Bloodshot Reborn: Colorado – Recensione – Valiant

Bloodshot Reborn Colorado

Per iniziare questo 2018 in modo davvero stupefacente ho pensato di continuare subito la nostra avventura nel mondo editoriale Valiant. Ricorderete infatti che abbiamo già affrontato parecchi eroi e viste tante avventure, ma stavolta toccherò finalmente l’eroe di Jeff Lemire, Bloodshot. Lo abbiamo visto come coprotagonista nella miniserie The Valiant. In quell’occasione la geomante Kay, prima di morire gli ha donato la vera vita estraendo dal suo corpo tutti i naniti e quindi rendendolo un essere umano a tutti gli effetti. Come sempre, grazie a Star Comics abbiamo l’opportunità di recensire il titolo, ma sopratutto di vederlo nelle fumetterie italiane e allora tuffiamoci in questo Bloodshot Reborn: Colorado.

L’abbandono

La storia dell’albo è ambientata sei mesi dopo lo scontro contro il Nemico Eterno e quindi dopo la morte di Kay. Ray (ex-Bloodshot) conduce una vita ordinaria lavorando in un motel come un tuttofare, ma è di notte che i demoni vengono a trovarlo. Si tratta di tutti i ricordi delle persone che aveva ucciso come Bloodshot e che ora sembrano tormentarlo senza sosta. La droga diventa l’unica via d’uscita dalla pazzia e dalla paranoia, ma quella vocina è ancora all’interno dell’animo del protagonista. Una vocina che prende vita, diventando Bloodsquirt, ma sempre e solo all’interno della mente di Ray. Oltre a lui, compare anche Kay, la donna che gli ha donato la vita e che ha perso la propria e tutti questi incontri manderanno letteralmente in frantumi la mente dell’uomo, che però si troverà a combattere contro qualcosa di molto conosciuto, altri Bloodshot. Sembra infatti che i naniti non sono scomparsi, ma semplicemente divisi dal suo corpo e liberi di infestare le altre persone.

Il noir di sangue

La saga di Bloodshot rappresenta il giusto noir-thriller che serviva a Valiant per completare il profilo di quasi tutti gli eroi. Una storia di mistero, passione, di tragedia, ma sopratutto di umanità. Perché Ray è un umano che scopre la sua vera essenza dopo decadi passate nei panni di un killer incapace di provare qualsiasi tipo di dolore. Quello di Jeff Lemire è un dialogo tra sé e sé del personaggio, che ripercorre quello di un classico soldato malato di DPTS (disturbo post-traumatico da stress). Un male che purtroppo abbraccia fin troppi soldati e che non risparmia nemmeno Ray. I dialoghi hanno sempre una vena di maturità, cosa che spesso contraddistingue le sceneggiature di Lemire, ma è altresì interessante osservare i dialoghi degli altri personaggi. L’autore riesce a delineare un quadro chiaro quasi per tutti, nonostante una loro brevissima presenza all’interno dell’opera.

Ovviamente, come per ogni fumetto, la parte artistica fa la sua porca figura e questa volta vede la collaborazione tra tre personaggi differenti: Mico Suayan, Raul Allen e Patricia Martin. I tre gestiscono capitoli differenti e danno un’impronta che si discosta leggermente una dall’altra, ma insieme si forma un quadro cinematografico davvero interessante. Alcune inquadrature tipicamente action hanno le giuste potenzialità, ma si perdono poi in quella mancanza di dinamicità che serve. C’è da dire però, che ogni vignetta descrive magistralmente la scena che abbiamo davanti agli occhi e ne abbiamo un grande esempio durante il periodo della depressione del personaggio e dell’uso delle sostanze stupefacenti. Anche al livello di mimiche facciali dei personaggi siamo sugli ottimi livelli, ma non si scala mai quella scaletta che ti fa dire “WOW”. Manca quell’effetto che rende tutto più magico.

Autore:Jeff Lemire (sceneggiatura)

Mico Suayan, Raúl Allén, David Baron (disegni)

Editore:Star Comics
Genere:Thriller – Supereroi
Prezzo:8.90€
Data:2017

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.