HyperParasite – Recensione

HyperParasite
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Vivere in un mondo pieno di videogiochi di ogni genere non è facile per un nuovo arrivato. La situazione si complica quando parliamo di titoli indie che non possiedono un budget cosi elevato da spingere il reparto marketing verso le vette (che spesso fanno vincere titoli poco meritevoli). Questo mi serve per dire che forse HyperParasite non troverà la sua linfa vitale nella giungla dello streaming dei titoli simili, ma come roguelite rappresenta un po’ il passato, un po’ il presente e un po’ il futuro.

Il genere in questione si tiene ancorato a dei principi saldi del Roguelite, figlio del Roguelike. Per capire bene la differenza che scorre tra uno e l’altro il consiglio che posso dare è quello di leggere l’articolo di Marco Tassani su The Shelter. Sì, vi sto indirizzando a un altro sito, ma il web è bello proprio la la condivisione che potrebbe portare alla conoscenza. Detto ciò, bisogna dire che attualmente il genere è abbastanza saturo di titoli che hanno conquistato il pubblico e non è facile prendersi una fetta come se niente fosse. Se il titolo sviluppato da Troglobytes Games sia riuscito nell’impresa o meno è presto a dire, ma è certo che ha dalla sua alcune idee parecchio interessanti.

HyperParasite

La storia di questo gioco è tanto semplice, quanto antica: la distruzione e il dominio. Verremo catapultati nel pieno degli anni 80 sotto forma di un alieno dall’aspetto bizzarro e ovviamente il nostro compito sarà quello di portare morte e distruzione tra gli esseri umani. Per farlo avremo dalla nostra una sola abilità: trasportarci nel corpo di queste scimmie evolute, prendendone il possesso. In questo modo potremo usare le loro abilità uniche e avere due vantaggi. Il primo è che avremo dalla nostra un corpo capace di mietere tante vittime sul nostro cammino. Il secondo vantaggio è che lo stesso corpo proteggerà la nostra vera fragile essenza.

Durante il cammino del male incontreremo una razza aliena chiamata Wito, che funzionerà semplicemente da mercante e da aiutante in un certo senso. Ad esempio per sbloccare un nuovo personaggio da possedere, dovremo sconfiggerne un particolare esemplare, estrapolarne il cervello e portare questo da Wito. Successivamente con le monete guadagnate sbloccheremo il personaggio e andando avanti faremo con tutti gli altri. I personaggi si differenziano da un atto all’altro e avere subito qualcuno del terzo atto ci permetterà di guadagnare subito tantissime monete e mietere morte in modo veloce e letale. Potremo inoltre criogenizzare alcuni corpi per poterli usare nell’atto successivo senza avere il timore di trovarci “nudi”. I personaggi più rari e forti funzioneranno da rimando verso tutti i film action (e non) degli anni 80 e 90. Preparatevi quindi di vedere Rocco Marcellino, Donovan, Micheal J Wolf e addirittura Bruce Willis.

HyperParasite

La difficoltà di Hyper Parasite funziona in modo un po’ particolare, vertendo in modo inequivocabile verso l’inizio del gioco. Il primo atto sarà in effetti quello più ostico per diversi motivi. Partiamo dal fatto che si inizia un titolo senza conoscere il pattern dei nemici e che quindi bisognerà prendere la mano con dei controlli semplici ma veloci. Il primo atto ci metterà davanti a una serie di nemici davvero variegati e senza dubbio pericolosi. Il secondo atto ad esempio avrà meno varietà di nemici e spesso basterà schivare ogni tanto e indietreggiare per sconfiggerli anche senza un corpo da possedere. La schivata in ogni caso è un elemento da imparare subito in quanto salverà parecchie volte la pellaccia del nostro alter ego digitale e durante l’azione, saremo totalmente invulnerabili agli attacchi del nemico. Ogni corpo posseduto poi possiede delle mosse speciali che variano in base a molti parametri e cosi anche la loro potenza. Il senzatetto, che massacra tutti con il fidato carrello da spesa, ne creerà uno “astrale” che romperà anche i reni del nemico, mentre il teppista farà roteare la sua catena a mo’ di uragano.

Al livello grafico ci troviamo davanti a una pixel art ben realizzata e curata in minimi particolare. Almeno quelli che possiamo distinguere. I personaggi hanno un design unico ed è facile capire chi è chi. Forse è il poliziotto che somiglia troppo all’agente di SWAT, ma per ovvie ragioni. I colori scuri e il neon dominano la scena dall’alto con grande prepotenza. A dare un ulteriore tuffo negli anni 80 e 90 ci pensa la colonna sonora semplice, ma funzionale per il caso. Il retro si sente in ogni beat e accompagna anche dopo lo spegnimento della console.

HyperParasite

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".