Bloodshot #5-6 – Recensione

Bloodshot

Dopo un breve viaggio arriva sempre il traguardo. Delle volte viene una specie di magone con l’arrivo alla destinazione perché si ha la consapevolezza che tutta la strada percorsa è ormai terminata, che i chilometri macinati sono solo un lontano ricordo. Talvolta questo è però solo un piccolo stop prima di un altro viaggio, come in questo caso. Con la fine delle avventure di Bloodshot ricomincerà quello interrotto precedentemente con la saga Reborn scritta dal buon Lemire. Questo però solo dopo il mio resoconto finale di questo eroe cosi particolare e macabro, ma sopratutto, da un certo punto di vista, innocente.

Solo un oggetto

Harada è solo un ricordo ormai, ma il nuovo PSN non intende cambiare le carte in tavola. Catturato dai vecchi boss del PSN, ossia da Simon Orek, la missione è chiara. La H.A.R.D. Corps deve recuperare il loro leader a tutti i costi, cercando di fare del proprio meglio nel rimanere segreti. Per Bloodshot questa è però una missione più importante rispetto agli altri perché dall’altra parte c’è proprio l’uomo che lo ha reso quel che è, Orek. La voglia di vendicarsi è tanta, ma stavolta c’è un intero team da tenere sotto controllo e noi, lettori, ormai conosciamo bene questi giovani, che vivono finalmente la loro vita senza capire dell’inganno.

Infine arriviamo al sesto numero, in cui ci vengono mostrate tante ministorie sul personaggio, sulla sua personalità, ma sopratutto sugli affari. Perché in fondo, per il PSN è solo un affare e non gli frega niente di sfruttare un uomo vero, un uomo che ha amato e odiato nella sua vera vita. Veniamo a conoscenza di quella forza che per i burocrati è un’anomalia, ma altro non è che il forte sentimento d’amore. Sono storie in cui il bene non vince, perché non esiste un bene, ma solo un male minore, che comunque è pur sempre un male.

L’anomalia

In cosi poco spazio ho cercato di raccontare qualcosa dei due numeri di cui uno composto da tante ministorie. Non è stato facile, sopratutto per non fare spoiler, ma in effetti l’ultimo numero va attaccato a qualche altro albo. Si tratta però di una lettura che si potrebbe fare anche prima del primissimo numero della serie. La quantità di autori che hanno contribuito a creare l’ultima storia e la miniserie è incredibile e comprende Peter Milligan, Christos Gage, Joshua Dysart, B. Clay Moore, Duane Swierczynski, Howard Chaykin, Duffy Boudreau, Justin Jordan e Daniel Kibbelsmith. Ognuno di questi dona qualcosa di suo a un eroe che eroe non è.

La parte artistica è forse la parte più interessante in alcuni momenti. Anche stavolta la quantità di disegnatore è incredibile e comprende Bart Sears, Chriscross, Joseph Cooper, Victor Olazaba, Valentine De Landro, Livesay, Al Barrionuevo, Vrian Level, Will Rosado, Bart Sears, Lewis Larosa, Howard Chaykin, Jay Fabares, Manuiel Garcia, Johnnie Christmas, Al Barrionuevo, Rafer Roberts, Arturo Lozzi e Stefano Gaudiano. Il solo numero fa impallidire molte altre testate, ma poi si arriva al sodo e alcune storie riescono proprio nell’intento di mostrarci quel che il protagonista è: una macchina in mano al governo, un esperimento che vuole e lotta per tornare umano. Si tratta di un inno all’umanità e alla libertà che domina ognuno di noi. Mi viene in mente la frase di Bob Marley: “Meglio morire combattendo per la libertà che vivere da schiavi.”. Ma viene anche in mente un’altra opera, che non ricordo nemmeno se si tratta di un fumetto, libro, videogioco, fumetto, film o serie tv. Un uomo, guardando la nostra società si rende conto che abbiamo da sempre dato la vita per la libertà e allora, secondo il suo ragionamento, è una giusta battaglia.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.