Questo sito contiene diversi annunci Amazon. A ogni vostro acquisto riceviamo una piccola commissione.
A distanza di ben cinque anni da DOOM Eternal, capitolo che salvò gran parte dei videogiocatori durante il periodo della pandemia (lo ricordo come se fosse ieri… e chi se lo scorda?) torna finalmente in grande stile il DOOM Slayer, pronto a dare la caccia ai demoni in DOOM: The Dark Ages sviluppato come sempre da ID Software.
È decisamente un periodo proficuo per i videogiocatori, grazie alla varietà di uscite che stanno caratterizzando il mondo dei videogiochi. Possiamo dire che, la notizia del rinvio di Grand Theft Auto VI da parte di Rockstar non peserà poi così tanto nel corso del 2025. Tra l’acclamato Clair Obscur: Expedition 33, l’appena uscito DOOM: The Dark Ages, l’imminente arrivo di Death Stranding 2: On the Beach, senza contare ovviamente i tanti altri titoli in uscita, i giocatori sapranno sicuramente come ingannare l’attesa.
Ho sempre avuto un ottimo rapporto con il reboot di DOOM. Dopo l’uscita del terzo capitolo, che presentava una forte componente horror ed è stato a lungo considerato da molti il peggior episodio della serie, il reboot ha rappresentato una grande ripartenza per un franchise che ha fatto la storia degli FPS fin dal 1993.
DOOM (2016) è stato ciò che si può definire un “ritorno in grande stile”, mentre il suo seguito, DOOM Eternal, può essere descritto come un’“esperienza più completa, più stratificata”.
Tra i due, continuo sicuramente a preferire l’esperienza più classica e arena del DOOM del 2016.
ACQUISTA DOOM: THE DARK AGES

Un ritorno all’inferno… con armatura medievale
Dopo aver rivoluzionato il concetto di sparatutto frenetico con DOOM (2016) e DOOM Eternal, id Software cambia marcia con DOOM: Dark Ages, un prequel che ci porta indietro nel tempo non solo narrativamente, ma anche nel ritmo.
Ambientato in un’era oscura e brutale, il gioco ci mette nei panni del Doom Slayer in una fase precedente alla sua crociata moderna contro le orde demoniache. Stavolta non si combatte tra le stazioni spaziali e Marte (come succede appunto in DOOM 2016 ed Eternal), ma in un’ambientazione che fonde castelli, dungeon e lande devastate da una guerra antica e sanguinaria.
Come scritto qualche riga più su, se c’è una cosa che ho notato fin dall’inizio è il ritmo di gioco, decisamente più lento rispetto ai capitoli precedenti. Se in DOOM Eternal si saltava continuamente da una parte all’altra dell’arena con dash e grapple hook, Dark Ages richiede un approccio più metodico. Non per questo meno adrenalinico: la violenza è sempre lì, il sangue scorre a fiumi, ma la danza della morte ora si fa più pesante, quasi “cavalcata”. Per me è decisamente un pregio per il semplice fatto che gli altri due capitoli erano decisamente troppo veloci, con troppa roba a schermo tanto che facevo veramente fatica a seguire l’azione di entrambi i giochi.
Una delle cose che ho davvero apprezzato in DOOM: The Dark Ages è il sistema di comandi, soprattutto giocando su PlayStation 5 con il DualSense. L’approccio al combattimento risulta più intuitivo e accessibile rispetto a DOOM Eternal, che per quanto spettacolare, incorporava così tante meccaniche, armi e abilità da rendere il tutto un po’ caotico sul pad, almeno per me. Qui invece la gestione dell’arsenale è più diretta, fluida, e ti permette di concentrarti sull’azione senza perdere tempo a ricordare mille combinazioni di tasti. Una scelta che rende l’esperienza più godibile, senza sacrificare la profondità.
Una delle introduzioni più significative è la parata con lo scudo, che aggiunge una componente difensiva mai vista prima nella saga. Non si tratta solo di sopravvivere, ma di studiare il nemico, sfruttare il tempismo e poi colpire con precisione. Non solo, con lo scudo ci sarà la possibilità di lanciarlo addosso ai nemici oppure, poter fare la cosiddetta carica dello scudo nella quale il DOOM Slater fa una corsa per ucciderli istantaneamente.
Come in DOOM e DOOM Eternal quando un nemico subisce abbastanza danni questo sarà stordito e potremo giustiziarlo in modo da avere salute aggiuntiva, scudo o munizioni.
ACQUISTA DOOM: THE DARK AGES

