The Mandalorian – Recap e analisi della terza puntata

The Mandalorian

Finalmente ci inoltriamo sempre di più nel mondo della serie The Mandalorian, disponibile su Disney + solo in certi paesi. Magari un giorno parlerò di questa scelta parecchio discutibile di lasciare all’oscuro mezzo mondo (sopratutto con il nono film in uscita a breve), ma vorrei prima verificare qualcosa e successivamente a gennaio scriverci un pezzo giusto. Intanto posso dire che questa serie segna un nuovo punto qualitativo all’interno dell’universo espanso di Star Wars e mai avrei creduto di potermi emozionare cosi tanto per certe scene e sopratutto per certi personaggi. Invece è accaduto e spero che succederà con ogni prossimo episodio. Partiamo quindi in quinta con il recap e una breve analisi.

Questa è la via

Mando è nella sua navicella con quello che d’ora in poi chiameremo Baby Yoda e ovviamente la sua missione è quella di consegnare il pacchetto. I due arrivano a destinazione e dopo una breve attraversata, ecco Mando consegnare il bimbo nelle mani dei residui dell’impero, ma nemmeno l’idea di una gigantesca quantità di Beskar riesce a renderlo felice dell’esito positivo di questa missione. Fa un tentativo nel sapere quale sarà il destino del bimbo, ma oltre al rifiuto, viene mandato via da un paio di Stormtrooper. Non gli resta che andare da chi potrebbe fornirgli una nuova missione, che gli permetterà di dimenticare tutto, di continuare la sua vita e di continuare ad andare avanti. Prima, però, bisogna trasformare il Beskar in delle nuove parti dell’armatura e con i restanti pezzi costruire un’arma portatile capace di uccidere ogni nemico.

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Sull’astronave, però, accade qualcosa. Mando capisce che l’affetto che prova verso quella creatura innocente, che gli ha anche salvato la pelle è tantissimo. Non desidera mandarlo a morire per colpa di un gruppo di imperiali e decide quindi di entrare a gamba tesa nel loro quartier generale e di far fuori chiunque gli si pari davanti pur di salvare il bimbo. Peccato che quando prova a portarlo via, il trasmettitore di ogni cacciatore di taglie della città inizia a lampeggiare. Questi scatenano una pioggia di fuoco sul mercenario Mandaloriano, che però non si arrende e va imperterrito avanti, ma alla fine viene comunque aiutato dai propri simili.

The Mandalorian

L’analisi emozionale

Ciò che bisogna capire da questo episodio è che si tratta per ora del migliore mai visto. Il pathos è altissimo e cosi anche la narrazione visiva. Mando non si toglie mai il casco, ma nonostante questo, è cosi facile da empatizzare con lui che risulta pazzesca l’abilità degli sceneggiatori nel dargli vita. Mando è un guerriero orgoglioso, ma ancora giovane e lo capiamo proprio da questi modi di fare impetuosi e forse poco ragionati. Azioni dettate dal cuore e non dalla mente insomma.

Ciò che però è anche chiaro è la calma di Mando, che vediamo sopratutto durante la forgiatura dell’armatura. Un gruppo di Mandaloriani gli si avvicina e non per congratularsi, ma per ricordargli da dove viene quel Beskar e della Grande Purga. Mando ingaggia una breve lotta, ma alla fine risulta essere quello nel giusto. In quel momento si vede il rigoroso ordine che regna all’interno della struttura piramidale dei Mandaloriani. Con il Beskar decide di forgiare un’armatura e un’arma, mentre i restanti pezzi andranno ai trovatelli. In questo vediamo il codice d’onore:

Strength is life, for the strong have the right to rule.

Honor is life, for with no honor one may as well be dead.

Loyalty is life, for without one’s clan one has no purpose.

Death is life, one should die as they have lived.

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Il bambino è comunque la parte principale dell’episodio Sin, anche se lo vediamo davvero per poco. Nonostante questo, è chiaro che per il Baby Yoda, Mando non è solo un essere vivente di passaggio. Quando viene portato via, il piccolo piange e fa capire il proprio disappunto e cosi quando viene salvato, lo vede dall’interno della copertina mentre questi combatte per portarlo in salvo. Baby Yoda sembra capire tutto del giovane mercenario, anche se non parla affatto. Il personaggio ha trovato in quel guerriero solitario un uomo gentile che si prende cura di lui e per questo ha cercato di salvarlo nella puntata precedente. Mando dal canto suo lo vede come un figlio che non ha. Quando non c’è gli vengono in mente i ricordi e la malinconia, l’amore e anche l’odio verso l’Impero fanno il resto. All’Impero stesso invece non interessa niente della vita del bimbo, ma per ora non sappiamo il motivo per cui egli è cosi importante, anche da morto. Questo in effetti mette molte questioni riguardo il futuro della serie.

The Mandalorian

A colpire sono comunque gli altri Mandaloriani. Nessuno ama Mando perché ha lavorato per l’Impero, ha preso i soldi e si è arricchito. Nonostante questo, il mercenario non viene lasciato da solo durante la battaglia finale, ma piuttosto viene aiutato da tutti i suoi simili, che escono da ogni parte della città, proteggendolo e dandogli una possibilità di fuga. In questo secondo momento vediamo quello che è il codice d’onore della sua gente e di come questi si proteggono a prescindere dalle simpatie. Se tocchi un Mandaloriano, tocchi tutti.

Anche l’amicizia è in realtà solo un affare, come dimostra il mandante delle missioni. Questi in effetti si congratula con Mando, ma in realtà cerca di scandire a voce alta ogni sillaba all’interno del locale in modo da alimentare quell’invidia e odio verso il proprio amico. Non gli rivela nemmeno di avere anche lui il trasmettitore per trovare il bambino, ma lo capiamo quando si presenta durante la sparatoria per fermare Mando. La sua intenzione non è quella di ucciderlo, ma piuttosto di prendere il pacchetto e di arricchirsi, ma sopratutto di proteggere le leggi della Gilda. Gli affari prima di tutto insomma. Continua inoltre la struttura simile a quella di un RPG, ma per per saperne di più vi consiglio di leggere l’articolo di Lorenzo su N3rdCore.

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Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.