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È passato un anno dall’ultima uscita della storia scritta dal maestro Tiziano Sclavi in quel malinconico e affascinante Dylan Dog 362: Dopo un Lungo Silenzio. Dopo un bel po’ di silenzio, Sclavi decise di tornare sulla scena con una storia interessante che andava ad affrontare uno dei temi più cupi, l’alcolismo. Un mostro invisibile che divora anche i più forti. Stavolta per il numero 375, Sclavi è tornato con una storia sull’ignoto e sul mistero, sulla morte e sulla sua casualità. Dylan Dog: Nel Mistero è un albo particolare sotto parecchi punti di vista e ve ne parlo in questa recensione.
Final Destination
Il nome del capitolo potrebbe far ridere sicuramente, ma pensare a questo albo non può che venire in mente la serie di film dedicati al destino e alla morte. Dylan Dog è come sempre un personaggio che utilizza il suo quinto senso e mezzo, che stavolta sembra non funzionare come dovrebbe. L’albo si apre con la morte di un individuo, che viene ucciso da un secondo. Il tutto viene accompagnato da una poesia un po’ macabra, ma affascinante da leggere. Da questo momento in poi per l’indagatore dell’incubo inizierà una vita di follia, in cui un vagabondo gli aiuterà a scampare alla morte certa, a un destino crudele. Chissà però, forse semplicemente non è ancora arrivata l’ora del personaggio.
Non voglio parlare troppo della trama dell’albo, altrimenti si perderebbe tutto il divertimento nel scoprire tutto il resto. Vorrei però dire che l’albo ha dalla sua una forte impronta onirica, che racchiude alcuni significati interessanti della vita umana, dell’universo e di tutto quanto (perdonatemi, ma il riferimento è voluto solo in parte). L’idea della vita immortale nonostante la nostra morte non ha dalla sua una valenza scientifica, ma quella dei sognatori, come lo sono molti scrittori e sceneggiatori. Anche la questione della morte che attende in agguato la propria vittima, con un massacro a due facce è parecchio esaltante.
Con l’uomo muore un intero universo
Tiziano Sclavi torna periodicamente in modo impetuoso, scrivendo delle storie sui tanti argomenti che riveste l’intera saga dedicata a Dylan Dog. La sua sceneggiatura la senti subito uscire fin dalle prime pagine. In fondo parliamo di un padre che parla del proprio figlio e quindi lo tratta con garbo, delicatezza e attenzione. La storia si regge saldamente sui piedi senza vacillare e la sua costruzione cerca di essere il meno semplice possibile, con una buona riuscita finale tra l’altro. I dialoghi accompagnano il lettore, ma purtroppo groucho sembra aver perso un po’ la sua vena comica e non me lo riesco a spiegare.
Insieme al buon Sclavi è però tornato anche Angelo Stano, che si riconosce subito, senza alcun problema. Lo stile molto classico per il personaggio, ma questo classicismo è un vero piacere vederlo. Linee precise e talvolta un po’ grosse, ricreano una Londra moderna sotto tutti i punti di vista. Anche le inquadrature sono parecchio interessanti e danno il giusto peso alle azioni dei personaggi. Giovanna Niro ha fatto poi un lavoro magnifico con la colorazione delle tavole. Dulcis in fundo, la copertina di Gigi Cavenago. Stavolta il disegnatore si è superato con una cover che meriterebbe di essere appesa direttamente in camera come un quadro. Il tema dell’albo (a lettura finita) è intuibile anche da quella copertina un po’ astratta, ma capace di farci sognare.
Autore: | Tiziano Sclavi (sceneggiatura) Angelo Stano (disegni) Giovanna Niro (colori) Gigi Cavenago (cover) |
Editore: | Sergio Bonelli Editore |
Genere: | Thriller |
Prezzo: | 4.50€ |
Data: | dicembre 2017 |