando si parla di trasformare un gioco da 2D a 3D, ma passata l’eccitazione iniziale, spesso più da parte dei finanziatori che dei programmatori, alcune IP riescono a mostrare il loro vero potenziale… Stiamo parlando ovviamente di Duke Nukem F… ehm, no, scusate, DOOM.

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Il risveglio dell’eroe

Ti svegli, fai esplodere la testa di un demone a mani nude, prendi la pistola, ne fai secchi altri due, corazza, un briefing brutalmente interrotto dal protagonista, come se avesse capito che il giocatore , proprio come lui, vuole solo uccidere, strappiamo un fucile dalle mani di un cadavere e lo proviamo immediatamente su un Imp, un tutorial velocissimo su come eliminare i demoni a mani nude e la musica sale, 30 secondi di carneficina più tardi carichiamo il fucile (tch-tch) a tempo di musica su una rivisitazione del tema di E1M1, e si comincia…

Fin dall’intro DOOM promette di essere una lettera d’amore per i suoi fan storici, tutto è fedele e l’utilizzo di decenni di tecnologia in campo videoludico non appesantisce il gameplay di inutili fronzoli, anzi lo arricchisce; non siamo una recluta di qualche corpo militare spaziale, impaurita ma cazzuta, siamo IL Marine, anzi il DOOM Marine, risvegliatosi dopo un sonno durato secoli (allegoria dell’attesa dei fan per avere il vero successore della serie) semplicemente per fare fuori da solo le orde infernali, divorandone i poteri e facendosi strada attraverso di loro, anche in senso letterale, chiedendone ancora e ancora e rimanendo sempre un po’ delusi quando una voce ci avvisa che nella zona non c’è più nulla da uccidere…

Anche la colonna sonora è molto curata, ed abbiamo anche notato un’alternanza di genere tra le sequenze su Marte, con un tema Industrial-Dubstep, e quelle all’inferno, dove Thrash e Death Metal saranno di casa. Nulla di paragonabile alla OST dei classici, ma non è che si possono sempre plagiare pezzi degli Slayer e dei Metallica, per citarne alcuni, e sperare che nessuno ti faccia causa ancora una volta.
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Un Parco a tema “Inferno”

