Hollow Knight – Recensione

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Hollow Knight è un gioco in stile Metroidvania creato dal Team Cherry, un gruppo Indie con base in Australia. Uscito il 24 febbraio 2017, Hollow Knight ci ha subito colpito per i suoi toni cupi ma delicati, un gioco veloce ma al contempo riflessivo. Di seguito le nostre riflessioni su questo titolo.

Un piccolo insetto, una grande avventura

Una storia semplice, ma certamente non scontata, muove le fila di questo gioco. L’eroe che guideremo è un piccolo e coraggioso insetto armato di un ago/spada. Non sapremo molto di lui, se non che è un viaggiatore. Nel corso del suo viaggio giungerà nel regno di Hollownest, rifugio per tutti gli insetti, un tempo glorioso reame, ora in decadimento. Come anticamera del regno vi è Dirtmouth, villaggio oramai abbandonato, poiché tutti gli abitanti, o quasi, si sono addentrati ad Hollownest per cercare fortuna. L’unico insetto che ancora risiede nel villaggio ci avverte però del pericolo che è giù nel pozzo che conduce all’antico regno sotterraneo. Hollownest è un posto maledetto, permeato da uno strano velo di oscurità. Chi non è abbastanza forte muore, chi riesce a sopravvivere viene condotto alla pazzia, mentre ad altri viene cancellata la memoria.

Ed è qui che inizia la vera storia del nostro avventuroso cavaliere. Non abbiamo molte informazioni, non sappiamo perché lui sia qui, non sappiamo cosa cerchi, è tutto molto criptico e nebuloso. Ma è proprio quest’aria di mistero che spinge il giocatore ad andare avanti e a carpire i segreti di quell’antico mondo. Col progredire dell’avventura incontreremo tanti personaggi secondari, che però mancano della giusta caratterizzazione, colpa anche dei pochi pattern di dialogo. L’interazione con i vari personaggi sparsi per la mappa, con i boss e con l’ambiente, ci permetterà di fare gradualmente maggiore chiarezza sulla criptica storia. Anche se fino alla fine tante (troppe) cose non ci saranno svelate e per questo il lore non ci ha convinti fino in fondo.

Una lotta continua

Come da genere, Metroidvania, uno dei cardini di questo titolo è il combattimento, divertente ed impegnativo. I combattimenti con i mostri e, in particolar modo, con i Boss che saranno difficili al punto giusto. Ogni mostro sarà diverso dall’altro per mosse e aspetto. Anche quando sarà necessario riprovare più volte un boss per capire come affrontarlo, questo non apparirà mai frustrante. C’è una varietà molto grande di nemici da sconfiggere e di boss, con tutte le loro peculiarità, i punti di forza e le debolezze. Un elemento molto simpatico (ma nulla di nuovo) inserito dai creatori è il Diario (Journal), nel quale vengono annotate informazioni per ogni nemico sconfitto. La barra della vita è rappresentata da piccole maschere, al posto dei classici cuoricini, che all’inizio saranno quattro. Ogni colpo dei nemici andato a segno su di noi ci toglierà una maschera, fatta eccezione per i mostri più forti, i cui attacchi posso toglierne anche di più. Ovviamente potremo aumentare il numero delle maschere, trovandone i frammenti sparsi per il regno (quattro frammenti ne compongono una).

Secondo cardine è sia la crescita delle abilità e che del nostro arsenale, per poter progredire nella nostra avventura. Inizieremo con un attacco semplice e salti per poi sbloccare nuove abilità e potenziamenti (come il doppio salto o il “dash” scatto), man mano che sconfiggeremo boss sempre più forti. Ovviamente alcuni potenziamenti, quali gli Amuleti (Charms), possono essere comprati presso i vari venditori sparsi per la mappa. Tali oggetti servono ad aumentare il panorama di mosse o ad aggiungere potenziamenti ed abilità. Monete del gioco sono i Geo, rappresentati da fossili e gusci di vecchi insetti, che verranno lasciati dai nostri nemici sconfitti.

