La nascita e il declino di God of War

Kratos God of War

L’ottava generazione di console sta per salutarci, questo è lapalissiano per tutti. Il suo tempo è quasi terminato, ma prima di farlo, ci aspettano dei giochi capaci di far sussultare anche il più scettico dei giocatori. Da Spider-Man a Detroit Become Human, le aspettative sono tante, ma ovviamente c’è qualcuno che tornerà prima della fine del mese d’aprile. Un Kratos cambiato e rinnovato nel nuovo capitolo di God of War, che per l’occasione del cambio radicale non porta più un numero dopo il nome. Vorrei quindi iniziare qualche speciale per parlare in primis di come siamo arrivati a questo punto della storia e un altro dedicato a…. spoiler! (come direbbe River Song). Non perdiamo quindi ulteriore tempo e andiamo con la rassegna del nostro Road to God of War.

Il Fantasma di Sparta

Quella di Kratos non è una vita come di tutti i mortali. Nato da una relazione incestuosa, il piccolo cresce nella gloriosa città di Sparta insieme a suo fratello Deimons. Purtroppo i due vengono separati quando un giorno arrivano Ares e Atena a prendere il fratello più gracile. Questo giorno non verrà dimenticato da Kratos, che si marchierà con un grande tatuaggio in memoria del proprio fratello.

Dopo essere cresciuto, Kratos diventa un grande condottiero spartano che conduce il proprio esercito a vittorie macchiate con il sangue. “C’è sempre qualcuno più forte di te”, si dice. Mentre il martello del re dei barbari sta per abbattersi sul protagonista, egli chiede l’aiuto al dio della guerra, Ares, che in seguito lo vincola con le Spade del Caos, legate con delle catene ai polsi del guerriero. Da questo in poi, per un bel periodo, lo spartano servirà il Dio con delle campagne di razzia e omicidi. Proprio in questo periodo egli commette un azione che lo cambierà totalmente e per sempre. Durante un’incursione, accecato dalla furia omicida finisce per uccidere sia sua moglie che la figlia. Questo lo possiamo definire il momento che crea il Kratos che conosciamo noi. La sua pelle viene ricoperta di cenere dei suoi famigliari e ovviamente recide il patto con Ares.

Di nuovo in catene

Con il patto ormai rotto e i famigliari morti, Kratos soffre di incubi, sognando quei momenti cosi brutali e crudeli. Un accordo spezzato richiama a sé le Furie che lo imprigionano all’interno di una prigione vivente, il gigante Briareo. Da qui inizia il viaggio di Kratos verso una libertà e verso l’espiazione. Un modo per lenire quel dolore che non passa, perché il tempo non guarisce le ferite. Per la liberazione dalle catene di prigionia e dagli incubi lo spartano si diresse a Delfi, capendo che il viaggio per la sua liberazione passa proprio attraverso tutte le Furie, di cui conosciamo Orkos, che diventa quasi un amico per il Fantasma di Sparta. Tra il sangue e il dolore lo Spartano ucciderà tutti i carcerieri e infine, per liberarsi dagli incubi sarà costretto a porre fine anche alla vita del proprio amico. Una cosa continuerà a tormentarlo ancora, la voglia di vendetta verso Ares.

Ed è solo successivamente, con Chains of Olympus che Kratos capisce il grande inganno perpetrato da Ares nei suoi confronti. I suoi famigliari sono stati condotti con la forza nel luogo dell’omicidio per completare il piano del dio e diventare la sua macchina da guerra perfetta, senza sentimenti né ragione. Sconvolto, arrabbiato e rammaricato, Kratos pone i suoi servigi alle divinità, nuovamente, ma stavolta serve Atena in primo luogo. Per cercare di soffrire meno si fa cancellare la memoria e nel frattempo pensa a un modo per vendicarsi. In questo capitolo troviamo un momento toccante per Kratos, che non deve solo rimettere a posto il Sole e scontrarsi con Persefone, ma fare una decisione ardua. In un certo momento finisce nei Campi Elisi, dove incontra nuovamente sua moglie e sua figlia. La felicità, l’incredulità e il desiderio di restare lì pervadono il guerriero, che però decide di combattere per le sorti della Terra. In questo mondo salva anche i suoi famigliari da una morte definitiva, ma sa anche che non li rivedrà mai più.

Occhio per occhio e la forgiatura

La vendetta è un piatto che va servito freddo, o per meglio dire, con la giusta pazienza. Kratos vive per la sua vendetta e per riuscire a porre fine alle sue sofferenze. Per la sua fortuna gli capita il momento giusto, quando Ares si ribella al padre di tutti e decide di radere al suolo al città di Atene. Un momento tanto agognato e sopratutto giustificato anche dalle altre divinità, che lo portano dapprima a compiere altre imprese e gli danno abbastanza forza per portare avanti una vendetta che annegherà nel sangue. Qui arriva la beffa però. Zeus non lo libera dagli incubi e in preda all’ira e disperazione lo spartano cerca la morte cadendo da un dirupo, ma non era ancora la sua ora. Lo attendeva un posto sull’Olimpo come il nuovo Dio della Guerra. Per onorare i suoi servizi Atena gli dona le Spade di Atena, simili a quelle del Caos, ma esteticamente leggermente più sgargianti.

