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A grande richiesta da parte del pubblico finalmente Life is Strange torna sulle nostre console con un nuovo capitolo. Chiaramente la formula di gioco resta la stessa. Ma sarà riuscito Life is strange Before The Storm a fare breccia nel nostro cuore proprio come fece il precedente capitolo?
Non più Max
Ciò che ci rendiamo conto fin dal primo avvio di Life is Strange Before The Storm è dato chiaramente dal cambio di rotta che si ha sui personaggi, Max, la protagonista del precedente episodio, non è più presente e adesso noi prenderemo i panni di Chloe personaggio tanto amato e odiato del precedente capitolo ma che nonostante tutto ci ha accompagnato per tutta la durata dell’avventura precedente, proprio da questo aspetto si cominciano a notare le nette differenze che ci sono dal primo al secondo capitolo dato che purtroppo la nostra Chloe non ha i poteri che aveva Max e di conseguenza tutto il gameplay viene quasi stravolto. Poiché la parte fondamentale che nel primo capitolo ci aveva fatto innamorare tantissimo era proprio la possibilità di fermare e tornare indietro nel tempo in modo da poter cambiare gli eventi e modificare ciò che stava accadendo, in questo nuovo capitolo per varie sfaccettature della trama questo resta impossibile con un conseguente ammosciamento generico del gameplay.
Attenzione, non sto dicendo che il titolo non funziona, perché sarebbe una pura follia, sto semplicemente dicendo che quella tanto e amata feature che ci era piaciuta nel primo episodio, purtroppo qui svanisce e dato che era un pilastro fondamentale dell’esperienza del primo Life is Strange è inevitabile che qui mantenendo le stesse meccaniche ma andando a togliere un pezzo importante di gameplay, esso si appiattisce notevolmente.

Un bel mix di pop aggressivo
Quello che comunque Life is Strange e riesci a fare in modo notevole e il portarci all’interno del cervello che si ha a quell’età. Perché nonostante tutto immedesimarsi all’interno di ragazze di 16 anni non è molto semplice da fare. Eppure gli sviluppatori riescono di nuovo a farci vivere tutta quella serie di paranoie, momenti di felicità, senso di oppressione e a volte l’eccessiva scorbuticità tipica di quell’età infantile che svanisce in poco tempo. Su questo la lode che va fatta al team è immensa dato che ogni cosa che va a caratterizzare i personaggi funziona perfettamente e seppur è un mondo che magari non ci affascina molto riesce perfettamente a farci entrare nel migliore dei modi.
Non a caso ci sono alcuni punti della trama che verranno allungati con lo svolgere attività totalmente inutili ma che servono moltissimo per capire come ognuno di questi personaggi abbia un carattere ben definito e molto profondo. Alcune parti, dettate sempre dalle vostre scelte, vi porteranno a voler nascondere alcuni tratti del vostro personaggio per non ferire eccessivamente gli altri con cui state interagendo. Uno dei tanti punti che mi ha fatto particolarmente sorridere è stata la possibilità di farmi una partita a Dungeons And Dragons che si è svolta tutta basandosi sulle mie scelte e i vari dialoghi che ne uscivano fuori erano sempre molto dettagliati. Confermando una cura certosina sulla sceneggiatura del titolo poiché quella determinata parte potevo anche saltarla a piedi pari.
Resta la struttura delle scelte già vista nel primo Life Is Strange: ogni volta che un personaggio ci fa una domanda abbiamo svariate risposte che porteranno tutta la discussione in una determinata situazione, ogni risposta è molto chiara sulla direzione che si prende e solitamente possiamo essere neutri, comprensivi o offensivi. Le scelte fondamentali vengono mostrate in modo diverso avvisando immediatamente che stiamo per fare una scelta che avrà successive conseguenze. E proprio su questo punto mi sento di dire che si poteva fare di più, sapere già quale risposta voglio dare mi fa immergere di meno nel dialogo, avrei voluto poter scegliere sì la risposta, ma non sapere bene in quale discesa del dialogo mi sarei imbattuto portandomi sempre a sapere qual’era la risposta buona rispetto a quella cattiva.

Scegli tu per me, io non ne ho il coraggio
La grande fortuna del titolo resta comunque una storia molto bella da vedere che vi porterà a voler mangiare tutti gli episodi (che sono 3 n.d.r.) del titolo nel minor tempo possibile. Come è giusto immaginare la longevità non è proprio il piatto forte del titolo dato che per completare tutti gli episodi inclusi nel pacchetto ci vogliono circa 7 ore che si possono allungare di poco cercando di trovare tutti i collezionabili del titolo, che in questo caso sono dei murales da fare. A giustificare la longevità del titolo ci pensa il biglietto d’ingresso che è fissato a 17€ per tutti e 3 gli episodi. Prezzo che, dato l’andamento del mercato, è più che onesto seppur alla fine la base del gioco era già ben presente.
Tecnicamente il titolo è praticamente uguale al precedente episodio, qualche miglioria visibile qua e là ma di base resta invariato l’aspetto grafico che comunque già facevo un ottimo lavoro ai tempi, e qui continua a fare molto bene quello che deve. Non sarà una meraviglia da vedere ma si lascia guardare molto tranquillamente non avendo mai alcun calo di frame rate e utilizzando una palette colori molto gradevole. Restano un po’ pochi i dettagli delle ambientazioni che a volte sembrano spogli. Ciò in cui hanno fatto un lavoro eccellente è quello della soundtrack, dato che il titolo è sempre accompagnato da musiche bellissime sempre ben inserite e non sovrastano mai il parlato dei personaggi che continua ad essere in inglese accompagnato da ottimi sottotitoli in italiano.