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Lumo 2 si presenta come un omaggio appassionato al retrogaming britannico, un viaggio che passa per le icone degli anni ’80 e ’90 e per un mix di generi che spazia dalla piattaforma isometrica ai minigiochi sparatutto. Indossiamo il cappello da mago e ci avventuriamo in oltre cento stanze piene di puzzle, rompicapi e collezionabili: cassette, paperelle di gomma e riferimenti che sono un vero tuffo nel passato, anche grazie a scelte linguistiche che includono gallese e gaelico, rarità nel panorama videoludico.
Nonostante l’impegno grafico e il gusto nel riportare in vita atmosfere d’antan, il gameplay soffre di una pecca importante: la piattaforma, aiutata da una telecamera a volte impacciata e da un personaggio lento nel movimento. Questo rende le sessioni di precisione un’esperienza a tratti frustrante, soprattutto nelle fasi più avanzate.

La difficoltà è ben calibrata, con checkpoint frequenti che alleggeriscono la ripetizione inevitabile di alcuni passaggi. I minigiochi sparatutto sono divertenti come idea, ma restano poco sviluppati e non offrono un’alternativa soddisfacente alla ripetitività del platform principale.
Le citazioni e l’umorismo tipicamente britannico sono spassosi e frequenti, ma alcune difficoltà impreviste possono scoraggiare chi cerca un’esperienza più fluida e moderna. In compenso, la varietà di ambientazioni e il character design ispirato agli archetipi degli anni ’80-’90 regalano una personalità unica a questo titolo.
In conclusione, Lumo 2 è un titolo ideale per nostalgici e appassionati di cultura videoludica britannica, che troveranno qui un concentrato di riferimenti e sfide interessanti. Chi cerca un platform fluido e moderno potrebbe invece dover mordere il freno. Un piccolo capolavoro di atmosfera, ma con qualche inciampo tecnico nei controlli e nel ritmo.










