Diablo IV – Recensione – Il paparino è tornato

Diablo IV
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Abbiamo atteso a lungo l’annuncio di Diablo IV. Qualcuno ha addirittura pensato che questo gioco non sarebbe mai arrivato, mentre altri temevano di rivedere in questo gioco il peggior capitolo della saga, l’odiatissimo Diablo III. Eh sì, perché nonostante la bellezza del gioco, era dannatamente facile, aveva poco senso e ammettiamolo tutti, l’atmosfera non esisteva più. Diablo II era solo un ricordo e non nominiamo nemmeno il primo capitolo di questa saga. Insomma, tutto sembrava dirci che no, non ne sarebbe uscito niente di buono. Eppure Diablo IV è un gioco che stupisce e cattura immediatamente, trascinando il giocatore in un mondo fatto di riti, di religione e del bene che combatte incessantemente contro il male.

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Dal canto mio, volevo partire con i piedi di piombo, senza elogiare il prodotto a priori e senza demonizzarlo come se fosse figlio di Lilith. Ho intrapreso la mia avventura in modo tranquillo, quasi disinteressato e poi è esploso qualcosa. Qualcosa dentro di me si è spezzato e lo spirito del gioco ha pervaso il mio corpo e la mia anima e sì. Ho amato Diablo IV e lo amo ancora.

Recensione del nuovo gioco targato Blizzard, Diablo IV

Si parte ovviamente dal solito punto, quello che qualcuno adora e qualcun altro detesta; la creazione del proprio personaggio. Personalmente ho optato per la classe Negromante e poi dopo qualche minuto il mio Kratos tossicodipente dalle tendenze suicide era pronto per devastare il mondo di gioco. Salvarlo. Scusate. I giocatori avranno un bel po’ di modifiche da fare al proprio personaggio e questo devo dire è un piccolo tocco di classe veramente piacevole da vedere. Ovviamente il design resterà una parte poco utile visto che verrà coperto dall’armatura, ma è un classico di questo genere di giochi, anche se in certi punti innegabilmente questo risulterà essere un piccolo difetto di progettazione.

Se vi steste chiedendo in che senso allora svelo subito l’arcano mistero. Durante alcuni dialoghi con i vari NPC importanti i nostri servitori e tutte le persone attorno scompariranno. Questo ovviamente è fastidioso già di suo, ma lo è ancora di più perché vedremo il nostro protagonista privo d’armatura. Sarà vestito come un comune personaggio del mondo di gioco. Dopo il termine del dialogo tutto tornerà come prima e in un nanosecondo il nostro impavido protagonista si mostrerà vestito di tutto punto come un vero crociato.

Detto questo però, parlare della storia di Diablo è difficile e facile allo stesso tempo. È difficile perché cogliere tutte le piccolezze mostrate richiede tempo e tante abilità, ma poi che sfizio ci sarebbe nel giocarlo? La trama è in effetti un complesso agglomerato di idee, di personaggi e di luoghi, che si intrecciano in una tela gigantesca, come quella di Shelob. Lilith è il villain principale da battere ed è ancora più pericoloso di chiunque abbiate mai affrontato in passato. Lilith è spietata e crudele, ma allo stesso tempo alcune sue mosse risulteranno essere insensate.

Allo stesso tempo però, parlare di questo gioco è dannatamente facile, perché alla fine la trama potrebbe essere riassunta in poche frasi. “La dea Lilith si sveglia e decide che è arrivato il momento di fare piazza pulita con questi esseri umani e le sue divinità buoniste. Il nostro compito sarà quello di inseguire questa dea e cercare di annientarla.”.

Si tratta di una grossa semplificazione che potrebbe funzionare solo qualora doveste raccontare la storia senza andare a scontrarvi con un solo spoiler. Eppure i dialoghi di Diablo IV convincono dal primo all’ultimo istante. Si parla spesso un linguaggio forte, volgare e diretto. Non ci sono mezzi termini e non ci sono dei modi di dire un po’ troppo edulcorati. Il mondo oscuro e violento ha i suoi personaggi perfettamente caratterizzati e perfettamente spaventati e spaventosi. Questo chiaramente vuol dire che si trona ai fasti del glorioso secondo capitolo, ma siamo ancora un po’ distanti dalla totale oscurità del primo. Almeno siamo distanti anni luce dal terzo capitolo, in ogni senso.

Le classi disponibili in Diablo IV

Bisogna comunque dire che le missioni secondarie non sempre riescono a divertire al livello narrativo. Spesso si somigliano un po’ tutte e ti obbligato a uccidere questi o quelli nemici, ma è un classico di questa serie ovviamente. Certe regole si accettano in modo tacito, senza proferire una sola parola. Questo perché in fin dei conti la formula funziona perfettamente alla fine ne escono tutti vincitori. Alcune missioni potranno però entrare nel cuore del giocatore per una serie di motivi e per ognuno sarà diverso. Personalmente ricorderò a lungo il manicomio, il figlio e il padre disperato.

