Dragon Quest Builders – Recensione

Alcuni generi videoludici, per quanto odiati da molti, hanno delle capacità penetrative davvero enormi. Minecraft alla sua uscita ha rappresentato un capostipite del genere delle costruzioni libere. Avere un mondo immenso in cui poter avventurarsi e costruire il castello dei propri sogni è probabilmente il desiderio che alberga all’interno di molti di noi, videogiocatori. Il videogioco in questo caso diventa una valvola di sfogo e da la possibilità ai giocatori di sprigionare la propria fantasia.

Nel 2016 Square Enix fa uscire il suo Dragon Quest Builders, che pone le sue solide basi proprio sul prodotto di cui abbiamo parlato poco prima, ma che cerca di migliorate talune cose, non riuscendoci sempre, ma provando e divertendo.

Un mondo senza luce

Nel 1986, quando le televisioni a tubo catodico ci obbligavano a stare vicini allo schermo per poter vedere bene ogni pixel (e ora ne paghiamo le conseguenze), molti giovani erano intenti a scegliere quello che sarebbe stato il futuro dell’umanità. La decisione però comprendeva una vittoria o una morte vergognosa che avrebbe portato l’oscurità sul mondo intero. Chiaramente abbiamo sconfitto il grande boss finale, vincendo sulle tenebre e sulla crudeltà. Questo, però, solo nel gioco reale.

Dragon Quest Builders parte come una diramazione del Bad Ending del primo Dragon Quest e all’inizio vede Dragonlord che batte il protagonista con una semplice retorica, ma che funziona e finisce per distruggere il mondo di Alefgard. Innumerevole tempo dopo, una Dea risveglierà dal sonno un giovane, che dovrà rimettere tutto il mondo a posto e per farlo dovrà costruire. Dopo un breve, ma esaustivo, nonché invasivo tutorial, potremo piantare il nostro stendardo, creando cosi le fondamenta della città di Cantlin.

Un tempo era una grande metropoli, ma dopo l’inspiegabile catastrofe non ne è rimasto altro che un mucchietto di mura. Arrivati i primi abitanti, inizierà l’avventura che ci porterà tra le terre desolate e le montagne pericolanti. Gli abitanti ci assegneranno delle missioni, che ci porteranno tantissimi benefici, come la possibilità di ampliare la città e di costruire cose sempre più imponenti e dure. Lo stesso vale per la nostra armatura e le armi, che ci daranno la possibilità di affrontare dei nemici sempre più imponenti e difficili da abbattere.

Terminata la storia di Cantlin potremo scegliere la modalità di gioco libera o di passare al secondo capitolo e quindi alla seconda città, ma in questo modo, ci duole dirlo, perderete tutti i progressi di Cantilin. Il salvataggio è da ricordare non automatico e bisognerà andare sempre in città per poter salvare e successivamente spegnere la console.

Crafting

Abbiamo detto all’inizio che Dragon Quest Builders pone le sue basi in Minecraft, ed è verissimo, ma le somiglianze non sono tante a dire il vero. Non parliamo ovviamente della prima e della terza persona perché è una differenza lapalissiana. Mentre in Minecraft avremo la totale libertà d’azione fin da subito, Dragon Quest Builders ci costringerà a finire ogni capitolo prima di poter sbloccare il gioco libero, ma la partita vera verrà giocata proprio con la storia in sottofondo. Storia, che però non si farà sentire quasi mai, se non in alcune parti dei sogni.

La costruzione degli edifici avverrà o tramite alcune mappe prefabbricate oppure direttamente dalla fantasia dei giocatori, ma bisognerà rispettare sempre alcuni meccanismi che ruotano intorno alla creazione. Ogni stanza deve avere un numero preciso di oggetti e questi cambiano a seconda dell’utilizzo di questa. Successivamente ci verrà permesso di incidere il nome dell’occupante della stanza, facendo cosi salire il livello di vita nel villaggio. Le creazioni e le decorazioni cittadine aumenteranno il nostro livello, o per meglio dire, quello della città. Nel corso del gioco non ci verrà però chiesto solo di abbellire il luogo, ma anche di creare delle fortificazioni in quanto verremmo attaccati di tanto in tanto da dei piccoli eserciti nemici, che diventeranno sempre più forti e aggressivi.

Il sistema del crafting in sé non presenta delle grosse divergenze con Minecraft, dal quale prende davvero davvero tanto. Per avere del materiale dovremo scavare, forare, tagliare e successivamente utilizzare la fucina o il banco di lavoro per costruire gli oggetti che ci serviranno per tutto il gioco. Per combattere utilizzeremo un unico tasto, che servirà sia per gli attacchi rapidi che quelli caricati, ma alcuni tasti del pad non verranno utilizzati per tutta la partita e quelli che ci sono potevano sicuramente essere modificati per il pubblico occidentale. Purtroppo manca anche una vera modalità multigiocatore, che avrebbe giovato senza alcun ombra di dubbio alla longevità, che comunque si appresta sugli ottimi livelli.

Sole cuore e amore

Lo stile grafico è importante, inutile negarlo e girarci intorno. Questo però non deve per forza essere realistico, ma deve esprimere ciò che il gioco si prefissa. Nel caso di Dragon Quest Builders ci troviamo davanti ai classici mattoni che compongono tutto il mondo di gioco, tranne che per i personaggi e i mostri. Lo stile di Akira Toryama si sente a chilometri di distanza e fa sempre un certo piacere ritrovare i mostri che abbiamo tanto amato e odiato nel corso dei vari capitolo della saga (di cui potete leggere la nostra recensione di Dragon Quest VII). I colori accesi e molto sgargianti non daranno mai fastidio all’occhio, ma piuttosto rispecchieranno la classica palette della saga.

La definizione dei personaggi su Playstation 4 è davvero ottimale e anche da vicino non troveremo sbavature sui nostri eroi o mostri. L’illuminazione ci permette di vedere bene a un’ampia distanza, ma forse un lavoro migliore si poteva fare con le ombre, talvolta un po’ irreali. Pessima invece è la telecamera, che a volte sarà il motivo di tante brutte parole. Se all’aperto sarà anche abbastanza facile e semplice cambiare l’angolazione, nei cunicoli e tunnel questo sarà il tallone d’Achille. Delle volte magicamente sembrerà di giocare in prima persona e chiaramente non potremo nemmeno vedere la nostra arma, costringendoci a compiere delle azioni alla cieca.

Lo stile musicale è un vero dessert per le orecchie, che si ritroveranno sommersi dagli archi di violini o da un’orchestra. La musica sarà una parte molto importante durante l’esplorazione e il ritmo cambierà proprio a seconda del luogo e della situazione che ci troveremo a rivivere.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Dragon Quest Builders ci ha mostrato un gioco molto particolare e ci ha divertito per tantissime ore senza molte pretese. La narrazione blanda serve solo da intermezzo per mostrarci come fare dei determinati oggetti, ma talvolta le frasi sono troppo lunghe e insipide. Lo stile grafico è davvero splendido e senza molti problemi ci ha conquistato. Ovviamente non è un gioco senza difetti, anzi. L’assenza di multiplayer e degli autosalvataggi rappresenta un punto debole del titolo.[/stextbox]

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.