Il tesoro del Cigno Nero di Paco Roca – Recensione

Il tesoro del Cigno Nero
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Alcuni nomi del campo fumettistico suscitano sempre molto hype per il peso che portano e per il contributo dato al fumetto. Paco Roca indubbiamente è l’autore spagnolo più importante e grazie alle sue opere si è creato un pubblico eterogeneo e molto caloroso nel sapere di una nuova uscita. Personalmente, dopo aver letto Rughe ho avuto un attacco di commozione per quell’estrema delicatezza che gli permetteva di narrare una storia cosi difficile e complessa. La Casa mi ha emozionato parecchio e anche un fumetto minore come Il Faro è stato un vero piacere di lettura. Inutile dire quindi che il nuovo graphic novel, Il Tesoro del Cigno Nero ha suscitato un po’ di sano hype, che in questo periodo non fa molto male in fin dei conti. Bisogna dire che stavolta la storia e i testi sono firmati da Guillermo Corral, che la storia l’ha vissuta in prima persona.

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Come avrete capito, i fatti trattati in questo fumetti sono veri, nonostante molti nomi sono stati cambiati per ovvie ragioni. Ci troviamo nel 2007 quando la nave americana capitanata dal cercatore di tesori Frank Stern riesce a localizzare all’interno dello stretto di Gibilterra un tesoro che tutti credevano impossibile da trovare. Si tratta del famoso Tesoro del Cigno Nero e Stern vuole impossessarsi di tutto legalmente, ma prima bisogna mettere dalla propria parte un avvocato che nel passato ha lottato sempre contro la sua azienda.

In Spagna seguiamo i passi dell’appena arrivato al ministero Alex Ventura che si ritrova fin da subito invischiato in un intrigo internazionale. Il giovane dalle buone speranze e grande volontà riversa ogni forza in una lotta che sembra essere impari e coinvolge alcuni nemici di grande potenza.

Bisogna nuovamente che la storia in questione è un racconto reale e a dire il vero non sapevo niente del tesoro prima della lettura. Alla fine, dopo molte ricerche su internet ho compreso molte più cose riguardo quest’evento che in realtà era di enorme importanza per la Spagna. I nomi all’interno del fumetto sono cambiati, ma è interessante vedere la somiglianza nei volti e in alcuni piccoli particolari che mi hanno sconvolto leggermente. Guillermo Corral avendo vissuto la storia in prima persona ha raccontato ogni dettagli con estrema precisione, ma senza annoiare. La scrittura risulta essere fluida e ben bilanciata sui personaggi e allo stesso tempo c’è spazio per un preciso resoconto degli eventi sia quelli presenti che quelli passati. Alex Ventura è un personaggio che nella sua ingenuità risulta essere molto piacevole, ma sopratutto autentico e probabilmente sarà facile trovare dei punti in comune con lui.

Le matite di Paco Roca invece hanno la solita potenza che va oltre la narrazione. L’artista spagnolo gioca per tutto il tempo con le inquadrature, con i colori e i tempi, creando un’opera che non solo non ha niente in meno ad un film, ma che al contrario dimostra di esserne addirittura superiore. Il tratto cambia con il tono dei personaggi, con il momento della giornata e addirittura con la linea temporale, regalando un quadro variopinto d’immagini capaci di catturare e colpire il lettore.

Quel che è certo è che tra i due autori si sente una certa alchimia, che permette poi alla storia di essere cosi leggera nonostante un tema un po’ pesante. Si tratta inoltre forse dell’unica opera che racconta i fatti del tesoro e di come anche gli americano possono perdere legalmente su tutti i fronti. Non mancano ovviamente le parti romanzate, che però servono a smorzare un po’ la narrazione lineare e dare quel brio che tutti desideriamo vedere a un certo punto.

Sull'autore

Rostislav Kovalskiy

Un non troppo giovane appassionato di tutto quel che ruota attorno alla cultura POP. Vivo con la passione nel sangue e come direbbe Hideo Kojima "Il 70% del mio corpo è fatto di film".