Avendo giocato il gioco su Playstation 4 non mi aspettavo chissà quali linee qualitative, ma allo stesso tempo non mi aspettavo nemmeno di ritrovarmi davanti alla mediocrità. Eppure questo gioco ha saputo rapirmi grazie a una qualità che sbalordisce e fa dire “WOW” fin dal primissimo istante. Diventa chiaro come e dove la mamma Blizzard ha speso i soldi e le si perdonano subito alcuni errori commessi nel passato. I dettagli sono tanti, sono tutti importanti e sono ben realizzati. Giocando poi risulta chiaro che questo gioco è stato creato con tantissima cura, tantissima passione tanto amore per la lore. I dungeon potranno anche somigliare uno all’altro, ma ciò non infastidisce minimamente per via dei miliardi di dettagli che troveremo al suo interno. Dettagli che andranno a dipingere un quadro triste, di un’umanità scomparsa e che forse non potrà più tornare ai propri fasti. Un’umanità piegata dalla religione in ambedue i sensi.

Gli effetti particellari riescono sempre a stupire, nonostante la vecchiaia di questa console che fa sempre più rumore a ogni accensione. Anche gli effetti di luce rallegrano, ma questi ovviamente nella loro semplicità fanno semplicemente il loro dovere. Eppure a pensarci risulta pazzesca la qualità grafica raggiunta sulla vecchia generazione. Resta comunque il problema fastidioso dei personaggi che ci circondando che scompaiono durante un dialogo. Quella cosa non l’ho ancora digerita.

Uno dei mostri presenti in Diablo IV boss fight

Di solito le mie giornate vengono accompagnate dalla musica e le colonne sonore sono una parte fondamentale della mia routine. Dal punto di vista di un amante sfegatato delle melodie, dei testi e del coinvolgimento musicale posso dire che l’OST di Dialbo IV ha fatto il bingo. Ritmi lenti, che si intersecano in un gioco armonioso con toni bassi e poi salgono verso l’alto, raggiungendo l’apice sensoriale. Si percepiscono spesso delle sonorità arabe, che in verità hanno sempre fatto il loro accenno negli altri capitoli. Oltre a questo si sente chiaramente un’origine europea, con dei forti accenti nordici. Nell’insieme si arriva a un livello di musicalità veramente eccelso praticamente da ogni punto di vista. Un doppio elogio va poi fatto per il doppiaggio, che in Italiano splende grazie a delle voci convincenti e ben scelte. Qui era facile sbagliare, ma non è stato commesso alcun errore su questo versante.

Ed eccoci qui, siamo arrivati al gameplay, il fulcro di ogni hack n’ slash e l’anima pulsante di ogni Diablo. Dopo l’inutilità di un terzo capitolo divertente, ma del tutto fuori contesto, sono finalmente tornato ad assaporare il sapore della sconfitta, della sabbia sulle ferite e di lacrime, tante lacrime. Questo gioco si presenta come un mix tra Immortals e il secondo capitolo e in questa formula troviamo l’essenza di una formula che ritengo essere vincente e attuale. C’è la difficoltà di un tempo (forse no) e c’è l’azione pura e sfrenata, ma domata da una gestione delle abilità molto consapevole delle proprie debolezze.

Giocare ogni classe ci pone davanti a diversi dilemmi e obbliga a un approccio differente. Non vi troverete MAI a livellare come forsennati e tanto meno non troverete mai la facilità nell’uso delle abilità. Queste sono tantissime, ma costruire un modo per sfruttarle tutte facendole lavorare all’unisono sarà tutt’altro che facile. Bisognerà leggere parecchio e andare a tentativi, ma fatta la build perfetta sarete inarrestabili. Tranne contro il macellaio. Lui vi farà il sedere a strisce. I dungeon sono ben strutturati, ma non brilleranno mai per varietà o qualità.

Si gioca sempre contro le orde di nemici super incazzati e questo potrebbe scoraggiare qualcuno, ma in coop anche questa ripetitività diventa magnifica. In Coop in effetti il gioco prende vita ed esplode in faccia come un cadavere in mano al negromante. Ci sono delle accortezze che potevano essere fatte come ad esempio il seguire insieme la stessa missione o teletrasportarsi direttamente dal compagno/a, ma ahimè non è possibile per adesso. Ci sono quindi delle piccole limature da fare all’interno del comparto multiplayer, ma è un problema che sicuramente verrà colmato in futuro con i prossimi aggiornamenti.ù

Recensione Diablo IV

La prima volta in cui ho iniziato a vagare per il mondo di gioco l’effetto WOW era totale. Esplorando in lungo e in largo le pianure, le montagne e le paludi ci si rende conto della densità di cose da fare. Le missioni secondarie sono ovunque e così anche gli eventi a tempo, che compaiono in modo poco casuale sulla mappa. Altresi ci sono le roccaforti da conquistare e queste potrebbero farci tirare più di un’imprecazione in quanto sono tante e sono difficili. La ricompensa però sarà quella di poter avere una nuova base all’intero del vastissimo continente.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".