GoW

Kratos è un Dio della Guerra ormai, ma qualcosa lo lega ancora al suo passato, un parente scomparso anni fa, rapito da Ares e Atena. Ovviamente si tratta di Deimos e anche di sua madre, che continuano a comparirgli nei sogni. Kratos crede che non siano morti, ma che al contrario siano ancora vivi e vegeti da qualche parte. Dopo aver trovato il tempio di Poseidone lo spartano non trova le risposte, ma al contrario, trova sua madre che prima di morire si trasforma in un mostro intento a uccidere il guerriero. Dopo un’intensa lotta il figlio da finalmente il riposo eterno alla madre e ancora più arrabbiato e disperato si dirige verso il tempio di Ares per sapere di più sul fratello, ma viene sorpreso da Erinni, la figlia di Tanato. Ricordandosi di alcuni dettagli sul suo passato Kratos si spinge di nuovo verso Atlantide per cercare un portale e raggiungere il suo fratello. Deimos non lo accoglie bene però e lo incolpa per il rapimento e per non aver fatto niente per fermarlo. Nasce cosi una nuova battaglia, tra due fratelli e in questa a uscirne vittorioso è proprio Deimos. La faida però cessa quando è Tanatos, il Dio della Morte ad attaccarli, facendo riunire i due e formando un team che lotterà con tutti i mezzi possibili. Purtroppo non morirà solo Tanatos durante lo scontro, ma anche Deimos, che alla fine verrà portato in cima a un monte dove una buca è già pronta per lui.

Kratos scende dal suo trono per aiutare l’esercito spartano ad assediare Rodi, ma ormai non è benvoluto dagli Dei. Durante uno scontro con Argo, Kratos cerca in tutti i modi di non uccidere la creatura, che però viene brutalmente uccisa da un misterioso personaggio. Questi sarà al centro delle vicende del capitolo Betrayal. Kratos lo insegue, ma viene fermato dal nipote di Zeus, Ceyx, che lo intima a non proseguire la caccia. Lo spartano si vede costretto a uccidere il messaggero, inimicandosi anche le ire di Zeus, che ora lo vuole fuori dai piedi.

L’inizio della fine

Kratos è ormai un vero e proprio Dio, ma è rimasto senza niente e nessuno. Diventa fedele solo al suo esercito spartano, al quale dona tutte le sue forze per delle vittorie schiaccianti. Durante un altro assedio di Rodi, lo spartano diventa gigante per cercare di distruggere tutta la città e portare una nuova vittoria, ma un male vuole che gli vengano privati i suoi poteri e la sua stazza torni normale. In quel frangente si risveglia poi il Colosso di Rodi, che cerca di uccidere Kratos per salvaguardare il proprio popolo e dopo una sanguinosa battaglia il protagonista non perde solo i poteri, ma viene ucciso direttamente dal padre di tutti, Zeus. Da qui inizierà il viaggio all’interno degli inferni per cercare di tornare nel regno degli umani, passando ovviamente per le Parche e attraverso il loro omicidio. Alla fine, tra i viaggi nel tempo e la morte di Atena, Kratos finisce per capire finalmente che Zeus è in realtà suo padre. Dopo aver preso un gruppo di Titani e la Spada dell’Olimpo, Kratos fa irruzione nel mondo reale pronto per distruggere l’Olimpo.

Qui inizia l’ultima avventura con il terzo capitolo (ma solo se seguiamo i capitoli per le console casalinghe, altrimenti settimo) in cui vedremo la tanto agognata vendetta su Zeus e tutto l’Olimpo. Inizieremo viaggiando con Gaia e altri titani, ma dopo aver sconfitto Poseidone e provocato una piaga nel mondo Kratos viene scaraventato di nuovo negli inferi direttamente da Gaia. Questa volta la sua rabbia è smisurata e non trova pace in nessun modo. Dopo aver perduto nuovamente i suoi poteri e quasi perso le spade lo spartano viene aiutato dalla defunta Atena, che ha compreso il pericolo di Zeus. La strada sarà però lenta a tortuosa, cosparsa di nemici e parenti, che desidereranno fermare Kratos a tutti i costi, ma che periranno uno dopo l’altro. Una delle speranze per sconfiggere il padre di tutti è il vaso di Pandora, che però si rivela essere vuoto, perché non porta con se solo le maledizioni, ma anche la speranza, portata grazie ad Atena stessa. Arrivato di nuovo in cima all’Olimpo Kratos vuole sconfiggere Zeus e Gaia (punta anche prima) e dopo una battaglia estenuante finisce con la sua impresa, ma con il mondo ormai nel caos e in rovina. Capisce allora che per salvare l’umanità deve sprigionare la speranza al proprio interno e si suicida nuovamente.

E ora?

Dopo la morte di Kratos vediamo il sangue che smette di sgorgare e lo spartano che riesce a muovere dei passi, con quella che sembra una fenice vicino. Da qui ovviamente viene da fare una piccola considerazione. Nei progetti di Santa Monica c’era effettivamente un altro gioco, ma ambientato in un altra civiltà, quella egizia. Da qui possiamo giustificare la fenice, che comunque andava bene visto che il mondo in cui è ambientato il gioco non possiede solo un gruppo di divinità, ma si tratta di un mondo coeso in cui tutti convivono.

Invece, dopo la resurrezione è possibile supporre una cosa diversa. Ormai stanco e vuoto Kratos decide di andare verso un altro luogo, diverso da quello che è abituato a vedere. Un posto lontano in cui nessuno lo conosce e dove può continuare a vivere cercando quella pace perduta. Per questo motivo sceglie le terre del nord, con la mitologia norrena. Non sappiamo nemmeno il vero legame con Atreus, che è suo figlio. Fin dai primi video Kratos si dimostra un padre rude, ma paziente, desideroso di far apprendere al bambino le tecniche di caccia, ma effettivamente è ancora rimasta quella rabbia che gli ha dato la forza necessaria per andare avanti. Sarà quindi davvero interessante scoprire il vero motivo che lo ha portato al nord e il rapporto con tutte le divinità nordiche.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.