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Tanto tempo fa non mi piacevano le storie dei cowboy, dei fuorilegge e del vecchio e indomabile west. Non mi piacevano i film, i fumetti, i libri e nemmeno i videogiochi. Trovavo quella narrazione noiosa e sempre uguale, ma poi qualcosa cambiò. Non so nemmeno io cosa, ma da un momento all’altro ero sommerso di storie di Tex, di videogiochi come Desperados e ovviamente Red Dead Redemption. L’uscita di Pulp, un fumetto edito da Panini Comics e realizzato da Ed Brubaker e Sean Philips cadeva a fagiolo in un momento piuttosto vuoto nel genere western.
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Questa storia a dire il vero è un western solo a metà in quanto seguiremo le memorie di Max Winters, uno scrittore di fumetti dal passato turbolento. Prima della sua attuale occupazione a New York in piena esplosione nazista, Max era un fuorilegge vecchio stile, perseguitato dalla legge. Dopo un infarto e un lavoro praticamente perso per colpa della concorrenza agguerrita, il protagonista incontra una persona appartenente al suo passato e da quel momento, la sua vita torna a essere un tornado.
La scrittura di Ed Brubaker è diretta. Senza mezzi termini ci viene mostrato un mondo in piena crisi, ma dal punto di visto di un uomo come tanti noi. Cambiarlo da soli è una cosa da folli e Max ne è consapevole, ma si prende comunque i pugni e i calci per difendere un innocente. Forse l’autore stesso ha messo i suoi pensieri in alcuni punti. I personaggi hanno un loro perché e una solida storia che in 72 pagine si sviluppa in modo così deciso e senza sbavature. Questa è forse la sfida più grande per uno sceneggiatore ed è stata vinta alla grande. Max rimarrà a lungo nel mio cuore, nonostante il nostro viaggio sia stato così effimero. Sean Philips è un disegnatore graffiante ed energico. È capace di dare il massimo in ogni vignetta e in ogni frangente. Dalle sparatorie, alla New York innevata, tutto ha un sapore veramente agrodolce. Il tratto cambia sempre, dando delle emozioni completamente discordanti e regalando un’opera di grande fattura.