Rick and Morty: solo una semplice avventura da venti minuti?

Rick and Morty

Un’avventura da venti minuti.
Questa è una delle prime premesse che lo show Rick and Morty ci da già dal primo episodio.
Cosa potrebbe mai accadere in un episodio da venti minuti?
Beh, sono felice di potervi rispondere: tutto.
Rick and Morty è una serie americana nata da un proposito semplice, ovvero quello di creare una parodia di Ritorno al Futuro con Doc e Marty come protagonisti. Ovviamente, i creatori Justin Roiland e Dan Harmon non si sono fermati a questa semplice idea. Dunque è così che nel 2013 inizia la pubblicazione della serie animata programmata da Adult Swim.
La trama è piuttosto semplice, ma la sua semplicità è uno dei fattori che la rende incredibilmente elastica e avvincente.

Rick Sanchez è un vecchio scienziato capace di inventare marchingegni tecnologicamente avanzati anche rispetto ai mezzi e alle conoscenze dell’intero universo. Morty, dal canto suo, è un ragazzino quattordicenne particolarmente idiota che, secondo gli stessi genitori, soffre di qualche ritardo mentale. Lontano da casa da parecchi anni, Rick fa ritorno dalla famiglia che conta la figlia Beth, la nipote Summer, Morty e il marito di Beth stessa, Jerry Smith, da Rick visto come uno sporco parassita da eliminare. Dal suo ritorno la vita di Morty cambia drasticamente perché Rick, per vari motivi, decide di portarselo con sé in praticamente ogni sua avventura nello spazio. Avventure piene di pericoli, emozioni e tanta altra roba inquietante e sessualmente ambigua.

Ci tengo a precisare, in primis, che questa non sarà una recensione a tutti gli effetti. Vedete questo articolo come un omaggio, sì: un pensiero su una serie che ha molto da offrire e che, nonostante sia stata apprezzata dalla massa, è riuscita ad accumularsi alle spalle un odio per lo più immotivato.

La terza stagione di Rick and Morty

Gli ingredienti principali

Partiamo dal pilastro di questa storia, Rick.
Rick è, per certi versi, un dottor House in ambito fantascientifico. Non ha un grosso problema di antidolorifici, ma per certi versi è dipendente dall’alcool proprio per lenire le pene provenienti dal suo passato e da una moglie che, probabilmente, è stata una delle poche cose che abbia amato veramente con tutto il suo cuore. Il suo carattere scontroso e misantropo riesce a creare su di lui una linea comica piuttosto ironica, che si appoggia prevalentemente sulla sua spalla, Morty, che di contro rappresenta un po’ la moralità e l’ingenuità della gioventù, in contrasto con la negatività della vecchiaia di Rick.

Molto “americano” come personaggio, Rick è incline alla violenza e non saranno rare le sparatorie o le stragi a mani nude da lui compiute, ma nonostante l’assurdità del suo carattere, fa piacere riscontrare una parte di lui ancora umana. L’attaccamento alla vita, da lui rifiutata in più modi in varie parti della storia, l’amore per la famiglia, un altro fattore da lui negato, ma soprattutto l’incredibile dose emotiva coerente con il personaggio che ci viene mostrata nei momenti più critici, sia quando viene magari tradito da qualcuno a lui caro o quando, per l’ennesima volta, vede in faccia la morte e si sente stufo di tutta quell’ansia. Tutta questa brodaglia di concetti rendono Rick un personaggio più umano di quello che si potrebbe credere, facendo sembrare la sua iconica frase “wubba lubba dub dub” apparentemente sensata e non più un “meme” da due soldi.

Per Morty, la faccenda è diversa. Il fatto di essere incredibilmente stupido sembra essere la sua salvezza dal non diventare completamente folle (anche se sappiamo che non è solo quello il motivo) e la sua vita con Rick potrebbe essere riassunta in “un’insana serie di errori”. Salvare il mondo o condannarlo a una fine indegna a volte non sono scelte per Morty, che si lascia trascinare dalle idee del suo nonno mentalmente deviato ed estraneo alla vita stessa che continua ad agire in contrasto con la indole di Morty. In definitiva, Morty è un’entità passiva che accetta, quasi sempre, il corso degli eventi dettato da Rick. Non è altro che una marionetta che cerca di ribellarsi in modo debole e spesso anche stupido, tornando subito dopo a essere succube della presenza stessa di suo nonno. Il quantitativo di stress di Morty si può chiaramente vedere sin dall’inizio della serie, dove viene costretto a fare le cose più umilianti per fare un piacere a Rick.

Tutta questa repressione dell’emozioni potrebbe essere, forse, ciò che condurrà la serie stessa alla sua conclusione o, speriamo, a un climax dannatamente epico. Ovviamente, situazione familiare a parte, Morty è un ragazzino piuttosto nella norma. Va male a scuola, è innamorato della ragazza più popolare della scuola e via dicendo. Questa sua situazione sentimentale viene però distorta dai suoi stessi ormoni, provocando una serie di scene decisamente sconsigliate a un pubblico giovanile. Ma, d’altra parte, è pur sempre il richiamo della pubertà.