Doom, per fortuna, è ben lontano dagli sparatutto tattici, fatti di coperture ed energia che si rigenera, al contrario, meno salute avremo, più aggressivi dovremo essere. I demoni, soprattutto quelli meno coriacei, sono più una risorsa che un ostacolo: infliggendogli il giusto ammontare di danni li stordiremo, permettendoci di effettuare un letale attacco corpo a corpo ultraviolento. Dopo poche ore di gioco inizieremo a vedere i nemici come vittime della nostra sete di sangue, e se non si trattasse di malvagi e mostruosi demoni, inizieremmo quasi a provare pietà per loro. Il discorso ovviamente si complica con l’introduzione di nuovi nemici sempre più potenti man mano che si prosegue, e ancora una volta in modo fedele all’originale, alcuni di essi ci vengono inizialmente presentati come semi-boss per farci prendere confidenza con i loro attacchi e la loro resistenza, ma durerà poco, DOOM non sarà gentile con noi, e queste potenti creature saranno sempre più presenti nei combattimenti, superando spesso di numero quello dei nemici deboli, che vedremo sempre più come depositi di salute e munizioni ambulanti. Per fortuna potremo contare su un’arsenale incredibilmente vasto e soddisfacente, e scordatevi la realistica e noiosa moda che limita a 2 le armi trasportabili, diventeremo letteralmente un esercito che cammina, anzi corre, che si porta dietro un’arsenale che farebbe invidia ad una piccola nazione. Con qualche piccola e gradita aggiunta, le armi del DOOM Marine sono le stesse dei primi due originali, solo che funzionano in modo un po’ diverso: per quasi tutte le armi sono disponibili due modifiche sbloccabili ed intercambiabili che si attivano col grilletto sinistro, che senza imbastardire e stravolgere l’arma stessa, ne arricchisce la strategia; prendiamo ad esempio il cannone al plasma, nulla di troppo diverso da quello del DOOM originale che sparava raffiche di letali sfere blu, ma ora sparando l’arma si surriscalderà permettendoci di utilizzare un colpo di “raffreddamento” molto potente, che a seconda dei nostri gusti potrà essere una letale esplosione che polverizzerà i nemici intorno a noi, oppure una sfera un grado di stordire qualche demone un po’ troppo entusiasta, mentre sul fucile d’assalto potremo alternare un simpatico modulo che spara micromissili, oppure, se proprio vogliamo far finta di giocare ad uno sparatutto tattico, un mirino per le uccisioni a distanza. Tra le molte armi a disposizione, vale la pena di approfondire il funzionamento di due in particolare: la motosega ed il BFG 9000, esse sono infatti le armi più potenti del gioco, e godono ognuna di un tasto dedicato, la prima ci permetterà di distruggere istantaneamente qualunque nemico in corpo a corpo tranne i boss, a patto di avere abbastanza carburante, più è grosso e cattivo il nemico, più carburante richiederà l’esecuzione con la motosega, e la benzina è un bene raro all’inferno; quasi lo stesso discorso vale per il Big Fucking Gun, che spara la classica lenta palla verde di antimateria che innesca con un fulmine tutti i nemici a cui passa vicino per poi disintegrarli all’istante dell’esplosione, a prescindere da quanto lontano essa avvenga. Quest’arma si guadagna bene il suo nome, e va oltre la potenza e la spettacolarità; è una vera e propria modifica agli equilibri di gioco, in grado di ripulire facilmente intere orde, ed ha quindi munizioni molto limitate, che potremo trovare in alcuni punti specifici del gioco o attivando uno slot apposito tra i potenziamenti. DOOM non esita mai a sacrificare il realismo in favore del divertimento, e sarà quindi possibile trovare in giro sfere di potere con vari effetti soprannaturali, come la moltiplicazione di danno e velocità, o addirittura l’attivazione della modalità Berserk in grado di farci sterminare decine di demoni a mani nude aprendone i crani come se fossero porte scorrevoli… vedere per credere.
Doom revenant

Perché tutto questo? Perché sì!

La trama è una rilettura del titolo precedente di id Software, Wolfenstein: The New Order, dove ai nazisti si sostituiscono gli “scienziati di Marte”, e con il “potere infernale” al posto della tecnologia aliena, e a seguito dei classici esperimenti andati storti, ad uno sfruttamento eccessivo delle risorse infernali e alla corruzioni di alcuni influenti ricercatori, si apre il classico portale per l’inferno con le forze demoniache che invadono Marte… e poi ovviamente c’è lui, il DOOM Marine, che dopo essere stato ingannato dai demoni che ha sconfitto eoni fa, si risveglia da un sonno millenario con il solo scopo di finire il lavoro, pieno di rabbia ed infastidito dalle interferenze dei suoi “alleati” non esiterà a colpire indiscriminatamente qualunque cosa gli si pari davanti, sia esso amico o nemico. L’esplorazione in DOOM ha sempre avuto un ruolo primario e qui non si fa eccezione, ci sono una settantina di sbloccabili sparsi per il gioco, molti di essi davvero difficili da scovare, che ci daranno accesso a potenziamenti armi e armatura, modelli 3D di armi e mostri, voci di codex che ci illumineranno su trama e origine dei nemici, e soprattutto con nostro grande entusiasmo, la possibilità di giocare mappe dei due DOOM classici con nemici e protagonisti aggiornati alla versione attuale. Nascosti nel gioco ci sono decine di Easter Eggs, tra cui una pessima versione di Candy Crush, con i demoni al posto delle caramelle che comunque ci aiuterà a spezzare il ritmo di gioco serrato che ci verrà imposto; la campagna infatti ci costringe a prendere velocissimamente decisioni tattiche per non essere sopraffatti dalle decine di nemici a schermo, e ci stancherà fisicamente e mentalmente, senza mai stufarci, e faremo molte pause tra una schermata e l’altra.

