Everything – Recensione

Everything è un gioco indipendente, sviluppato da David O’Reilly e pubblicato da Double Fine. Questo si propone come un “simulatore di tutto” (da qui il titolo), infatti ci permetterà di prendere il controllo di qualsiasi cosa, vivente o meno, sia sul nostro schermo, spaziando da micro organismi fino ad arrivare ad intere galassie! Un titolo che dà in mano ai giocatori un’immensa libertà, ma quanto davvero si può fare in questo gioco?

Everything and Nothing

Everything comincia con un tutorial che, volendo, può essere considerata un qualcosa di simile ad una modalità “storia”, e dopo averlo portato a termine saremo totalmente liberi di fare tutto quello che il gioco ci permette: come la feature principale del titolo che ci permette di saltare da una cosa all’altra; oppure trasformarsi in un qualsiasi oggetto o animale che si è già “posseduto”, ingigantirci o rimpicciolirci, farci seguire da altri esseri, danzare per far nascere nuove specie e così via.

Per quanto riguarda il passaggio da un corpo all’altro, ci sono due tasti dedicati a quest’azione (i due dorsali), usati l’uno per “discendere” l’altro per “ascendere”, nonché possedere qualcosa di più piccolo o più grande di noi. Ma non è solo questo: si può per esempio discendere ad un livello inferiore (anche a livello atomico) o ascendere ad un livello superiore (controllando intere galassie) creando persino un circolo infinito (se si ascende quando si è una galassia ritorneremo al livello atomico e viceversa).

L’unica cosa da fare nel titolo è esplorare le miriadi di mondi, generati proceduralmente, alla ricerca di nuove specie o di registrazioni, contenenti teorie di Alan Watts. Molto interessante è il fatto che, se si lascia per qualche secondo il controller, Everything si giocherà letteralmente da solo: spostandosi, passando da un corpo all’altro e ascoltando i dialoghi di creature a caso. Risultando bello da vedere quanto da giocare.

La teoria del mulino a vento

Dal punto di vista tecnico del gioco, il comparto audio è una spanna e mezzo sopra a quello grafico: le musiche sono molto rilassanti e le registrazioni “filosofeggianti” di Watts vi faranno riflettere molto e sono anche piacevoli da ascoltare (la teoria del mulino a vento è tra le sue riflessioni). Invece il comparto grafico non è nulla di eccezionale, ma in un gioco come questo non risulta fastidioso e si può anche chiudere un occhio. Come mostrato da i vari trailer, le animazioni in questo gioco sono quasi del tutto assenti: il movimento degli animali, per esempio, è riprodotto facendo “rotolare” il loro sprite come se fosse all’interno di una scatola, molto strano da vedere.

Un’altra nota leggermente dolente riguarda gli ambienti generati in modo procedurale, dato che non capiterà di rado vedere cose come per esempio un cammello tra i ghiacci o un orso polare in un continente verde, inoltre gli ambienti alla lunga diventano ripetitivi nonostante la proceduralità, ma se da un lato può essere negativo, dall’altro almeno spinge il giocatore a cambiare piano esistenziale (ascendendo o discendendo), per visitare altro, ancora e poi ancora.

[stextbox id=”alert” caption=”COMMENTO FINALE”]Everything è un gioco che rispecchia alla perfezione la frase che spesso si sente dagli insegnati: “Suo figlio ha le capacità ma non si impegna”, molto ambizioso, però sarebbe potuto essere un gioco ancora migliore con qualche accortezza in più. Nonostante questo non è un gioco da bocciare o un’occasione sprecata, poiché saprà offrirvi ore di gioco molto interessanti anche se non sempre divertenti, vi farà riflettere sul senso della vita con i file audio (anche se a volte rischia di provocarvi un magone e deprimervi in generale) e cosa più importante, guardarlo mentre si gioca da solo può essere un ottimo passatempo mentre si fa altro risultando, a volte, anche preferibile al giocarlo in prima persona.[/stextbox]

 

6.8

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