Ultimo cardine è l’esplorazione: la mappa è molto grande ed aperta e non abbiamo percorsi predefiniti per progredire nella storia, anche se non saremo totalmente liberi. Infatti avremo alcune zone inaccessibili se prima non ci procureremo la giusta abilità, cosa che obbligherà il giocatore a riesplorare ogni livello per poter trovare ogni oggetto ed eventuale segreto. Per muoverci più velocemente tra i vari livelli sono stati anche inseriti due sistemi di viaggio veloce: uno che potrà spostarci solo da due punti fissi ed un altro più libero. Anche la mappa deve essere comprata e sarà di primaria importanza procurarsela per non perdersi nei meandri del reame. Il sistema di checkpoint è rappresentato da panchine che sono sparse per i vari scenari. Questa feature non solo ci permetterà in caso di sconfitta di ricominciare dall’ultima panchina usata, ma ogni volta che ci siederemo sopra di essa, ricaricherà completamente la barra delle maschere.

La presenza dei tantissimi piccoli segreti aiutano molto il giocatore a non annoiarsi durante l’avventura e lo spingono a voler cercarne sempre di nuovi.

Divertente come un platform, criptico come un souls

L’intenzione dei programmatori di catapultare i giocatori in un’ambientazione dark e misteriosa potrebbe ricordare il genere di un Soulslike. Una caratteristica che lo può ricordare è per esempio l’esito drastico della morte, infatti quando moriremo perderemo tutti nostri Geo e non potremo caricare la barra d’energia al massimo e poi ripartiremo dall’ultima panchina attivata. Una volta perse le nostre vite moriremo, o meglio, perderemo coscienza e la nostra maschera si incrinerà liberando la nostra parte Oscura che prima era mantenuta al suo interno. Ora saremo vuoti o incompleti, separati dalla nostra metà e per poter riacquisire la nostra interezza (e recuperare i geo persi); dovremo tornare sul luogo della nostra disfatta e sconfiggere la nostra ombra. Nella malaugurata situazione in cui dovessimo morire prima di recuperare la nostra ombra, perderemmo per sempre il nostro “loot”. Anche l’assenza di un vero e proprio tutorial, come anche la mancanza di una narrazione, strizzano chiaramente l’occhio al titolo di Miyazaki.

Graficamente Hollow Knight ci ha convinti, rapiti. I disegni fatti a mano, sintetici e puliti, così come le animazioni ed i combattimenti molto fluidi (a 60 fps), ci fa ben apprezzare il titolo. La cura nei livelli,  i vari filtri applicati agli scenari, che di volta in volta cambieranno per farci capire in che zona ci troviamo, ci fa sempre più immergere in questo mondo in miniatura. La maggior parte dei colori usati è presa dalla scala dei grigi, ma non mancano zone dai colori un po’ più vivaci, per spezzare la monotonia (che altrimenti renderebbe tutto visivamente stancante). Le musiche, dal tono cupo e malinconico, rendono molto bene nell’insieme dell’ambientazione, anche se non spiccano particolarmente. Si passa dal piano con un ritmo calmo per le sezioni esplorative, per poi accendersi nelle sezioni più frenetiche che culminano con gli scontri dei Boss.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Hollow Knight è un gioco che tenta di fondere il meglio di vari titoli per crearsi un suo spazio, una sua identità. Cerca di spiccare in un mercato Indie attualmente molto affollato e ci riesce, anche se non a pieni voti. Una sintesi grafica che non sfocia nel banale, essendo capace di creare un’atmosfera cupa, misteriosa e favolistica. La difficoltà non estrema lo rende un titolo apprezzabile a chi, anche se non abituato a questo genere, abbia voglia di avvicinarcisi. Il titolo dura intorno alle 10 ore di gioco, qualche ora in più, qualora si decidesse di completarlo al 100%, con tutti i segreti e le sfide che ci propone. Un’ottima alternativa a chi vuole giocare ad un buon  Metroidvania. In conclusione ci è piaciuto, ma lasciando alcune perplessità.[/stextbox]

Sull'autore

Valerio Esposito

Grande amante di videogame, fumetti, musica e dell'arte in generale. Dà il massimo per le sue passioni, sperando di trasformarle nel suo futuro.