Tom Clancy's Rainbow Six Siege – Recensione

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Rainbow Six Siege

Ubisoft ci prova, si lancia e utilizza il marchio di Tom Clancy per portare e promettere qualcosa di nuovo sia su console che su PC. Ecco finalmente disponibile Tom Clancy’s: Rainbow Six Siege. Scoprite insieme a noi se il gioco vale la candela nella nostra recensione.

 

Terrore e amore.

Son passati ormai quasi due anni dall’annuncio di Rainbow Six Siege, e diciamoci la verità, in quel momento per tanti giocatori è nata una speranza reale di avere finalmente quel prodotto che molti desiderano sul fronte degli FPS tattici. Ubisoft d’altronde ha cavalcato l’onda, mostrare e far provare un gioco che a conti fatti dava quel senso di completezza ha funzionato davvero bene. Sfortunatamente però il prodotto che ad oggi abbiamo tra le mani rappresenta sì un valido gioco che però porta con sé parecchie lacune rispetto a ciò che si era precedentemente visto.

Rainbow Six Siege è uno sparatutto in prima persona, la particolarità del prodotto sta nel fatto che il gioco punta tutto sulla simulazione di colpi tra “guardie e ladri”, la tatticità e il tempismo sono oro in questo gioco e anche l’ultilizzo continuo della squadra è praticamente fondamentale. Avviato il menù avremmo la possibilità di prendere confidenza con il gioco, è fin da subito chiaro che le modalità a disposizione sono davvero esigue, riducendosi in 3 possibilità: Simulazione, Multiplayer e Caccia ai terroristi.

La prima delle 3 è un simil tutorial che fa anche da campagna in sigle player, le simulazioni sono 11 in totale e sono delle missioni che ci porteranno a svolgere dei compiti prefissati. In questo caso il tutto è diviso in due fazioni: le armate militari e i terroristi. Gli ultimi sfortunatamente al termine delle simulazioni svaniranno totalmente dalle modalità multiplayer.  Queste 11 missioni ci terranno impegnati per circa 3/4 ore a difficoltà normale, tempistica che cambia nel caso in cui decidiamo di svolgerle in modalità difficile, proprio su questo punto c’è uno dei primi problemi riscontrati nel gioco, se da una parte a normale il gioco risulta abbastanza semplice, alla difficoltà massima il gioco è davvero frustrante con un’intelligenza artificiale decisamente squilibrata.

Rainbow Six Siege

 

Ok, mina piazzata. Sono in posizione.

Terminate le 11 missioni e dopo aver appreso le basi del gioco è arrivato il momento di lanciarci nel multiplayer. Già al primo click cominciano le amare delusioni poiché potremmo soltanto scegliere tra le partite libere o le partite ranked che saranno disponibili dopo il livello 20 e che sono praticamente il fulcro del gioco. C’è anche la possibilità di creare partite personalizzate ma che, ovviamente, non danno esperienza e punti fama (che affronteremo più avanti). Obbligati quindi nella scelta, ci lanciamo nelle partite libere. Il matchmaking fortunatamente non ci ha dato così tanti problemi anche se a volte la gestione del gruppo e della chat vocale lascia a desiderare. Lag fortunatamente non ne abbiamo praticamente mai vista, possiamo quindi a conti fatti promuovere Ubisoft per quanto riguarda i server. I nostri obiettivi nella modalità libera possono essere 3 ovvero: cattura l’ostaggio, metti in sicurezza l’arma biochimica e infine disinnesca 2 bombe. Ovviamente nel caso in cui facciate parte della squadra difensiva il tutto si trasforma: in difendi la postazione. La partita si divide in 2 step, se siete la squadra d’attacco il primo step è di utilizzare i droni per trovare la squadra avversaria, nel caso in cui invece facciate parte della difesa il vostro primo step è di fortificare la vostra posizione. Superati questi primi 30 secondi di preparazione è il momento di entrare in azione, le modalità di attacco e di difesa possono essere molteplici, potete entrare dal tetto, da una finestra o spaccare una botola per passare al piano inferiore. Insomma, distruggerete il distruttibile per avvicinarvi al vostro obiettivo. Sfortunatamente però non è tutto realmente distruttibile, i pavimenti saranno accessibili solo tramite botole e anche i muri non saranno sempre distruttibili riducendo le possibilità di azione a tattiche ben definite. Anche le finestre saranno suddivise in distruttibili e non distruttibili, una scelta che sicuramente non ci ha fatto piacere e che dimostra che il gioco è stato parecchio rivisto dalle promesse precedenti. Anche nel caso in cui siate difensori il vostro compito si ridurrà in “potenzia la base e campera a più non posso nell’attesa del nemico” e spesso e volentieri le partite non arriveranno a termine per lo svolgimento dell’obiettivo ma bensì per l’uccisione di tutti e 5 i soldati. Con queste parole non vogliamo assolutamente sminuire eccessivamente le partite di Rainbow Six Siege, ci teniamo però a illustrare il fatto che il gioco è stato nettamente modificato è, in questo peggiorato. Fortunatamente però le partite rimangono davvero divertenti e se avete la fortuna di giocarlo con amici e in cuffia difficilmente vi annoierete e le ore scorreranno come minuti, nel caso in cui non abbiate nessun amico il matchmaking di Rainbow Six Siege vi aiuterà nel trovare giocatori che parlano la vostra stessa lingua, infatti nelle nostre ore di prova abbiamo trovato quasi sempre italiani.

