Days Gone e l’orrore dei salvataggi impossibili

I videogiochi si evolvono con il progredire della tecnologia, il cambio delle nostre abitudini e con altri fattori che cambiano di continuo. In poche parole, questo media è in costante evoluzione non solo tecnologica, ma anche narrativa, di regia e anche il gameplay migliora. Provate a prendere un gioco di una ventina di anni fa e fatelo partite. Scoprirete immediatamente che in realtà quel titolo probabilmente è invecchiato veramente male.

Days Gone

Quante volte vi è capitato di trovarvi in quella situazione? Voler recuperare un gioco a tutti i costi, ma accorgersi che è quasi impossibile giocarci. Iniziate a morire perché i piccoli errori sono sparsi veramente ovunque e allora spegnete quel titolo in preda a una furia distruttrice. Ebbene, esiste un altro problema che alcuni titoli si portano oggi come se fosse il 1990. Un problema che non preclude il divertimento, ma che da un fastidio enorme. Parlo dei salvataggi e vorrei soffermarmi oggi su Days Gone e Last Day of June.

Personalmente sopporto molti problemi che esistono oggi nei videogiochi perché so che bisogna andare sempre a compromessi. La perfezione non esiste e delle volte bisogna semplicemente sorpassare sui piccoli difetti. Quindi, quando vedo i difetti d’illuminazione in Uncharted 2,3,4, ci passo su perché il gioco è dannatamente divertente e giocabilissimo nel 2022 come anni fa. Purtroppo ci sono alcuni difetti che mi snervano più degli altri, i salvataggi.

Proprio Days Gone ha avuto il merito e il demerito d’avermi fatto arrabbiare più del solito. Il suo sistema di salvataggi non è solo orrendo e anti etico, ma addirittura vetusto e inutile. Ma di cosa parlo?

Durante le nostre scorrazzate attraverso l’Oregon capiterà spesso di scendere dalla mota. Una cosa normale visto che dovremo portare a termine delle missioni e spesso il modo migliore per farlo sarà lo stealth. Tralasciamo il gameplay, le sue elevature e le pecche. Quelle ci sono in ogni opera videoludica. Qui i problemi sono tanti, ma voglio soffermarmi su quello che mi snerva come pochi altri. I salvataggi.

Nel 2019 (ma anche nel 2009) è logico immaginare un sistema di salvataggio continuativo che permette la progressione a scaglioni. Questo perché ahimè, non tutti hanno tante ore da dedicare al gioco e spesso e volentieri si scelgono 30 minuti per una breve partita. Ebbene, in questo caso, Days Gone non fa per voi. Fuggite e lasciatelo stare, perché il rischio di tirare un calendario è altissimo.

Purtroppo il sistema di salvataggio del gioco funziona in modo piuttosto particolare, che ricorda molti gli anni 90. Fa anche capire che forse il Bend Studio dovrebbe aggiornare il proprio team e per fortuna ha iniziato a farlo dopo la dipartita dei due big boss. In un gioco normale, possiamo salvare in un qualsiasi momento perché è una cosa logica e normale. Spesso nei giochi ci sono anche i salvataggi automatici quasi continui, perché oggi più che mai è necessario per i giocatori poter rifare un piccolo pezzo di strada piuttosto che tutto il tragitto.

last day of june

Questo ovviamente mia ha obbligato a giocare in modo diverso da quanto faccia di solito. In questo modo ho anche dovuto rivedere un po’ le mie priorità perché spesso giocare era un momento di svago di poco tempo prima di rimettermi a fare altro. Salvo alcuni casi ovviamente, che mi portano a giocare per tantissime ore senza potermi fermare. Ebbene, in questo caso è tutto involontario.

Ciò che mi preme dire è che Bend Studio non ha sviluppato un gioco brutto o ingiocabile, tutt’altro. Però è innegabile che i suoi problemi non si fermano ai caricamenti. A tratti sembra di giocare con un gioco sviluppato con una visione molto anni 90, ma nel 2016. Insomma, è come vedere un adulto che non ha voglia di crescere e quindi si comporta come quel fastidioso ragazzino qual’era. Avete pensato agli Offspring? No? Beh pensateci.

Eppure, il potenziale di Days Gone è tutto da vedere e tutto da mostrare. La narrazione è interessante a tratti, ma nei punti giusti colpisce come una classica storia action dai toni drammatici. La cosa più bella ovviamente sono innegabilmente le atmosfere dell’Oregon e delle sue immense foreste. Luoghi che mi ricordano la mia casa e soprattutto la mia pace. Eppure quei caricamenti sono una piaga da eliminare.

Last Day of June è un caso a parte invece. Si tratta di un gioco indipendente, ma è lapalissiano che non si tratta di una scusa. Dover rifare interi pezzi perché non esiste un sistema di salvataggio continuo è fastidioso e soprattutto ti spinge a voler abbandonare un gioco dopo pochissimo tempo. Eppure, si tratta di un titolo che meritava tantissima rilevanza sotto ogni punto di vista.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.