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Non molto tempo fa ho avuto l’opportunità di recensire l’ottimo terzo volume di Kids with Guns di Capitan Artiglio (Julien Cittadino). I tre volumi mi hanno divertito, emozionato e mostrato il fantasy, la follia e le creature parecchio strane. Ho avuto la possibilità di scambiare due parole con Capitan Artiglio per parlare del più e del meno.
HavocPoint: I personaggi che compongono l’universo narrativo di Kids With Guns sono tutti unici. Alcuni sono dei fuori di testa allucinanti, mentre altri sono più pacati e tranquilli. Durante la loro creazione, a quali opere ti sei ispirato e chi è il tuo preferito?
Capitan Ariglio: Ti racconto com’è andata per alcuni dei miei personaggi preferiti!
Il Reverendo – uno degli scagnozzi del fuorilegge Bill “La Morte” Doolin – doveva essere cattivo e molto estroverso: sono partito ispirandomi alla band Misfits, in particolare al chitarrista Doyle Wolfgang von Frankenstein e al frontman Michale Graves. Poi per il nome del suo dinosauro – Dazing – ho ripreso e deformato il nome del fondatore della band, Glenn Danzig.
Quando ho creato il Cherubino del Golgota – l’altro giovane bandito della saga, insieme alla protagonista – immaginavo una sorta di Billy the Kid, il leggendario fuorilegge del Far West: un bambino spietato, cinico e ossessionato dalla fama. Per il suo character design ho unito la maschera da teschio e la mazza da baseball, come li indossa il rapper Salmo nei video dei suoi singoli Death USB o Rancho della luna. Il Cherubino ha anche un paio di ali, padroneggia il fuoco e la sua maschera è a forma di becco di rapace, proprio come il dio induista Garuda. Mi sono divertito anche a vestirlo: all’inizio del secondo volume ha un abito a metà tra il costume tradizionale della danza degli scheletri tibetana e una giacca Supreme Vanson leather bones.
Per l’aspetto di Duke Doolin mi sono ispirato a Fat Mike, il cantante del gruppo punk NOFX, per suo fratello Dan (forse scontato dirlo) all’attore Lee Van Cleef famoso per gli Spaghetti Western, mentre per il terzo fratello, Dave, ho preso spunto dal personaggio Daisuke Ido del manga “Alita”.
Infine, riguardo la bambina “senza nome” – la protagonista – tanti lettori mi hanno detto che rivedono Eleven, l’eroina di “Stranger Things”… la verità è che è stato un caso: io avevo in mente un personaggio a metà fra Alita e Gohan da bambino in Dragon Ball Z, quando ho cominciato a lavorare al mio fumetto questa serie Netflix non era ancora uscita.
Il mio personaggio preferito di Kids With Guns è Meeme – la ragazza aliena che insegna a sparare alla bambina senza nome – per lei mi sono ispirato a Meet, la misteriosa donna che accompagna Capitan Harlock: questo manga di Leiji Matsumoto ha anche ispirato tutti i miei alieni dalla pelle blu.
HP: Il terzo volume ha delle scene d’azione davvero incredibili e rappresenta l’apice di quel che abbiamo visto nei precedenti. Si notano anche alcune influenze orientali nella costruzione delle scene. Quali sono i manga che secondo te esprimono bene il concetto del dinamismo visivo?
CA: Ce ne sono diversi, sicuramente gli Shonen come Dragon Ball, One Piece, Naruto o My Hero Accademia, ma anche Berserk, Rocky Joe, Slam Dunk o Ping pong…
HP: Hai lavorato anche all’identità visiva degli album di Murubutu, il rap è un genere che spesso mischia molti elementi presi altrove. Anche tu crei un mix di elementi che convivono insieme sulla stessa tela. Parlando del rap però, ci sono dei rapper ai quali ti senti vicino come artista?
CA: Murubutu è un artista che stimo moltissimo e con il quale lavoro sempre con grande piacere! Come dici tu, mi sento vicino molto al modo che i rapper o i producer hanno di mettere assieme diversi elementi e citazioni. Se devo indicarti un artista a cui mi sento vicino, Salmo per me è senz’altro il numero uno per il suo modo di rinnovarsi e di creare un nuovo immaginario a ogni progetto, pur restando coerente al proprio percorso, proprio come vorrei fare io.
HP: Ci sono dei personaggi o supereroi su cui ti piacerebbe lavorare? Perché?
CA: Mi piacerebbe scrivere qualcosa per gli X-Men, sono la mia serie preferita dell’universo Marvel! Penso si prestino a diversi temi e sfumature narrative.
HP: Alla fine possiamo dire che è il concetto di famiglia a salvare tutta la situazione, in Kids with Guns. Quanto pesano i legami nella risoluzione dei problemi dei personaggi?
CA: In realtà sono proprio i legami a complicare la situazione, ma sono anche fondamentali a risolverli, è un cane che si morde la coda!
HP: Quanta della tua personalità hai inserito all’interno della storia e qual è stato il punto più difficile da superare durante la realizzazione di Kids with Guns?
CA: Ho dato alcune caratteristiche del mio carattere un po’ a tutti i personaggi, per questo non saprei dire esattamente quanto c’è di me in ognuno… Penso che il secondo volume della saga sia stato il più difficile da realizzare, perché doveva essere il punto d’incontro tra tutte le trame e sotto-trame che conducono al finale.
HP: Secondo te qual è l’ingrediente segreto che rende un fumetto un successo?
CA: Mi piacerebbe molto saperlo! A chi è agli inizi e sta provando a scrivere una storia, l’unico consiglio che mi sento di dare è provare a fare qualcosa di completamente diverso da quello che si è già letto, magari ispirandosi a qualcosa ma cercando di essere unico in tutto. È importantissimo che si tratti di un progetto che si ama e che sia divertente da scrivere.
HP: Cos’è l’arte secondo te?
CA: Non so se sono in grado di rispondere… Parafrasando Damien Hirst: “L’arte è l’albero che ti cade in giardino, del quale prima non ti eri mai accorto”. Lo spiega bene nel suo “Manuale per giovani artisti”.
Per me, ad esempio, fare fumetti significa cercare di emozionare i lettori, provare a modificare il loro modo di vedere il mondo o stimolarne l’immaginazione, anche solo un po’.
HP: Kids With Guns è giunto al termine. Hai già in mente qualche prossima storia?
CA: Sto scrivendo un’altra storia lunga ma non so ancora quando vedrà la luce, mi piacerebbe parlarne ma ci sono ancora troppi dettagli di cui io stesso non sono sicuro