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Fama e gloria ci porteranno avanti.

Al termine di tutte le partite online avremmo una ricompensa suddivisa in punti esperienza e punti fama: i primi come di consueto, servono per aumentare il nostro livello che sarà utile esclusivamente per accedere alle partite ranked e non servono per avere ulteriori vantaggi. La fama invece viene utilizzata per espandere il proprio universo di Rainbow Six Siege, infatti avremo la possibilità di acquistare operatori utilizzabili nel multiplayer. Gli operatori sono il fulcro delle partite perché ognuno ha una propria abilità speciale e una dotazione di armi e gadget predefinita. Questa suddivisione di classi all’interno del gioco funziona davvero bene, creando una squadra sempre mista e suddivisa il più possibile. Ovviamente se un operatore è già stato scelto non sarà utilizzabile da altri giocatori forzandoci a volte di utilizzarne alcuni che difficilmente avremmo scelto. Una cosa che proprio non ci ha fatto impazzire è che la scelta dell’operatore è affidata alla velocità del giocatore, perciò se voglio usare 100 volte lo stesso, possiamo tranquillamente farlo se siamo i primi a selezionarlo. La personalizzazione degli operatori è abbastanza basilare, abbiamo la possibilità di acquistare per i nostri eroi nuovi: mirini, silenziatori o caricatori. I vari gadget non sono modificabili e a conti fatti la personalizzazione risulta un pochino scarna. La gestione delle risorse però è utile nella scelta degli operatori poiché non costeranno sempre la stessa cifra ma andranno via via salendo, costringendoci a scegliere quello che ci aggrada di più.

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Caccia all’uomo.

Gli operatori acquistati saranno anche utilizzabili nella modalità caccia ai terroristi che ci porterà a giocare contro la CPU in solitaria o accompagnati da altri giocatori. La modalità è abbastanza classica e anche qui si mostrano i problemi dell’intelligenza artificiale che spesso e volentieri lancerà i nostri nemici verso di noi senza nessuna tattica e non dimostra le reale intenzione di Rainbow Six Siege, poiché è praticamente una modalità ad ondate dove il nostro obiettivo è uccidere una buona quantità di nemici. Dubitiamo fortemente che nel caso in cui siate in gruppo con amici vi butterete in tale modalità preferendo di gran lunga il multiplayer classico. Ciò che potrebbe portarvi a passare da una modalità all’altra sono le sfide che sono 3 di base e 5 per chi ha il season pass. Le sfide non sono altro che dei mini obiettivi i quali dopo averli completati si avrà una ricompensa in fama, al termine di una sfida quella successiva sarà disponibile solo dopo un tot di ore, il tutto per non far fermare eccessivamente i giocatori nel completamento delle sfide, un buon compromesso che va a migliorare, se pur di poco, la diversificazione delle modalità e l’utilizzo degli operatori.

 

Vedo. Non vedo.

Come già affermato in vari punti della nostra recensione, Rainbow Six Siege è stato pesantemente modificato e il prodotto che abbiamo attualmente tra le mani differisce di molto rispetto a ciò che avevamo visto precedentemente. Uno dei punti focali dove il gioco è stato nettamente peggiorato è il comparto grafico. Infatti c’è stato un downgrade veramente eccessivo, rimuovendo di molto la distruttibilità degli ambienti e peggiorando parecchi dettagli grafici tra cui: la qualità delle texture, l’aliasing presente nelle ambientazioni, il sistema d’illuminazione ed infine tutte le animazioni dell’ostaggio vengono totalmente abbandonate. Una mancanza decisamente grave, che per un gioco venduto a prezzo pieno va a inficiare pesantemente il giudizio complessivo dell’opera di Ubisoft. Ciò che invece è stato curato nei minimi dettagli è il comparto audio, che se giocato in cuffia è in gradi di dare un’immersione ambientale eccellente, con una localizzazione sonora impressionante, sonoro delle armi fedelissimo e rumori ambientali davvero reali. Le musiche sono minime dato che andranno esclusivamente ad accompagnarci durante la navigazione dei menù. Nel complesso, il comparto tecnico del gioco viene decisamente salvato dall’audio dato che graficamente il gioco si allontana pesantemente dalla ormai Current Gen.

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Commento:

Rainbow Six Siege è un titolo che in fin dei conti diverte e appassiona. Inoltre se giocato con amici vi darà quel senso di immersione che, almeno su console, un po’ mancava. A penalizzare il titolo di Ubisoft ci pensa, però, un downgrade tecnico davvero eccessivo e una mancanza di contenuti che a nostro parere non vanno a giustificare il prezzo pieno del titolo. Resta comunque un gioco immersivo e in alcune cose innovativo, ma in fin dei conti è davvero un’occasione persa sia per noi giocatori ma anche per la stessa Ubisoft. In finale, non possiamo che consigliarlo ad occhi chiusi a chi cerca un’esperienza online da passare con i propri amici, in quel caso: mettetevi il giubotto anti proiettili e calatevi nell’azione, Rainbow Six Siege fa al caso vostro.

 

Sull'autore

Andrea Spina

Già da piccolo mangiavo biscotti a 8 Bit, l'amore per i videogames si è espansa in me tramite il Sega Mega Drive, attualmente continuo a coltivare la mia passione principale affiancata a quella dei giochi di società.