Rick e Morty

Un duo travolgente in un universo come non l’avete mai visto

Prendete dunque questi due personaggi e gettateli in un universo ricco di assurdità e imprevedibilità, dove ogni scena potrebbe essere sia comica che tragica, dando un’interpretazione tutta nuova al modo standard di narrare una serie tv. Forse è proprio questa sua caratteristica a dare forza a Rick and Morty. Una potenza narrativa che pone le sue radici sul cercare la situazione più fuori dagli schemi possibile, cercando di sbanalizzare ciò che è ormai diventato virale e cercandone un senso alternativo. Non è raro, soprattutto nelle ultime due stagioni, vedere episodi interi ambientati negli scenari di film famosi come ad esempio Mad Max, creando però una morale diversa e un differente punto di vista. Tutto si intreccia nel mondo narrativo e ricade infine sui due protagonisti.

Per certi versi potrebbe anche sembrare una sorta di Doctor Who americano, come Rick dice a un certo punto, solo più scorretto e scurrile. Sicuramente questa affermazione non è del tutto sbagliata, visto che concettualmente i due show si assomigliano: un vecchio pazzo e il suo partner che viaggiano nello spazio a caccia di avventure strambe. Tuttavia, c’è un fattore non comune fra le due serie che riesce a creare una differenza piuttosto importante: la famiglia. Con un senso di famiglia simile a quello dei Simpson, ma ben più contorto e negativo, Rick and Morty si prende molto tempo a definire al meglio il legame della famiglia Smith, analizzando pezzo dopo pezzo ogni parte corrotta del suo senso di unità domestica. Infatti, i vari membri della famiglia soffrono egli stessi di problemi piuttosto comuni non solo nell’America moderna.

Beth soffre di una sindrome da abbandono e, per questo, è molto attaccata a suo padre. Per Jerry, invece, i suoi sentimenti sono sempre più confusi man mano che la serie avanza, perché non è più sicura di voler rimanere insieme a un uomo che, tutto sommato, non sapeva nemmeno di amare veramente. Summer ha la parte della figlia insicura non solo del suo comportamento, ma del suo aspetto in sé. Non sente l’affetto del padre né tanto meno riesce a creare un vero legame con la madre, troppo impegnata a deprimersi per una vita priva di vere soddisfazioni. Jerry, l’idiota, è un uomo mediocre e dalla mente piuttosto chiusa che funge da vero e proprio parassita dentro quella famiglia, screditando la sua stessa moglie per l’essere un chirurgo per animali e non per umani e, come se non bastasse, alienando i figli non cercando di creare un vero legame con loro.

L’unione di questo cast in una famiglia renderà molto complesse a livello emotivo le avventure di Rick, sempre più sull’orlo della disperazione. La vita in famiglia, dunque, è forse uno dei nemici più grandi di Rick che, tuttavia, non sembra aver intenzione di disfarsene.

Rick and Morty

La vera forza di Rick and Morty

Ogni avventura ha un suo perché, una sua atmosfera e una sua energia. Come show, difficilmente riesce ad annoiare nonostante sia arrivato a più di trenta episodi. Con il suo fare sprezzante e ricco di ispirazione è riuscito a farsi strada nei cuori di molte persone, diventando uno degli show più famosi degli ultimi anni. L’incredibile forza narrativa concentrata in venti minuti d’episodio è tale da non aver bisogno di una trama lineare, ma comunque, a quanto pare, i creatori sono riusciti a creare un filone narrativo piuttosto chiaro che collega lo scorrere degli eventi in maniera piuttosto elementare, ma anche coerente, mettendo nello spettatore diversi dubbi sui retroscena della serie.
Come, ad esempio, la domanda più frequente: Rick è davvero così intelligente o è solo il frutto di qualche artificio tipo i mega-semi?

A queste domande non avremo mai risposta, probabilmente, ma non per questo smetteremo di apprezzare Rick and Morty. Da sottolineare anche la bellezza di molti degli sfondi presenti nella serie che, in pochi secondi di screentime, riescono ad affascinare grazie a illustrazioni fantastiche e decisamente di tutt’altro livello rispetto al design dei personaggi. I tempi comici sono praticamente sempre azzeccatissimi e, ciliegina sulla torta, Roiland ci ha fatto dono di un doppiaggio incredibile dei due protagonisti, Rick e Morty, pur con metodi pochi ortodossi. Infatti, il doppiatore e co-creatore della serie è arrivato persino a bere in sala di doppiaggio per dare a Rick un’impostazione più realistica durante i suoi momenti più… Deliranti. Inoltre, il fatto che i due personaggi condividono la stessa voce non incide affatto nei dialoghi, che rimangono molto eterogenei a livello uditivo e non sembra che Rick sia un ventriloquo che manovra Morty come un vero pupazzetto (cosa che avviene in malo modo nel doppiaggio originale di Dragonball Super con i personaggi di Goku e Gohan).

Insomma, tirando le somme, Rick and Morty è una serie assolutamente da non perdere e, nonostante una fanbase particolarmente fastidiosa e degli haters ancor più insopportabili (il Pickle-Rick non è mai stato un meme, ma un pretesto sciocco per attaccare un’ottima serie). Se non l’avete già fatto, guardatela.

Sull'autore

Gabriele Gemignani

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