Il mio addio a Dota 2

il moba di casa VALVE

In vita mia ho giocato a tantissimi giochi ed è stato un po’ come vivere una moltitudine di vite. Ho combattuto con compagni valorosi, portandoli spesso alla vittoria e ho lottato con altri compagni che non conoscevano affatto la parola “teamwork”. Il titolo che mi ha intrattenuto per tanti anni, diventando il mio gioco più giocato è stato Dota 2, un MOBA che considero ancora il top del genere. Certo, molti adorano di più League of Legends, ma è una battaglia infinita su chi sia il migliore e l’importante è che vi divertiate voi a giocarci.

Dota 2 l’ho giocato per più di 1200 ore, senza mai annoiarmi. Non è poco in effetti, ma mi rendo conto che ci sono persone che hanno giocato per più di 4000 ore e continuano a divertirsi come il primo giorno. Per me, però, è giunto il momento di salutare il MOBA targato Valve e non per un po’ di tempo, ma per sempre. Potrei dire che si tratta di una lettera d’amore a un titolo che mi ha regalato emozioni, conoscenze e che mi ha intrattenuto nei momenti davvero difficili della mia vita.

Dota 2

Iniziai a giocarci su consiglio di un amico e inizialmente non era esattamente un titolo che mai avrei detto “bello”. Capirci qualcosa era difficile e altrettanto difficile era fare qualcosa di buono se non morire miseramente. Non conoscevo bene i ruoli in questi giochi e in realtà era tutto abbastanza nuovo per me. DOTA lo conoscevo solo come il gioco proveniente da Warcraft 3 e presente all’interno del brano di Basshunter. Insomma, le mie conoscenze del genere in questione era limitate e ridicole, ma quello era l’inizio di un amore che continuerò a coltivare, anche senza giocarci.

Dopo aver appreso le leggi del gioco, iniziai a studiare le strategie, le mosse e ovviamente le combo possibili dei vari personaggi. Le build erano un modo a parte nel quale tuffarmi a capofitto senza pensarci due volte. Tutto era magico e il mondo di gioco mi coinvolgeva grazie alle ottime descrizioni dei personaggi e alla possibilità all’immaginazione di viaggiare alta verso i nuovi orizzonti. Inizia ai giocare più o meno bene, scegliendo un determinato numero di personaggi in modo da poter variare e non ritrovarmi nella situazione di non avere il mio character durante il pick.

Iniziai a vincere le partite e non essere più un peso per il team. Ci vollero 300 ore circa per iniziare a essere un ottimo support e un po’ di più per diventare anche un buon carry. Chi non ha mai sognato di fare il carry con un personaggio support? Insomma il titolo mi piaceva e ci spendevo quotidianamente delle ore per giocare. In quel momento arrivò un periodo della mia vita parecchio movimentato, stressante, pesante e difficile per molti motivi. Dota 2 mi teneva compagnia la sera e mi bastava per tenere la mente impegnata altrove.

Dota 2

La vita gira, però, e lentamente le cose per me iniziavano ad andare bene. Il tempo a mia disposizione era poco, ma cercavo sempre di giocare a Dota 2, fino a un giorno di tre anni fa. Mi ero accorto che perdevo troppo tempo davanti a un solo titolo, lasciando da parte tutto il resto. Leggevo meno e scrivevo molto meno e la cosa non mi andava per niente bene. Decisi allora di eliminare il gioco per poter far altro e funzionò a meraviglia. Riuscivo a impegnare lo stesso tempo altrove in modo proficuo ed ero davvero felice di questo, ma la nostalgia è una brutta bestia e dopo un anno decisi di installare nuovamente il gioco.

Ci giocai per una settimana come prima, ma era chiaro che dovevo eliminarlo nuovamente. Sapere che il gioco è presente nel mio PC, era un incentivo a giocarci. Mea culpa. Cosi, per altri due anni installavo il gioco una volta all’anno per una settimana solamente per tornare tra i Dire a fare un po’ di massacro, ma le cose cambiavano nel frattempo e quest’anno la decisione è arrivata in modo decisivo. Non avrei più toccato Dota 2 d’ora in poi.

Dota 2

Giocare a un MOBA vuol dire perdere dai 30 minuti a 1 ora di tempo a partita e questo già cosi è difficile da digerire. Il problema maggiore poi (visto che alla fine ci giocavo per una settimana all’anno) erano i nuovi eroi, i buff e le novità che venivano introdotte. Quest’anno mi ero ritrovato in un gioco leggermente cambiato e con degli oggetti diversi da prima. Abituarsi non era facile e a dire il vero, dopo una settimana mi sentivo ancora parecchio spaesato da tutto ciò. Come se non bastasse, era chiaro che ormai il mio modo di pensare e ragionare era cambiato e seguire tutte le tecniche nel gioco, aiutare i propri compagni e cercare di non morire (non parliamo del fare il carry) era diventato impossibile. Durante le partite ero quello che affossava la squadra ed è ingiusto nei confronti di chi ci sta giocando seriamente.

Il tempo, le novità, la mia lentezza e tante altre motivazioni mi hanno portato a dire addio a questo magnifico gioco. Un addio malinconico e forse nostalgico, che mi porterà sempre dei bei pensieri in mente, ma che alla fine deve essere questo, un bel ricordo. Auguro a tutti i giocatori di divertirsi, coltivare il gioco, ma senza esagerare, perché la vita è più bella di un qualsiasi videogioco.

Dota 2

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un giovane appassionato del mondo videoludico e di tutto ciò che lo circonda. Cresciuto con i videogiochi e libri tra le mani ha deciso di unire la sua passione per la scrittura con quella per i videogiochi ed ecco perché si trova qui.