Tornano anche i segreti, elemento classico e sempre apprezzato. Sparsi per i livelli troviamo vite extra, pagine del Codex che approfondiscono la lore, oro (che serviranno a potenziare armi, scudo e abilità attraverso il Santuario della Sentinella) e i simpatici giocattoli collezionabili che ormai sono un must per i fan. Anche la mappa è stata migliorata, più intuibile rispetto agli altri due capitoli.
Una delle cose più riuscite è sicuramente il nuovo arsenale. Le armi sono varie, potenti, e spesso un mix tra tecnologia futuristica e design medievale.
Abbiamo il Trituratore che, a livello di design è incredibile! Ci sta un teschio al centro dell’arma, il classico fucile a pompa, l’impalatore, il fantastico lanciagranate e tantissime altre! Ogni arma può essere potenziata con l’oro che troviamo all’interno dei livelli.
In alcune sezioni del gioco è possibile pilotare l’Atlan, un Mech da guerra, imponente e brutale. Si tratta di momenti spettacolari che spezzano l’azione tradizionale e permettono di affrontare nemici giganteschi a suon di pugni, lanciafiamme e armamenti pesanti. Una novità azzeccata che dà ancora più varietà al gameplay. Con il Mech sarà possibile anche deviare i colpi e fare delle combo brutali e sanguinose.
ACQUISTA DOOM: THE DARK AGES

Un altra novità introdotta dal team è quella del drago volante che ho trovato particolarmente poco interessante. Sarà possibile svolazzare col drago in determinati livelli e su alcuni punti. La maggior parte riguarderà inseguire un nemico e abbatterlo con la mitraglietta mentre in altri, bisognerà scendere col drago, ripulire un area e ripartire nuovamente col drago. Francamente ho trovato l’introduzione del drago poco coinvolgente. Capisco spezzare il ritmo nelle fasi con il DOOM Slayer ma l’ho trovato veramente ripetitivo ma sopratutto, diciamocelo non fa parte proprio della filosofia di DOOM anzi.
Dal punto di vista visivo, i ragazzi di Id Software hanno fatto davvero un grandissimo lavoro. Il gioco abbandona gli ambienti ultratecnologici e post-apocalittici dei capitoli precedenti per abbracciare un’estetica oscura, gotica e medievale, e lo fa con uno stile visivo ricercato e pieno di atmosfera.
I castelli in rovina, le cattedrali infestate, le distese desolate e le forge demoniache sono rese con un livello di dettaglio impressionante. Anche per quanto riguarda la pioggia è realizzata davvero con molta cura. Le texture sono nitide, la gestione delle luci è da manuale con torce, fiamme e bagliori arcani che dipingono scenari da incubo con tinte calde e spettrali. Ogni ambiente trasuda senso di oppressione e grandezza, come se ci si trovasse davvero all’interno di un mondo in rovina sospeso tra il mito e l’inferno.

Il motore grafico (ancora una volta basato su id Tech, ulteriormente potenziato) garantisce fluidità e pulizia visiva anche nelle fasi più concitate. Su PlayStation 5, il gioco si comporta benissimo: frame rate stabile, caricamenti rapidi e nessun rallentamento, anche quando l’azione si fa caotica e lo schermo è pieno di nemici, esplosioni e particellari.
Una menzione d’onore va al design delle creature: i demoni hanno subito un “restyling medievale” che li rende ancora più inquietanti e grotteschi.
ACQUISTA DOOM: THE DARK AGES
La colonna sonora di DOOM: Dark Ages accompagna ogni battaglia come un’armatura sonora cucita addosso al Doom Slayer. Anche se c’è stato un cambio alla direzione musicale rispetto ai lavori di Mick Gordon nei precedenti capitoli, il risultato è comunque di altissimo livello.
Commento finale
Doom: The Dark Ages rappresenta un’evoluzione dei capitoli precedenti, ma soprattutto di una serie che affonda le sue radici nel lontano 1993. L’introduzione della parata è una novità significativa, così come il gigantesco mech da guerra. Il drago volante, invece, è un’aggiunta che forse poteva non essere introdotta affatto.
Dal punto di vista visivo, il gioco è semplicemente eccezionale: luci, ombre e particellari creano scenari mozzafiato, rendendo ogni panorama una vera gioia per gli occhi. La campagna è ben strutturata, ricca di segreti da scoprire, e accompagnata da una colonna sonora straordinaria che sostiene perfettamente l’azione dall’inizio alla fine.
Non ci resta che aspettare il DLC. Buona caccia!