Tex: I Rangers di Finnegan – Recensione

Tex: I Rangers di Finnegan

Da molte estati ormai ho un appuntamento fisso con un albo da 240 pagine che ha come protagonista il ranger più famoso del mondo fumettistico, Tex. Ho infatti dei bei ricordi con ogni albo, perché il momento di lettura era sempre fatto fuori casa, da qualche parte nel territorio italiano, sotto il sole cocente o durante le notti stellate. Quest’anno ho letto il Texone a casa, ma non per questo ricevendo meno interesse rispetto agli anni passati. Le tematiche stringenti e una narrazione a più livelli ha resto questo volumone sicuramente tra i must-have per i fan. Mauro Boselli ormai non è solo una garanzia come penna, ma con questo è riuscito a creare una storia molto più difficile da raccontare e da vivere serenamente da lettore. Sergio Bonelli Editore fa cosi un altro centro con questo Tex: I Rangers di Finnegan.

Il padre e il figlio

La storia di questo texone ha la particolarità di funzionare su più binari narrativi. Un gruppo di indiani arriva fino ai Navajos per chiedere una mano all’Aquila della notte (Tex). Sembra infatti che un gruppo di rangers e di messicani si siano macchiati del sangue dei Comanche della tribù del Bisonte Bianco. Indiani che avevano firmato il patto di pace per vivere una vita tranquilla e pacifica. Tex però crede che dietro ci sia lo zampino dei comancheros del crudele Robled e parte con Tiger in quella direzione. Suo figlio Kit Willer invece si dirige nella capitale per unirsi al gruppo dei rangers di Finnegan, dietro il vigile occhio di Kit Carson.

Da qui possiamo subito capire che la storia si dirama su tre binari differenti che vedono tre protagonisti dirigersi in direzioni differenti, ma con la stessa identica meta finale. La storia in se ha tutti i classicismi del genere western e del fumetto su Tex, ma non per questo si tratta di un difetto o di qualcosa da prendere sottogamba, ma piuttosto è un rispetto verso la storia di questo genere.

70 anni e non sentirli

Come ho detto all’inizio di questa recensione, la sceneggiatura è di Mauro Boselli, che dal 2012 è diventato il curatore ufficiale della serie e quindi delle gesta del personaggio. Una cosa che dico a volte è che coloro che non conoscono affatto il personaggio, potrebbero iniziare proprio dalle opere di Boselli e poi andare a ritroso. Il suo stile di scrittura è imprescindibilmente variegato e spesso e volentieri si trova una certa critica verso il periodo storico che stiamo vivendo noi, lettori. Anche stavolta la sua bravura nel metterci davanti a una storia classica, ma spiazzante è enorme. La gestione delle linee narrative che vanno a intrecciarsi è funzionale, nonostante qualche difficoltà iniziale nel fare il distinguo tra le due. Sembra quasi di vedere un buon film e la tecnica di scrittura, in effetti, si sposa a meraviglia con il cinema.

Ogni personaggio ha una sua voce in questo albo, anche gli innocenti morti hanno qualcosa da dire senza alcun ombra di dubbio. Fin da subito appare chiara l’intenzione di farci leggere una storia in cui forse, i buoni non sono i veri buoni e in cui si cammina sul filo del rasoio. Una storia del genere unisce parecchi argomenti e tra questi c’è anche lo spionaggio. Più primordiale rispetto a quello che siamo abituati a vedere, ma al passo con i tempi dell’ambientazione. Anche per i dialoghi viene fatta una grande cura e alla lunga si finisce quasi per non voler smettere di leggere le battute dei vari personaggi.

Ad accompagnare una rockstar come Boselli ci ha pensato il bresciano Majo. Un nome una certezza. Questo sopratutto perché con lo stesso sceneggiatore ha un feeling particolare visto che è stato scelto da lui come disegnatore di Dampyr. Anche qui il suo stile si fa sentire fin dalle prime vignette. A sorprendere maggiormente sono i campi notturni e le scene di lotta al chiaro di luna che hanno una certa poeticità dal lato visivo. Ai volti e alla recitazione viene data una grande importanza e alla fine si finisce per affezionarsi un po’ a tutti i personaggi secondari, senza chiaramente escludere Kit, Carson, Tiger e Tex. Ogni scena alla fine ha una quantità di dettagli tale da quel senso di immersione più che totale, sopratutto chi attende il videogioco Red Dead Redemption 2.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.