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Caos in Multiplayer

Lo ammettiamo, la Beta Multiplayer di DOOM ci ha molto deluso, dai problemi di grafica, ai Matchmaking lunghissimi, alla delusione di non trovarci davanti ad un Arena puro, con le classi e i Loadout iniziali con limite a due armi, ci è sembrato un Arena fittizio, di conseguenza abbiamo iniziato a giocarci molto prevenuti, ma quasi tutti i dubbi sono caduti. Anche se i server ogni tanto si concedono minuti di follia con strani bug che ci impediscono di tornare in partita e qualche giocatore un po’ troppo laggante, il gioco funziona grossomodo bene. Partire con due armi selezionate precedentemente favorisce un gioco veloce e immediato e ci permette di essere competitivi da subito anche spawnando a pochi metri da un nemico, la possibilità di cambiare equipaggiamento ad ogni rinascita aggiunge flessibilità di strategie a seconda della mappa e dello stile dei nemici, e persino il potentissimo power-up che permette di trasformarsi in demone trova secondo noi posto in uno stile di gioco basato sul Deathmatch a squadre. E qui casca l’asino; in modalità multiplayer infatti il grande assente è proprio il classico Deathmatch Free For All, tutti contro tutti, un’errore imperdonabile, è come avere a disposizione un intero stadio per le nostre partite tra amici del calcetto, con tanto di arbitri, guardalinee, spogliatoi, docce e rinfreschi gratutiti, per poi scendere in campo e rendersi conto che mancano i palloni di cuoio e bisogna arrangiarsi coi palloncini. Gli sviluppatori temevano che in uno scontro non a squadre la meccanica della trasformazione in demone non fosse bilanciata? Bastava eliminarla, o meglio, dare la possibilità ai giocatori di scegliere partita per partita. In realtà un tipo di Deathmatch classico è presente, ma solo in modalità Snap Map, in cui i giocatori potranno sbizzarrirsi a creare mappe e match su misura, aggiungendo anche la possibilità di raccogliere armi per la mappa, restando però col limite di due armi trasportabili contemporaneamente, ma resta comunque una possibilità ristretta e poco usata, più adatta a partite con amici conosciuti e con cui ci si può dare appuntamento. Molto enfatizzata è anche la creazione del personaggio, con decine di pezzi di armatura combinabili a piacere e colori meravigliosi, anche se non potremo goderceli in gioco perché saremo tutti divisi in squadre rosse e blu. Il sospetto è che questa acclamata modalità venga aggiunta solo in seguito, insieme ad altri demoni e mappe giocabili, solo per chi acquista i vari DLC, il season pass è già in vendita ed anche piuttosto costoso. Probabilmente sarà così, ma speriamo davvero di no, anche perché tutte le modalità multiplayer a pagamento sono in un modo o nell’altro destinate a fallire per mancanza di pubblico disposto a sborsare altri soldi. Ci sono comunque altre variazioni sul tema del Deathmatch, e se vorremo staccare momentaneamente dalla carneficina fine a se stesse, potremo darci alle carneficine per conquistare territori, fissi o mobili, oppure a modalità di sopravvivenza senza respawn; niente male insomma.
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La somma di tutti i mali

Belle boss fight, gameplay solido e veloce, un occhio di riguardo ai classici, trama quanto basta, decine di segreti, grado di sfida soddisfacente ad ogni grado di difficoltà rendono DOOM un must-have per ogni amante degli sparatutto infastidito dalla piega tattico-realistica che sta prendendo il genere. Nonostante qualche bug e qualche crash immotivato id riesce a ricordarci perché gli FPS ci piacevano così tanto, risollevando il genere e alzando gli standard per le revisitazioni dei vecchi giochi, similmente a quanto successo per l’acclamato Wolfenstein: The New Order, e ci auguriamo che da qui in poi ogni nuova versione dei vecchi sparatutto anni ’90 abbia nel suo DNA un po’ di questo DOOM. Sì signor Nukem, è inutile nascondersi, lì in fondo, parliamo con lei!

Sull'autore

Michele “Azzie"

Ho la straordinaria capacità di inventare cose che già esistono e di dire cose incredibili che diventano ovvietà pochi anni dopo. Inoltre mi piacciono i videogiochi, motivo principale per cui scrivo qui.